Nel Trevigiano è il radicchio di primavera per eccellenza. Di un verde delicato, tenero, croccante, fa capolino negli orti, nei prati, sotto i filari di viti, ai margini dei campi, lungo rive baciate dal sole; assicura che l’inverno è alle spalle e che presto tutto fiorirà.
Verdòn o radicio da cortèl. E’ conosciuto soprattutto con il termine dialettale veneto “verdòn”, verdone, per il verde intenso delle foglie più esterne. Per come si presenta, un bocciolo sbocciato, è chiamato anche la rosa o rosetta verde di primavera o più semplicemente “radicio da cortèl” (radicchio da coltello) perché viene raccolto recidendo il fittone con un colpo deciso di coltello. Le foglie esterne del grumolo sono di un verde deciso, mentre il cuoricino va dal verde bianco al verde giallo. E’ il padre umile della grande famiglia dei radicchi diventati gli ortaggi principi delle tavole invernali.
Un radicchio molto quotato sul mercato. Legato alla vita agricola tradizionale e considerato poco più di un’erbetta spontanea, era stato quasi dimenticato. E’ tornato alla grande negli ultimi anni, festeggiato in importanti appuntamenti, valorizzato dalla cucina che si ispira ai buoni piatti di una volta, ricercato da chi ama le buone cose naturali. Ed è molto quotato sul mercato: un prodotto di nicchia che, pur di gustarlo, si è disposti a pagare caro. Un ortaggio, stando ai suoi cultori, che ha del miracoloso, come tutti i buoni frutti della terra: si sostiene che contenga più proteine della carne e dei fagioli, che sia più ricco di potassio, di calcio e di ferro degli asparagi e spinaci, che sia ideale per diete equilibrate. In questa azione di riscoperta ha avuto, storicamente, un ruolo importante Tiziano Spigariol, un cultore delle buone cose di ieri e di oggi, uno fantasioso interprete della civiltà rurale veneta con la sua “Congrega del tabàro”, (il vecchio tabarro portato dai contadini veneti).
La coltivazione del radicchio “verdòn da cortèl” è in crescita su tutto il territorio attorno a Treviso. Numeri sempre piccoli, ma significativi. Viene seminato a spaglio sul finire dell’estate ed è raccolto ai primi segni di primavera. Tollera bene il freddo: resiste ai meno 4, meno 5 gradi. E’ mangiato prevalente crudo, condito con un buon filo di olio, aceto e sale. Uno sfizio per chi ama la tradizione è l’impiego di lardo sfrigolato con il quale viene quasi scottato: così è sempre stato gustato dai contadini veneti. Con la “rosetta verde” oggi si arricchiscono piatti, si preparano ricette innovative, si fanno rassegne gastronomiche. L’ortaggio rustico è impiegato per dolci, formaggi, grappe, marmellate, salse.
(Fonte: ortoveneto.it)
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