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Partita la raccolta delle fragole, qualità e prezzi buoni. Nel Basso ed Est Veronese, l’80 per cento della produzione veneta. In Polesine, coltura emergente.

fragole venete

Tornano le “rosse” del Veneto, con una qualità eccellente e una buona quantità. Il freddo non ha frenato la maturazione delle fragole, consentendo nei giorni scorsi la partenza regolare nel Basso ed Est Veronese, dove si concentra l’80 per cento della produzione regionale, così come nelle campagne del resto del Veneto. La domanda di prodotto sul mercato c’è, ma le note dolenti, come accade da qualche anno, giungono dal fronte della manodopera, che è carente.

Veneto al momento in vantaggio rispetto a sud Italia, Spagna e Olanda. “L’inizio della raccolta è in linea con gli altri anni e le temperature fresche stanno favorendo una maturazione equilibrata e graduale delle fragole – spiega Damiano Valerio, azienda a Raldon, referente per il prodotto di Confagricoltura Verona -. I frutti sono grandi e dolci, le varietà richieste sono la Clery, molto apprezzata dai Paesi nordici, la saporita Sibilla e l’Anthea. Molte aziende coltivano anche varietà rifiorenti come l’Elsanta, che andranno avanti fino a fine giugno. Abbiamo fatto passi da gigante sul fronte qualitativo. Utilizziamo agrofarmaci a basso impatto ambientale, che ci consentono di avere un prodotto a residuo quasi pari a zero, come attestano le analisi di cui siamo in possesso. Il mercato sta andando bene. Siamo avvantaggiati dai problemi legati al meteo sia del Sud Italia che della Spagna, che stanno producendo meno fragole rispetto ai loro standard. Anche l’Olanda è in ritardo, in quanto, data l’impennata dei costi energetici, tanti produttori hanno deciso di posticipare il periodo della coltivazione in serra”.

I prezzi per ora sono soddisfacenti, con le fragole vendute tra i 4 e i 5 euro al chilo. “È ancora presto per sapere quanto prenderemo noi produttori, ma non dovremo andare sotto ai 2,5 euro al chilo per avere una redditività in linea con le scorse annate – dice Valerio -. I costi degli imballaggi sono aumentati del 40 per cento tra nylon, cassette, cestelli, vaschette e vassoi. E abbiamo il problema dell’approvvigionamento, perché la guerra in Ucraina ha creato squilibri sul mercato e il reperimento della plastica è difficoltoso. Inoltre dobbiamo mettere nel conto il gasolio agricolo e i concimi. Infine, registriamo le consuete carenze di braccianti. Le aziende frutticole si sono attrezzate con operai romeni, indiani e pakistani, ma a breve la raccolta entrerà nel vivo e avremo necessità di manodopera, che non sarà facile reperire”.

In Polesine, coltura emergente. Dalla provincia di Rovigo una voce positiva è quella di Sofia Michieli, giovane produttrice di Confagricoltura, che ha creato una serra con un innovativo sistema fuori suolo, che razionalizza l’acqua, migliora la qualità del lavoro e consente di raddoppiare la produzione. Ogni anno sono 400 i quintali raccolti, da aprile a novembre, grazie a varietà rifiorenti che garantiscono frutti anche in autunno. “Abbiamo iniziato a raccogliere il 25 aprile e siamo fiduciosi, perché i frutti sono molto belli e non ci sono stati danni da gelate. In Polesine quella delle fragole è una coltura emergente, ma che sta appassionando molte aziende perché ci sono possibilità di crescita e sviluppo. Noi coltiviamo i frutti in regime di lotta integrata, con mezzi di lotta biologica e lancio degli insetti utili e abbiamo molti altri progetti per diventare sempre più sostenibili, ad esempio razionalizzando l’utilizzo dell’acqua. Non abbiamo risentito dei costi energetici perché le nostre serre non sono riscaldate e illuminate, e neppure del rincaro della plastica perché non la usiamo. La pandemia e il conflitto ucraino hanno creato molta incertezza sul mercato, ma l’anno scorso è stato soddisfacente per i prezzi e ci auguriamo che questo non sia da meno”.

In Italia sono 4.100 gli ettari coltivati a fragole, di cui 2.600 al Sud concentrati soprattutto tra Basilicata e Campania. In Veneto la superficie investita è di 360 ettari, concentrati per l’80% nella provincia di Verona, che conta circa 290 ettari e una raccolta annua di 50.000 quintali di prodotto.

Fonte: Servizio stampa Confagricoltura Veneto

Polesine, noccioli sotto i riflettori

Compie un anno il noccioleto sperimentale dell’azienda pilota  “Sasse Rami” di Veneto Agricoltura a Ceregnano (Ro). Con le fioriture arrivano anche i primi attesissimi dati che aiuteranno a capire se la coltura del nocciolo può essere una interessante alternativa per gli agricoltori polesani.

