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30 marzo 2023, con un incontro aperto al pubblico, il microcredito apre a Padova. A sostenere il progetto anche la rete Wigwam, presieduta dal socio Argav Efrem Tassinato, coordinatore della presentazione.

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Venerdì 30 marzo 2023 alle 11:00, in un incontro pubblico presso l’ufficio della Delegazione di Padova dell’Istituto Nazionale dei Revisori Legali, sarà presentato lo Sportello informativo sul Microcredito che sarà attivato a Padova in piazzetta Modin n. 11. All’iniziativa, sostenuta anche da Rete Wigwam, presieduta dal socio Argav Efrem Tassinato, che modererà l’incontro, interverranno Roberto Marta e Marco Paoluzi per l’Ente Nazionale per il Microcredito, ente pubblico  non economico che si occupa di promozione, indirizzo, agevolazione, valutazione e monitoraggio degli strumenti microfinanziari, il delegato di Padova Roberto Adami e il presidente dell’Istituto Nazionale dei Revisori Legali, Ciriaco Monetta; Elena Appiani, International Director Lions 2021-2023; Luigi Sposato, presidente Eurointerim S.p.a.; i direttori di zona della BCC Roma Michela Basso, Mirco Galiazzo ed Emanuele Formiconi. Flavio Zelco a nome dell’UCID – Unione Cattolica Imprenditori e Dirigenti; Maresca Drigo, governatore del Distretto 108 Ta3 Lions. Per ulteriori informazioni scrivere a roberto.adami@studioadami.com oppure chiamare al numero 340 7899174.

Microcredito, strumento dalle radici antiche di grande attualità. Il microcredito nasce verso la fine degli anni ’70 del secolo scorso ed il suo esempio più noto è rappresentato dall’encomiabile lavoro compiuto da Muhammad Yunus in Bangladesh con la sua Grameen Bank. Concedendo piccoli prestiti a donne e famiglie che non avevano accesso al mercato del credito, Yunus ha sostenuto la rinascita e lo sviluppo di molte attività economiche. L’impegno di quest’uomo è stato riconosciuto a livello mondiale e gli è valsa l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace nel 2006. Va anche ricordato che, nell’entroterra veneto, era molto diffusa fino a qualche decennio fa la Cassa Peòta, una forma di risparmio popolare (si faceva, cioè, musina ) che consentiva, tra l’altro, anche di dare piccoli prestiti ai soci per le loro necessità,  da restituire di norma in cinque-sei mesi con un piccolo interesse, in rate settimanali.

Il microcredito consiste nell’erogazione di un piccolo prestito concesso sulla fiducia e senza garanzie reali a persone escluse dal sistema bancario tradizionale. Il finanziamento è finalizzato prevalentemente alla realizzazione di piccole attività di impresa od al consolidamento di attività già esistenti. I programmi di microcredito investono sul valore della persona, sulle sue capacità e sulla sua utilità personale e mirano alla sua autonomizzazione economica e finanziaria.  Il microcredito non è solo uno strumento innovativo per lo sviluppo economico, ma un vero e proprio processo sociale che identifica una filiera produttiva in cui i due soggetti principali (erogatore e prenditore), cooperando con tutti gli altri soggetti presenti nella filiera, sviluppano una relazione di lungo periodo, basata sulla fiducia ed in relazione stretta con la comunità di appartenenza – in grado di (ri)generare le risorse impiegate e nuovo capitale sociale. Il microcredito si è dimostrato un importante strumento economico, dapprima nei Paesi in via di sviluppo e poi anche nei Paesi industrializzati, grazie alla sua capacità di rappresentare un’alternativa significativa alla crescente domanda di credito, sia di carattere sociale, sia per finalità produttive.

La recente diffusione in Italia di programmi regionali di microcredito, orientati all’inclusione finanziaria e sociale delle categorie più svantaggiate, conferma una fiducia istituzionale circa l’efficacia del microcredito come misura contro la povertà. Allo stesso tempo, il Microcredito rappresenta anche un’interessante strategia creditizia. L’offerta, integrata di servizi di assistenza e di monitoraggio, con particolare attenzione alla validità e alla sostenibilità del progetto, che accompagnano il soggetto beneficiario del prestito per tutta la durata del finanziamento, dalla fase pre-erogazione a quella post-erogazione, consentono l’avvio e la sopravvivenza di piccole realtà imprenditoriali considerate a rischio di emarginazione secondo la logica produttiva di mercato.

