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A Medaglino San Vitale (PD) aperto il museo della canapa

Particolare museo canapa

Fino alla seconda metà del secolo scorso la canapa era una coltivazione assai diffusa nella Bassa Padovana e ora, a Megliadino San Vitale, in provincia di Padova, un museo ne celebra la storia proprio mentre l’agricoltura riscopre questa pianta dai mille usi. Nato da un’idea dell’associazione “Il Ponte” e con l’appoggio dell’amministrazione comunale il museo della canapa raccoglie preziose testimonianze, dagli strumenti agli oggetti della vita quotidiana, di un passato in cui l’uso della canapa era rilevante per tutto il territorio del Montagnanese.

Il museo è allestito nella sala polivalente alla pineta comunale di via 28 Aprile. E un vero e proprio ecomuseo, parte del progetto #tuttamialacittà: le azioni di rigenerazione urbana del Volontariato per le comunità locali di Cavv-Csv di Venezia. L’iniziativa è finanziata dal Comitato di Gestione del Fondo Speciale Regionale per il Volontariato del Veneto. Al taglio del nastro, c’era il sindaco Silvia Mizzon insieme ai partner dell’iniziativa e agli agricoltori di Coldiretti Padova impegnati attivamente nel recupero della coltivazione della canapa insieme ad alcuni imprenditori. Con loro, Arianna Lazzarini, deputato nonché sindaco di Pozzonovo, Albero Zannol, dirigente della sezione agroalimentare della Regione Veneto e Anita Filippi dell’Associazione “Il Ponte” che si occupata dell’allestimento del museo.

Una pianta versatile. Il museo, aperto al pubblico,  effettua ricerche sulle testimonianze materiali, le acquisisce, le conserva e le espone per promuovere la coltura della canapa anche oggi perché dalla sua lavorazione non si producono solo fibre tessili ma anche farine, olio, prodotti cosmetici, materie prime biodegradabili e molto altro ancora. A questo proposito Coldiretti Padova da anni sta lavorando con un affiatato pool di imprenditori agricoli della zona, in particolare giovani, alla costruzione di una filiera della canapa dal seme ad uno dei tanti prodotti finiti che si ottengono da questa pianta. Una coltivazione, questa, che ben si adatta anche ai cambiamenti climatici degli ultimi anni, non teme la siccità e non richiede numerosi trattamenti. Inoltre, le radici di questa pianta favoriscono la bonifica del terreno perché sono in grado di asportare e trasformare gli elementi inquinanti. Per sfruttarne le potenzialità è necessario costruire una filiera produttiva che consenta anche di ottimizzare i costi di produzione, ha spiegato Paolo Roncon, responsabile ambiente e filiere innovative di Coldiretti Padova: “Con gli agricoltori interessati stiamo lavorando a soluzione che permettano lo sviluppo tecnologico di impianti mobili per la separazione della fibra dal canapulo, per abbattere i costi di lavorazione e favorire l’impiego della materia prima nella bioedilizia e nel settore tessile. La canapa è ideale per la produzione di alimenti e cosmetici, di semilavorati per le industrie e attività artigianali, di materiale organico per bioingegneria e bioedilizia, per la fitodepurazione, coltivazione per attività didattiche e di ricerca, coltivazioni destinate al florovivaismo e usi energetici per autoproduzione. La fibra di canapa può essere usata inoltre nel calzaturiero, nella pelletteria e nella produzione di accessori. Più controverso è l’aspetto che riguarda l’uso delle inflorescenze. La legge 242 infatti non nomina le infiorescenze ma neppure  ne vieta l’utilizzo. Questo fatto ha creato un ambiguità nell’interpretazione della norma dando vita al fenomeno della “cannabis light”, con tutte le contraddizioni del caso. Qualcosa si sta muovendo comunque: nel 2021 l’Ufficio Centrale Stupefacenti della Direzione Generale dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico ha rilasciato le prime autorizzazioni alla coltivazione di Cannabis Sativa da sementi certificate di varietà consentite dalla normativa europea, per la fornitura di foglie e infiorescenze  a officine farmaceutiche autorizzate. Pertanto l’azienda agricola che intenda chiedere l’autorizzazione alla coltivazione deve necessariamente stipulare  un accordo di conferimento del materiale vegetale di partenza, vale a dire foglie e infiorescenze”.

Formazione. Coldiretti ha promosso anche uno specifico percorso formativo per gli agricoltori già impegnati nella coltivazione della canapa o interessati ad intraprendere anche questa strada. “Non un semplice ritorno al passato, – ha aggiunto in conclusione Massimo Bressan,  presidente di Coldiretti Padova- , ma la riscoperta sotto una nuova luce e con una maggiore consapevolezza di una coltivazione che può essere valorizzata sopratutto grazie alle nuove tecniche di coltivazione, all’innovazione tecnologica e ai nuovi sbocchi produttivi. C’è la possibilità di sfruttare il valore aggiunto che ci offre questa coltivazione, finora in gran parte inespresso. Dobbiamo sviluppare proprio il business, attraverso la rete d’impresa fra i produttori interessati. Oltre alle questioni legali dobbiamo lavorare anche al superamento della burocrazia per le imprese“. Prospettive approfondite da due imprenditori presenti all’inaugurazione, Maurizio Poloni, che ha affrontato gli aspetti relativi alla produzione in campo edilizio, e Michele Ruffin, attraverso esempi concreti di utilizzo della canapa nel calzaturiero, nella pelletteria e accessori. Lo storico Gian Antonio Lucca e la docente Alessandra Mistrello hanno ripercorso le vicende storiche della coltivazione della canapa. Nel museo della canapa si possono trovare gli strumenti del mestiere come la gramola, i pettini, la mulinello, il telaio e sono esposte le testimonianze vissute di tutto ciò che riguardava il trattamento di questa fibra naturale, dalle sementi al prodotto finito, dalle matasse alla realizzazione di cordame, tappeti, biancheria. Inoltre sono esposti i pannelli dove si ripercorrono le varie fasi della lavorazione della canapa.

Fonte: Servizio stampa Coldiretti Padova

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