Nei giorni scorsi sono iniziati i primi rilievi sulle fioriture delle piante del noccioleto. Le osservazioni e i rilievi forniranno ai tecnici dell’Agenzia regionale preziosi dati per valutare l’adattabilità del nocciolo nell’area polesana, zona priva di storicità per quanto riguarda la corilicoltura, ovvero la coltura del nocciolo. Obiettivo di questo progetto sperimentale è proprio quello di individuare le varietà più adeguate per il Polesine, la tipologia di piante più vantaggiosa (piante da pollone, da innesto, micropropagate) e le tecniche di coltivazione da utilizzare (forma di allevamento, potatura, controllo dei parassiti, ecc.).

Le varietà. Sotto il profilo tecnico, va ricordato che le varietà messe a dimora a Ceregnano sono la Tonda Giffoni, Tonda Romana, Tonda Francescana®, Tonda Gentile delle Langhe; mentre le varietà impollinatrici sono la Camponica e Nocchione. L’impollinazione nel nocciolo è quasi esclusivamente anemofila (polline trasportato dal vento) e pertanto l’elevata umidità nel periodo di fioritura, in questi areali, potrebbe costituire un problema. Per questo è importante precedere fin dal primo anno con i rilievi, in corso in questi giorni.

Dalle prime osservazioni effettuate dai tecnici di Veneto Agricoltura risulta che, tra le varietà impollinatrici, la Nocchione è quella che al momento presenta il maggior numero di fiori maschili (amenti) ed è ben dotata di fiori femminili; la varietà Camponica, invece, presenta uno scarso numero di fiori maschili e una dotazione sufficiente di fiori femminili. La Tonda Giffoni sembra essere la più precoce, mentre la varietà Tonda Francescana® si colloca, per epoca di fioritura, poco prima della Tonda Romana, che pertanto risulta essere la più tardiva. Discorso a parte merita la Tonda Gentile delle Langhe che sembra collocarsi tra la Tonda Francescana® e la Tonda Romana ma, in ogni parcella sperimentale, mostra essere in grande difficoltà, con piante disomogenee, fiori maschili spesso rinsecchiti, scarsi fiori femminili e alcune piante che addirittura non hanno attecchito e sono morte. Va comunque ricordato che le piante del noccioleto sperimentale di Ceregnano sono molto giovani. L’impianto è stato costituito infatti tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo del 2020 e proprio per questo i primi dati rilevati dovranno essere verificati in futuro.

Fonte: Servizio stampa Veneto Agricoltura

Produzione mele e pere 2020 in ripresa, anche se in calo rispetto al 2018

Maturazione pere Abate

Annata con dato positivo per la produzione di pere e di mele nel 2020. Le stime di produzioni delle colturesono state diffuse all’incontro “Mele e pere 2020. Previsioni produttive e situazioni di mercato” organizzato da Coldiretti Verona in collaborazione con il Comune di Zevio al Parco della Rimembranza al Castello di Zevio.

Ad aprire i lavori è stato Gabriele Bottacini, vice sindaco del Comune di Zevio. A seguire sono intervenuti Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela ed Elisa Macchi direttore del C.S.O di Ferrara. Durante la conferenza, moderata da Giorgio Girardi, capo area Ortofrutta di Coldiretti Verona, è stata illustrata la proposta di certificazione della Dop mela del Veneto e di Verona da parte di Stefano Faedo, presidente dell’Associazione Assofrutta Veneto, promotrice dell’iter di certificazione. Le conclusioni sono state di Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Verona.

Minori danni cimice asiatica. “La frutta veronese sta vivendo da anni una serie di difficoltà per ragioni climatiche e per problemi fitosanitari. Quest’anno si registra un aumento di produzione di mele e pere di ottima qualità e pezzatura rispetto all’anno scorso anche per i minori danni da cimice asiatica in forza anche del progetto di monitoraggio avviato nel 2020 da Coldiretti Verona nell’area melo-pero. Pur registrando in questa stagione produzioni maggiori al 2019, c’è un calo a doppia cifra rispetto al 2018. In particolare, per le mele a livello italiano c’è stato una flessione del -10% rispetto a due anni fa e a livello europeo la Polonia, maggiore produttore, registra una diminuzione di circa il 30% rispetto alle annate trascorse”, ha precisato Daniele Salvagno che ha aggiunto: “L’ottima qualità del frutti veronesi e la scarsità prefigurano un’annata positiva anche per i prezzi ai produttori, che devono difendere il valore del prodotti contro le speculazioni del mercato”.