A chi è rivolto. Lo strumento del microcredito, nella forma di “microcredito imprenditoriale”, si rivolge a tutti coloro che intendono avviare o potenziare un’attività di microimpresa o di lavoro autonomo e/o che hanno difficoltà di accesso al credito bancario, quali lavoratori autonomi titolari di partita IVA da non più di 5 anni e con massimo cinque dipendenti, imprese individuali titolari di partita IVA da non più di 5 anni e con massimo cinque dipendenti, società di persone, società tra professionisti, s.r.l. semplificate e società cooperative, titolari di partita IVA da non più di 5 anni e con massimo 10 dipendenti.

Chi fosse interessato al finanziamento deve recarsi in una delle banche convenzionate con l’Ente Nazionale per il Microcredito (tra cui BCC Roma) e presentare la richiesta. Da quel momento, verrà assistito gratuitamente da un tutor di microcredito, aiutandolo innanzitutto a capire se l’idea imprenditoriale sia realizzabile. Poi lo stesso tutor sarà il punto di riferimento per la realizzazione dell’idea imprenditoriale e per chiarire eventuali dubbi.

Caratteristiche del finanziamento di microcredito. Si tratta di un mutuo chirografario, della durata massima di 84 mesi, incluso un eventuale periodo di preammortamento, per un importo massimo di € 40.000,00, che possono diventare € 50.000,00 se le ultime 6 rate pregresse sono state pagate e se lo sviluppo del progetto finanziato risulta in linea con il raggiungimento dei risultati previsti. L’operazione beneficerà di garanzia pubblica del Fondo di garanzia per le PMI (80% dell’importo finanziato).

Fonte: Servizio comunicazione rete Wigwam

Dal Trentino, un esempio con le mele di bioeconomia circolare, interpretazione di un nuovo concetto economico in risposta alla crisi

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Un contesto difficile e segnato dalle incertezze, quello che le aziende agricole stanno affrontando con costi delle materie prime in continuo aumento, costi di produzione alle stelle e mercati difficili. Senza contare l’impatto degli eventi climatici sempre più frequenti e veementi, basti pensare che dall’inizio dell’anno gli eventi estremi fra nubifragi, bombe d’acqua, grandinate, bufere di vento e tornado che hanno provocato danni e vittime sono cresciuti del +42% rispetto allo scorso anno, con il 2022 che si classifica, peraltro, fino ad ora in Italia, come il più caldo di sempre, con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado (+0,96 °C) rispetto alla media storica, ma si registrano anche precipitazioni ridotte di 1/3 anche se più violente secondo Isac Cnr.

Non da meno il fenomeno dello spreco che porta a “buttare” mediamente un terzo della produzione lungo la filiera e nel processo di consumo. Nasce in questo contesto il partenariato europeo per l’innovazione SMS Green, del quale Co.Di.Pr.A. è capofila e vede la collaborazione di Agriduemila Hub Innovation, Fondazione Edmund Mach e Melinda. L’investimento convinto in innovazione di prodotto e di sistema è da sempre un elemento altamente qualificante per il nostro settore. Per questo Co.Di.Pr.A. ha promosso questo nuovo progetto nell’ambito dei Partenariati Europei per l’Innovazione (P.E.I.), che vede al centro il concetto di bioeconomia circolare che sarà sicuramene traino di innovazione e crescita sostenibile del nostro territorio.

Il progetto si pone l’obiettivo di dare nuova vita alle mele danneggiate irreparabilmente dagli eventi atmosferici e al marco mela esaurito, ossia il residuo esausto della produzione dei trasformati di mela, trasformandoli in un fertilizzante organico con proprietà ammendanti, a chilometro zero, che arricchisca e nutra il nostro prezioso suolo senza asportare ulteriori risorse prime, valorizzando al contempo dei prodotti attualmente considerati scarti, a ridotto valore aggiunto e dalla minima marginalità per l’agricoltore. La produzione di fertilizzanti dal recupero dei materiali organici di scarto della filiera potrà essere una risposta fondamentale per il raggiungimento di una adeguata capacità di autoproduzione interna e per interrompere la dipendenza dall’estero quanto ai fertilizzanti, che oggi mette a dura a prova le imprese per l’impennata straordinaria dei prezzi dovuta all’attuale contesto geopolitico. L’ulteriore valorizzazione del prodotto di scarto potrebbe permettere di riconoscere ai produttori agricoli una compensazione superiore delle “mele da industria” con il risultato, da un lato, di ottenere un ricavato complessivo non inferiore al consueto e dall’altro permettere una facilitazione nell’individuazione della capacità assicurativa, attraverso lo sviluppo di innovative soluzioni di gestione del rischio.

