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Buono e salutare, il Broccolo fiolaro di Creazzo (VI) tiene banco fino a febbraio

campo di broccolo fiolaro in alta collina a Creazzo (foto Alessandro Bedin)

(di Marina Meneguzzi, vice presidente Argav) Croccante e dolce al palato, in cottura ha un odore meno invasivo rispetto alle altre brassicacee, famiglia a cui appartengono verze, cavoli, broccoli e rape, ma come esse è ricco di proprietà nutritive: è il Broccolo fiolaro di Creazzo, località in provincia di Vicenza che si estende sia in pianura che in collina (max 200 metri slm). La cittadina in epoca romana fu un importante centro commerciale, trovandosi lunga la via Postumia, strada consolare che attraversava la pianura padana per collegare il porto di Genova a quello di Aquileia.

Salutare e versatile in cucina. Grazie al consigliere Alessandro Bedin, lo scorso 12 gennaio i soci Argav hanno avuto l’occasione di visitare dei campi di coltivazione della rinomata coltura invernale vicentina, riconosciuta Prodotto Agroalimentare Tradizionale dal 1998 ed insignita della De.Co. (Denominazione Comunale). Il Broccolo fiolaro deriva il nome dalla presenza dei “fioi“, i germogli più teneri che, insieme alle foglie giovani, rappresentano la parte più appetibile da consumare. Se ne può avere un  assaggio alla sagra, giunta alla 19a edizione, in corso a Creazzo fino al 21 gennaio, che offre ogni sera numerosi piatti in cui il versatile ortaggio è protagonista.

Claudio Meggiolaro, a Creazzo storico coltivare di broccolo fiolaro (foto Alessandro Bedin)

Negli anni Sessanta del secolo scorso veniva portato al mercato confezionato in ‘sacare’, coroncine che le donne intrecciavano con i rami di salice. Oggi, invece, il Broccolo fiolaro viene commercializzato in pratiche cassette. Accompagnati da Beatrice Girardello e Maria Pia Cattani, rispettivamente presidente ed ex presidente della pro loco di Creazzo, promotrice della sagra (per info 331-9628356), siamo saliti nella parte alta del paese per incontrare Claudio Meggiolaro, storico coltivatore dell’ortaggio, che ci ha portati a visitare un campo. E’ proprio nella zona collinare (Rivella, Beccodoro, Rampa) che crescono i migliori esemplari della pianta (nome scientifico Brassica oleracea convar. botrytis var. italica), grazie al clima più mite e secco rispetto alla pianura, nonché ai terreni, lievemente pendenti, esposti a Sud, ricchi di sorgenti naturali e costituiti da terre calcaree bianche di tipo lomoso-sabbioso, che conferiscono al broccolo il giusto equilibrio tra sostanze azotate ed organiche. Ha raccontato Meggiolaro: “Quella del Broccolo fiolaro a Creazzo è una coltivazione antica, segnalata fin dall”800, in passato ha rappresentato una voce importante per la nostra economia, oggi è mercato di nicchia che coinvolge piccoli coltivatori ed una grande azienda, la produzione è destinata al mercato locale e alla ristorazione. E’ una pianta rustica che non necessita di grande cure e che ha una buona resa, quest’anno la produzione dovrebbe assestarsi sui 200 q per circa 500/600 mila piante presenti, nel prezzo (circa 6 euro al kg per i fioi) la spesa che incide di più è la manodopera, in quanto l’ortaggio viene raccolto a mano”.

soci Argav nel campo di Broccolo fiolaro (foto Alessandro Bedin)

Coltivazione. La semente, che ogni coltivatore produce in proprio operando una selezione nel periodo di fioritura ad aprile, viene sparsa nel semenzaio dopo la metà di giugno per produrre le piantine da trapianto che, raggiunti i 10 cm, vengono trapiantate  in campo ad agosto, quindi innaffiate per 3-4 volte, il mattino o la sera, per farle attecchire. A un mese dal trapianto viene applicata una sarchiatura e una leggera concimazione naturale. A novembre, verso la fine del mese, dopo le prime gelate i primi broccoli sono pronti per la raccolta che si protrae per tutto il periodo invernale, fino a febbraio.

I giovani fiolari del colle presenti con un banco vendita alla sagra del broccolo fiolaro (foto Marina Meneguzzi)

Giovani fiolari. Nel corso della visita abbiamo incontrato anche dei coltivatori ventenni, “I giovani fiolari del colle“. La loro attività è sorta nel 2013 su iniziativa di Alberto Maccagnan (347-2882530), perito agrario, e dell’amico Edoardo Longo (340-1408117). Raccontano: “Abbiamo recuperato dei terreni di famiglia incolti da oltre vent’anni ed oggi siamo riusciti a creare una squadra giovane e determinata che lavora con passione da inizio estate a fine inverno e si indentifica in un prodotto del territorio che nasce e cresce al naturale, con coltivazioni biodinamiche. Con un preavviso di 24/48 ore consegnamo il prodotto fresco direttamente a ristoranti (tra cui lo stellato La Peca di Lonigo) e a privati su richiesta”.

Daniela Patella Scola Bedin davanti alla limonaia nel brolo di Villa Scola Camerini (foto Marina Meneguzzi)

esterno villa Scola Camerini di Creazzo (foto Marina Meneguzzi)

autoritratto di Maria Scola Camerini (foto Marina Meneguzzi)

da sx, Beatrice Girardello, presidente pro loco Creazzo, insieme ai soci Argav nel Palazzo del Colle, sede comunale di rappresentanza

Non solo broccoli. Nelle colline intorno al paese di Creazzo “vecchio”, oltre ai campi di broccoli ci sono numerose ville storiche. Tra queste, Villa Scola Camerini, denominata “il Castello”, non aperta al pubblico, di cui abbiamo visto l’esterno con una guida d’eccezione, Daniela Patella Scola Bedin. Il complesso originario risale al XV secolo, ma di quell’epoca è rimasto ben poco, alcune finestre nella parte a Nord. Rimaneggiato nel Seicento (portico) e nel Settecento (statue), oggi rappresenta uno dei maggiori esempi dell’architettura eclettica vicentina della seconda metà del secolo scorso. La nostra guida ci ha narrato anche l’affascinante storia della contessa scultrice Maria Camerini, di origine polesana e sposata Scola, che visse tra fine Ottocento e inizio Novecento e che ha finemente ritratto la cerchia familiare e amicale (tra cui il poeta e scrittore Antonio Fogazzaro) fermandone le espressioni nei busti in bronzo e in gesso che oggi danno vita a una bella collezione privata. L’estro artistico della contessa spaziava anche nella pittura, sua la copia della pala tiepolesca dell’Immacolata da lei donata alla parrocchiale di Sant’Ulderico (990, rimaneggiata più volte nel corso del ‘400, ‘600 e ‘800) di Creazzo, che custodisce anche una bella pala d’altare del XVI secolo attribuita a Francesco e Girolamo Da Ponte, detto Bassano, e che è incorniciata da un poco comune marmo azzurro iraniano. Caratteristico anche Palazzo del Colle, ex sede municipale di Creazzo, di recente restaurato, in cui trova spazio l’ufficio postale e la sede di rappresentanza comunale in cui vengono celebrati matrimoni di rito civile, allestite mostre ed organizzati eventi.

 

Una Risposta

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