Dichiarazioni. “Tutto ciò – spiega Giovanni Menapace, presidente di Co.Di.Pr.A. – contribuisce positivamente a raggiungere un equilibrio economico-finanziario di lungo termine per le imprese agricole, stabilizzando le entrate e garantendo dei proventi di vendita anche nel caso in cui la produzione fosse fortemente compromessa da danni conseguenti a eventi avversi e/o da fitopatie”. “Oltre alle migliori prestazioni e stabilità reddituale – evidenzia Marica Sartori, direttore di Co.Di.Pr.A. – questo potrebbe produrre ulteriori effetti e ricadute positive sugli agricoltori, in quanto verrebbero applicati costi assicurativi ridotti grazie all’innescarsi di meccanismi virtuosi. Meccanismi virtuosi, quelli della bioeconomia circolare, che mirano a ridurre a 360° gradi gli effetti economici negativi sulle imprese derivante dall’aumento sproporzionato dei costi di produzione”. Il progetto avrà, quindi, numerosi impatti sull’intero comparto agricolo trentino e nazionale, per quanto riguarda sia il fronte assicurativo sia in termini di sostenibilità ed efficienza del sistema produttivo. “È necessario favorire una razionalizzazione delle soluzioni di gestione del rischio e, conseguentemente, un efficientamento della spesa pubblica – sottolinea Andrea Berti, amministratore delegato di Agriduemila Hub Innovation e direttore di Asnacodi Italia – Siamo costantemente al lavoro per portare ulteriori sviluppi nella direzione dell’innovazione, sfruttando le potenzialità delle tecnologie, ad esempio utilizzando rilievi satellitari, implementando tecnologie di machine learning e intelligenza artificiale, sempre con l’obiettivo principe di valorizzare e tutelare il lavoro degli agricoltori. Una gestione del rischio che è evoluta nel tempo fino ad arrivare ad implementare strumenti per la stabilizzazione del reddito aziendale deve necessariamente sviluppare sinergie con la filiera e questi processi di bioeconomia circolare vanno sicuramente incentivati e sostenuti.” “Si tratta di una sfida importante quella che si pone il progetto SMS Green – racconta Silvia Silvestri, responsabile dell’Unità Bioeconomia del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach – con tutto il nostro staff e grazie alle tecnologie che disponiamo siamo già all’opera per caratterizzare i prodotti di scarto, valutarne le capacità fertilizzanti e misurarne gli effetti al suolo”. “Per noi è importante e fondamentale – spiega Luca Lovatti, responsabile ricerca e sviluppo di Melinda – riuscire a trovare soluzioni sostenibili sia da un punto di vista ambientale, sia sociale che economico. Infatti, è già da tempo che abbiamo intrapreso un percorso votato alla sostenibilità che hanno già dato risultati tangibili, come l’impego dei packaging compostabili, gli studi sulla carbon footprint. Questo progetto aiuterà ulteriormente a trovare risposte per una economia sostenibile incentrata su prodotti e processi di eccellenza e valorizzazione di ambiente e territorio”.

Fonte: servizio stampa Co.Di.Pr.A.

Studio Confartigianato Imprese Veneto: per la prima volta da 50 anni a questa parte, in Veneto le città crescono più del territorio. Per evitare il rischio “marginalità periferica”, bisogna ripartire dalle Comunità.

da sx Agostino Bonomo, presidente Confartigianato Imprese Veneto e Fabrizio Stelluto, presidente Argav

(di Marina Meneguzzi, vice presidente Argav) Un amante del territorio. Mai definizione fu più appropriata – e la si deve a Bruno Barel, il giurista che ha contribuito alla stesura della legge quadro sul consumo del suolo approvata dalla regione Veneto a maggio 2017 – per descrivere Agostino Bonomo, asiaghese di origine, presidente di Confartigianato Imprese Veneto (sorta nel 1947, 24 sedi nel territorio), da noi insignito nel 2018 con il premio Argav e che abbiamo re-incontrato, come tradizione vuole, in occasione dell’assemblea associativa primaverile lo scorso 15 giugno nella sede di Confartigianato a Vicenza.

Sergio Maset

Una fiorente attività di ricerca condotta dall’associazione. Con lui, sabato scorso c’era il ricercatore Sergio Maset, co-autore insieme a Roberto Cavallo, Luca Della Lucia, Federico Della Puppa, Stefano Micelli, Antonella Pinzauti, Michele Polesana ed Ermete Realacci, della pubblicazione “Ripartire dalle comunità per una crescita sostenibile” che Confartigianato Veneto ha portato all’attenzione dei candidati Amministratori e di tutti i comuni in occasione delle ultime Amministrative. Sfogliandolo, ci si rende conto della preziosità dei contenuti, di grande interesse per qualsiasi amministratore pubblico che abbia a cuore il bene comune.

L’incontro è partito con un confronto sulle trasformazioni del territorio veneto a partire dall’analisi dei flussi residenziali e, sorpresa! Il dato di tendenza è, che per la prima volta da 50 anni a questa parte, i capoluoghi comunali crescono più del territorio. La popolazione, infatti, tende a seguire lo sviluppo economico e questo sta avvenendo in città. Altro punto dolente, non nuovo a dire il vero: viviamo in una società più vecchia e con meno giovani. Il problema, però, non è tanto che ci sia l’invecchiamento, ma che non crescano i giovani, anzi, la proiezione al 2030 dà un’ulteriore decrescita in fatto di presenza giovanile. La sfida, allora, secondo i nostri relatori è di immaginare quali elementi di attrattività si possono mettere in campo per rendere più omogeneo il territorio, città e periferia; bisogna interrogarsi e rispondere a come non essere periferici, dove periferico non sta per non essere centrici bensì non contemporanei, marginali in un mondo sempre più globalizzato.

Realtà da valorizzare. “Dobbiamo voler bene alle nostre aziende e dar loro il giusto valore – ha detto Bonomo -. Chi sapeva, ad esempio, che a Velo d’Astico, un paese da cui non si passa comunemente a meno che non ci si debba proprio andare, ci fosse un’azienda come la Forgital, società storica fondata nel 1873 dalla famiglia Spezzapria, con proiezione internazionale, specializzata nella produzione di anelli forgiati, laminati in acciaio e altre leghe speciali per i settori aerospaziale e industriale? Ebbene, a saperlo è stato un fondo d’investimento americano, che l’ha acquistata a maggio scorso per un miliardo“.

I fenomeni sociali, demografici, economici e ambientali in atto pongono oggi una sfida di innovazione agli enti locali. Ma ecco un estratto dello scritto di Maset: “Passato da 2 a 5 milioni di abitanti dal 1871 ad oggi (+150%), il Veneto ha vissuto diverse fasi, dalla urbanizzazione al policentrismo alla immigrazione sino a ritorno della centralità delle città. Oggi 4 milioni di persone (79%) abitano nell’area centrale da Verona a Venezia dove lavora l’82% degli occupati (1,4 milioni). La contrazione nel numero di micro imprese manifatturiere ha comportato anche una riduzione della dispersione dei posti di lavoro sul territorio che si era osservata nei decenni scorsi, e una tendenza alla concentrazione in alcuni addensamenti produttivi. Il lascito di quella stagione è fatto anche di un consistente numero di capannoni spesso al di fuori di zone industriali significative e meglio collegate. C’è poi un problema di spopolamento e di Comuni piccoli: il 52,7% ha visto ridurre la popolazione residente negli ultimi 8 anni – il 77,9% di quelli nelle due fasce esterne del bellunese e bassa padovana, Rovigo -, il 50,8% ha meno di 5mila abitanti ed ospitano il 14,7% della popolazione mentre l’1% di Comuni con più di 50mila abitanti il 20%. Da un lato i comuni di dimensione minore rischiano un ulteriore processo di marginalizzazione, a seguito dei processi di invecchiamento della popolazione; dall’altro la fascia centrale della regione sembra avviata a un processo di densificazione che comporta, se non ben governata, un’accentuazione di fenomeni quali il consumo di suolo, il traffico automobilistico e una mobilità delle persone crescente all’interno delle aree urbane. Sono processi che evidentemente richiedono e richiederanno uno sforzo di progettualità tra e con le amministrazioni locali, chiamate più che in passato a collaborare tra loro perché i fenomeni in atto attraversano e superano i confini amministrativi e perché trovarvi risposte efficaci richiede una riorganizzazione dell’agire amministrativo. La direzione da perseguire è dunque quella di guardare alla gestione associata dei servizi al cittadino da realizzare in bacini di dimensione inizialmente almeno mandamentale, a partire dai 50 mila abitanti (guardando alla esperienza francese delle comunità di agglomerazione), incardinati intorno ai poli urbani locali”.

Superare la frammentazione decisionale è la chiave di volta. Ha aggiunto Bonomo: “Le tendenze demografiche e i nuovi addensamenti occupazionali pongono problemi inediti per la realtà dei comuni veneti. Anziché indugiare sull’allarmismo, Confartigianato Imprese Veneto ha analizzato la situazione in chiave di “crescita sostenibile” proponendo piste di lavoro che i comuni sono chiamati a valutare e condividere anche valorizzando lo strumento dell’associazionismo. Superare la frammentazione decisionale è la chiave di volta, dobbiamo ripartire dalle comunità per una crescita sostenibile. Denatalità e ambiente richiedono una stagione di intensa e attrezzata collaborazione tra comuni che deve declinarsi su 4 linee: governo del territorio con un coordinamento terzo riprendendo il ruolo delle Province, di aggregazione sui servizi complessi ai cittadini per attrarre giovani e famiglie e aiutare gli anziani, lavorare sulla macchina amministrativa, grazie anche al digitale, per una diminuzione dei costi pro capite senza rinunciare alla rapidità e sburocratizzazione del regime autorizzativo ed infine collaborare per monitorare i bandi UE ed essere da stimolo per partenariati territoriali che intercettino fonti di finanziamento”.

Radicchio di Chioggia, insalata di Lusia, aglio del Polesine, cozza di Scardovari e riso del Delta, c’è una “Strada” nel futuro delle eccellenze Dop e Igt?

3-Radicchio e birra in Polesine.ridAnche il Radicchio di Chioggia IGP protagonista degli incontri con giornalisti di testate tedesche, austriache, olandesi, danesi, svizzere e russe, che sono stati per alcuni giorni ospiti in Polesine per conoscere la variegata offerta di turismo, produzioni agricole e gastronomia che si possono godere immersi nelle bellezze naturali del Delta del Po. Un’iniziativa, promossa e realizzata da ConSviPo (Consorzio Sviluppo del Polesine) dall’8 all’11 luglio 2014, che fa seguito ad un analogo educational-tour di fine maggio dedicato alla stampa nazionale.

Cinque eccellenze gastronomiche del Polesine. Quattro giorni di full-immersion tra workshop e visite guidate a ville, abbazie, santuari, attraverso percorsi rurali, ciclabili e fluviali, nella terra dei grandi fiumi, toccando con mano il territorio di produzione dei cinque prodotti a marchio DOP e IGP coltivati totalmente o in parte in Polesine: il Radicchio di Chioggia IGP, l’Insalata di Lusia IGP, l’Aglio Bianco Polesano DOP, la Cozza di Scardovari DOP e il Riso del Delta IGP. Prodotti tipici con una storia più che centenaria, che la delegazione straniera ha potuto così conoscere da vicino, apprezzandone le qualità organolettiche, e apprendendo caratteristiche e specificità dei terreni, delle acque e dei vari sistemi produttivi. Ai diversi workshop, nei quali i responsabili dei Consorzi di Tutela hanno spiegato il ruolo e le attività di ciascun organismo e risposto alle domande dei giornalisti, sono seguiti gustosi “incontri” con la cucina tipica di vari ristoranti che sapientemente hanno valorizzato le specificità territoriali.

Radicchio Igp-Presidente Boscolo

Giuseppe Boscolo Palo

Offerta territoriale strutturata. «Queste iniziative sono utilissime per la promozione dei nostri prodotti tipici e del territorio nel suo complesso – ha affermato Giuseppe Boscolo Palo, presidente del Consorzio di Tutela del Radicchio di Chioggia IGP – e ringrazio pertanto il Consorzio Sviluppo del Polesine per l’opportunità che ci è stata data. L’interesse mostrato dai giornalisti, italiani e stranieri, dimostra che è necessario creare un’offerta territoriale strutturata, per far sì che il Radicchio di Chioggia IGP sia “vissuto” pienamente da tutte le componenti economiche dell’area geografica tutelata. Ritengo che la costituzione della Strada del Radicchio di Chioggia possa essere la risposta adeguata».

(Fonte: Consorzio Tutela Radicchio di Chioggia IGP)

GAL del Veneto, ridimensionati i tagli regionali inizialmente previsti nel PSR 2014-2020

mappa_gal_4Lo scorso 8 luglio il Consiglio regionale del Veneto ha approvato il Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020, già adottato dalla Giunta ad inizio giugno e che verrà ora inviato alla Commissione europea per la sua definitiva approvazione. Il PSR approvato dal Consiglio regionale ha accolto, almeno in parte, le istanze dei GAL del Veneto, supportate in primis dai loro soci, garantendo la presenza di almeno un GAL per provincia e la prosecuzione delle loro attività anche nelle aree di pianura,  evitando di disperdere i risultati sino ad oggi raggiunti.

Rimangono 9 GAL (da 14), aree di intervento: montagna, Polesine e aree di pianura ad agricoltura intensiva. Rispetto alla versione proposta dalla Giunta, il testo approvato dal Consiglio, infatti, prevede un parziale allargamento degli ambiti territoriali di intervento dei Gruppi di Azione Locale, che potranno perciò attivare le specifiche strategie di sviluppo locale non solo nelle aree D e C del Veneto (montagna e Polesine), ma anche nelle aree B di pianura (ad agricoltura intensiva specializzata). Va precisato che rispetto all’assetto del periodo 2007 – 2013 il testo approvato prevede comunque un ridimensionamento dei comuni di area B su cui si potrà intervenire, passando da 179 ad un massimo di 123, con una conseguente riduzione del numero dei GAL che da 14 scendono ad un massimo di 9.  Le risorse complessive messe a disposizione delle politiche e strategie dei GAL per i prossimi sette anni ammontano a circa 74 milioni di euro, pari al 6% dell’intera dotazione finanziaria del PSR 2014 – 2020 (1 miliardo e 184 milioni di euro), con una riduzione rispetto agli attuali 100 milioni di euro destinati ai GAL per il periodo 2007 – 2013.

Meno burocrazia. Una volta trasmesso a Bruxelles, la Commissione avrà 6 mesi di tempo per presentare le sue osservazioni e quindi approvare il testo definitivo entro l’inizio del 2015. Il GAL del Veneto auspicano che ora, in fase di definizione delle specifiche condizioni applicative, si preveda una semplificazione dell’iter procedurale per l’attivazione delle misure previste dai PSL, garantendo il rispetto dei compiti assegnati ai GAL dai Regolamenti comunitari, ed un iter più snello per l’accesso ai fondi da parte dei soggetti beneficiari.

(Fonte: Gal del Veneto)

15 luglio 2014, a Lusia (RO), si parla di come riconvertire le aziende orticole in crisi con il turismo rurale nel convegno “Dalla coltura degli orti alla cultura dell’accoglienza”

10524253_804909029542829_5374543408130723279_oOraginizzata e promossa dalla Pro Loco e dall’Accademia delle Verdure dell’Adige, con il supporto dell’Amministrazione comunale, martedì 15 luglio alle ore 19,00, presso la struttura Palaeventi in piazza a Lusia (RO), si terrà il convegno sul turismo rurale “Dalla coltura degli orti alla cultura dell’accoglienza“.
Ricollocare le piccole aziende orticole in crisi per la globalizzazione. Nell’incontro, a cui parteciperà in veste di relatore principale Stefano Barbieri di Veneto Agricoltura, si parlerà anche di orticoltura sociale e sarà occasione per avviare uno studio di fattibilità volto alla ricollocazione di molte piccole aziende orticole di Lusia attualmente in crisi a causa del mercato globalizzato. Si parlerà inoltre dell’opportunità di utilizzare finanziamenti finalizzati a convertire l’azienda agricola a usi diversi dalla produzione. Maggiori info: Renato Maggiolo,  336 794014 oppure mymag@tin.it
(Fonte: Accademia delle Verdure dell’Adige)

Voglia di fare gli agricoltori? Un’opportunità arriva da “Job in country”, portale dell’occupazione in campagna di Coldiretti

job in countryDebutto in Veneto del portale Coldiretti per chi cerca e offre lavoro in campagna. Presentato ieri a Mestre (VE),  si chiama “JOB IN COUNTRY” e parte già con cento iscritti che vorrebbero fare i potatori, prendersi cura degli animali, aiutare in agriturismo, assistere gli anziani o i diversamente abili, fare l’agritata o semplicemente raccogliere frutta, verdura, oppure fare solo uno stage.

magrini2A livello nazionale, in una settimana il sito ha avuto diecimila contatti. A fianco a loro una serie di  altrettante imprese che necessitano di manodopera, di consulenti, di collaboratori. “Realtà che potranno incrociarsi – ha spiegato Romano Magrini, capo area sindacale della Confederazione – grazie agli sportelli dell’associazione presenti sul territorio. Sono tante e insolite le richieste di occupazione nel settore – ha continuato Magrini –  a livello nazionale in una sola settimana di attività google ha contato diecimila contatti, segno di un’economia sempre più green a cui si rivolgono le nuove generazioni che riscoprono il primario per gli investimenti personali e professionali diventando imprenditori ma anche coadiuvanti d’azienda”.

La situazione in Veneto. Il comparto agroalimentare  nel primo trimestre del 2014 ha registrato un trend positivo nelle assunzioni con circa +14.000 rapporti professionali instaurati e un saldo  nello stesso trimestre di + 9.300 contratti al netto delle cessazioni ( fonte Veneto Lavoro). L’attenzione di Coldiretti è rivolta anche ai Paesi dell’Est attraverso una stretta alleanza con le ambasciate presso le quali si svolgono percorsi formativi per introdurre in Italia ingressi mirati. E’ il caso della Moldavia connessa in internet per l’occasione per un saluto oltre confine da parte di una sessantina di utenti in attesa di impiego. Da segnalare, comunque, l’entusiasmo con cui i giovani italiani si approcciano alla fatica dei campi come Matteo Sottana di Mogliano Veneto (TV), diplomato in biotecnologia, che insiste nella ricerca di fare esperienza diretta nell’orticoltura, spazio in cui ha potuto già manifestare le sue capacità grazie ad uno stage in fattoria durante lo scorso inverno. “La mia difficoltà – ha spiegato – è consegnare il curriculum vitae porta a porta. Devo addentrarmi in stradine e perdermi lungo le capezzagne per raggiungere il mio obiettivo. Ben venga un sito dove si intrecciano le richieste in una videata vigilata da Coldiretti”.

Io voglio fare l’agricoltore! E’ stato proprio lui ad inserire il suo sogno on line sotto gli occhi di tutti compresi quelli dell’assessore regionale competente Elena Donazzan e del rappresentante della direzione del Ministero del Lavoro, Roberto Parrella. Interessante anche l’intervento di Giovanni Bardini, neo laureato in agraria, appassionato di zootecnia che dopo un corso di formazione promosso da Coldiretti ha trovato il suo posto in un allevamento di capre in Friuli. “Ho tutto l’occorrente per fare il consulente – ha detto al microfono – ma io voglio fare l’agricoltore e sto imparando i segreti di questo mestiere, spesso rivelati col contagocce. Non nego però il grande potenziale della relazione, della sussidarietà, della disponibilità del mondo contadino che mi ha incoraggiato a continuare”. “Piccole storie piene di talento e speranza in questo nord est che non molla” – ha commentato il presidente di Coldiretti Giorgio Piazza ricordando la fuga dei cervelli all’estero e le famiglie, anche rurali, costrette ad accettare questo distacco. “In un quadro di trasparenza e legalità – ha concluso il direttore Pietro Piccioni – poniamo le basi per costruire una banca dati costantemente aggiornata che aiuti il dialogo tra disoccupati, operatori e datori, impiegando strumenti moderni comprese le applicazioni d’avanguardia sui cellulari affinchè l’attrazione per i campi non sia considerata solo una moda ma una vera scelta di vita per tutti quelli che la vogliono intraprendere”.

(Fonte: Coldiretti Veneto)

Taglio regionale Gal del Veneto, l’Anci Veneto si schiera contro

mappa_gal_4La Regione Veneto è in procinto di approvare i Programmi regionali 2014 – 2020, finanziati con quasi 2,5 miliardi di euro provenienti dalla Comunità Europea, che sosterranno le strategie di sviluppo che la Regione intende attivare nei prossimi sette anni.

Anci, “al territorio riconosciuta maggior responsabilità”. Ritenendo che la Regione del Veneto non possa perdere questa opportunità o sottovalutarne la portata, il Direttivo di Presidenza dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Veneto ha approvato all’unanimità un documento che sarà inviato al presidente della Regione Luca Zaia, ai membri della Giunta regionale, al èresidente del Consiglio Regionale Clodovaldo Ruffato e ai capigruppo consigliari. Nel documento il Direttivo dell’ANCI sollecita un reale decentramento delle risorse, affidando ai territori, ai quali va riconosciuta una maggiore responsabilità, i fondi necessari per definire le azioni più idonee per uno sviluppo locale. Nel documento, inoltre, viene ribadita la necessità che le strategie di sviluppo locale possano essere attivate attraverso una efficace integrazione dei fondi strutturali messi a disposizione dalla Comunità europea. La posizione dell’ANCI fa eco a quanto condiviso anche dagli altri Soci dei GAL del Veneto, riunitisi in assemblea lo scorso 19 maggio a Padova, che hanno evidenziato come un taglio dei GAL sarebbe un grave passo indietro rispetto al processo di sviluppo auspicato dall’Europa.

(Fonte: Coordinamento Gal del Veneto)

Riduzione Irap 10% per il settore agricolo, niente Imu sui fabbricati rurali

Imu1Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che il decreto legge “Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale – Per un’Italia coraggiosa e semplice”, approvato lo scorso 18 aprile dal Consiglio dei Ministri, non contiene la reintroduzione dell’Imu sui fabbricati rurali ad uso strumentale.

Le misure a favore dell’agricoltura. Sono state inoltre salvaguardate le agevolazioni per il gasolio agricolo, l’esenzione IRES per le cooperative agricole e di piccola pesca e il regime speciale dell’IVA per le imprese agricole. Il decreto contiene una rimodulazione della base imponibile per i terreni montani e collinari e una correzione fiscale sulla produzione di energie rinnovabili da imprese agricole. Infine, un importante taglio del cuneo fiscale per il settore agricolo deriva dalla riduzione dell’aliquota IRAP del 10%.

(Fonte: Ministero Politiche agricole alimentari e forestali)

Regione Veneto, agricoltura, bando di 60 milioni per giovani imprenditori e investimenti aziendali, 15 milioni per le imprese montane, domande entro fine maggio e fine giugno 2014

Giovani agricoltoriE’ pronto il Bando che nel Veneto mette a disposizione risorse per 60 milioni di euro complessivi con l’obiettivo di insediare giovani under 40 come titolari di nuove azienda agricole (scadenza 30 maggio) e supportare l’ammodernamento di strutture aziendali esistenti (scadenza 30 giugno). Lo ha adottato nei giorni scorsi la giunta regionale, su proposta dell’assessore all’agricoltura Franco Manzato. Il provvedimento passa ora all’esame della competente commissione consiliare prima della definitiva approvazione.

A seconda degli interventi richiesti, domande da presentatre entro fine maggio o entro fine giugno. Il provvedimento, come ha spiegato l’assessore, risponde all’esigenza di favorire il ricambio generazionale in un settore che è strategico, crea lavoro, ricchezza, immagine e qualità, è ai primi posti per export nazionale. Dell’investimento disponibile, è previsto che 30 milioni siano destinate alle “start-up” agricole, mentre gli altri 30 milioni serviranno per gli investimenti capaci di rafforzare le strutture imprenditoriali già operative, anche di proprietà dei meno giovani. Questo risultato è stato ottenuto grazie ad un intenso lavoro del Dipartimento agricoltura e sviluppo rurale della Regione – ha fatto presente l’assessore – che ha saputo ottimizzare al meglio le possibilità esistenti in questo periodo di passaggio dal vecchio al nuovo Programma di Sviluppo Rurale, utilizzando i “Regolamenti transitori” per continuare comunque ad emanare bandi, senza attendere la definizione formale della futura programmazione”.

Aziende montane. “Per ciascuno dei due campi d’intervento previsti – ha sottolineato l’assessore – 7 milioni e mezzo, per un totale di 15 milioni, saranno indirizzati alle aziende della montagna. La proposta di Bando fa riferimento alla misura 112 “Insediamento di giovani agricoltori” del PSR 2007-2013. Tale strumento di programmazione individua, per gli agricoltori under 40 che si insediano a capo di un’azienda, la possibilità di accedere a una serie di strumenti in grado di sostenere e sviluppare le capacità imprenditoriali professionali. Attraverso la cosiddetta “progettazione integrata”, per il “Pacchetto Giovani”  è prevista l’attivazione contemporanea di più misure del PSR, coordinate e rese coerenti al progetto nel Piano aziendale. Tra queste, ci sono la misura 121, azione PGB “Ammodernamento delle aziende agricole” che consente di intervenire nella ristrutturazione aziendale, la misura 111 azione 3 “Interventi di formazione individuale in azienda” e la misura 114 azione 1 “Servizi di consulenza agricola rivolti agli imprenditori agricoli”. Per la misura 121 “Ammodernamento delle aziende agricole” è prevista anche la domanda singola, quindi al di fuori della progettazione integrata del Pacchetto Giovani, con una riserva di 7,5 milioni per la montagna.

(Fonte: Regione Veneto)