La mela è la primatista dei consumi di frutta in Italia con una durata maggiore rispetto ad altra frutta, facili da conservare ma anche ricchi di proprietà nutrizionali e con molteplici possibilità di utilizzo. La raccolta in Italia è partita in anticipo con una produzione in calo (-1%) rispetto allo scorso anno per un totale che supera i 2 miliardi di chili nel 2020 per quello che è il frutto più consumato nel nostro Paese. E’ quanto emerge dai dati diffusi da Alessandro Dalpiaz della campagna di raccolta e commercializzazione. L’Italia si classifica così al secondo posto tra i paesi produttori dell’Unione Europea dove la raccolta totale è stimata in 10,7 milioni di tonnellate con in testa la Polonia che registra un aumento della produzione del 17% per un totale di 3,4 milioni di tonnellate mentre al terzo posto si piazza la Francia con circa 1,4 milioni di tonnellate (-13%). Valori ben inferiori al 2018 e alle annate precedenti.

Il Veneto, secondo Coldiretti, fa registrare un progresso del 3% con 179.334 tonnellate, produzioni in crescita rispetto al 2019, su circa 6mila ettari in cui si coltivano un po’ tutte le varietà in commercio: dalle Golden alle Gala, dalle Red Delicious alle Fuji fino alle Granny Smith  con consumi in crescita fra il 18% e il 23% con un trend in aumento pure per i trasformati come i succhi. Nella provincia veronese gli ettari coltivati alla melicoltura sono 4.621 con una produzione per il 2020 stimata in circa 140.000 tonnellate in crescita del 3% rispetto al 2019 ma in calo del – 15% rispetto al 2018 e annate precedenti. “A livello nazionale – ha evidenziato Elisa Macchi, direttore del CSO, Centro servizi ortofrutticoli, di Ferrara – le previsioni parlano di una produzione di 642.417 tonnellate di pere, +77% rispetto al 2019”, ricordato come annus horribilis per varie ragioni: climatiche causa gelo primaverile e cimice asiatica. Il danno economico totale dello scorso anno è stimato sui 267,4 milioni di euro nel Nord Italia, di cui 34,2 in Veneto, con perdite anche di occupazione sia nella fase produttiva che di post raccolta e relativo indotto. “Nel corso del 2019/2020 l’Italia – ha continuato Macchi – ha esportato il 20% del totale del prodotto, in lieve calo rispetto alle annate precedenti. Il 92% del prodotto è diretto nei Paesi UE28.”.

In Veneto la situazione produttiva prevede 70.289 tonnellate di pere, +156% rispetto al 2019 ma in calo dell’11% rispetto alla media produttiva 2015-2018. Si registra -3% circa il calo delle superfici produttive sul 2019 e di -9% sul 2018. Più penalizzate la qualità Conference, rispetto ad Abate e Kaiser mentre è più stabile la William. Nella provincia veronese su 1435 ettari circa coltivati a pere su circa 2957 ettari regionali, la produzione è stimata in circa 28mila tonnellate. Le superfici di William sono stabili rispetto allo storico, quelle di Conference sono in calo del -9% rispetto al 2019 anche per le rese, le superfici produttive di Abate sono – 5% ma buoni i rendimenti. A livello europeo è prevista una ripresa delle produzioni con 2.199.000 tonnellate, +12% sul 2019 ma -4% sulla media 2015-2018.

Mela del Veneto Dop. Coldiretti Verona, tramite l’Associazione Ortofrutta Veneta, ha predisposto i disciplinari di produzione per la Mela del Veneto DOP, chiedendone la certificazione. L’iter della procedura di riconoscimento prevede, dopo una serie di verifiche, la trasmissione della domanda da parte del Ministero alla Commissione dell’Unione Europea.“Vogliamo dare maggiore valorizzazione alle nostre colture per aprire nuovi mercati e dare ai produttori il giusto riconoscimento economico tropo spesso mortificato dalle produzioni a basso prezzo di paesi stranieri”, ha evidenziato Stefano Faedo, presidente dell’Associazione Ortofrutta Veneta che aggiunge “Prima della presentazione delle domande, sono stati realizzati numerosi incontri nella provincia veronese coinvolgendo produttori, amministratori comunali e vari attori della filiera. Le azioni future saranno l’organizzazione di tavoli di discussione per coordinare e creare strategia per l’offerta di prodotto”.

Fonte: Servizio stampa Coldiretti Verona

Piccoli frutti, grandi soddisfazioni per gli agricoltori

More, lamponi, mirtilli, ribes. I profumi e i colori dei piccoli frutti, ricchi di antiossidanti e di vitamine, stanno guadagnando sempre più spazio nei negozi di frutta e nei supermercati, acquisendo di conseguenza una crescente importanza nel settore dell’agricoltura.

In Veneto molti frutticoltori si stanno lanciando nella coltivazione, trovando soddisfazione sia nelle rese che nella redditività. La superficie dei piccoli frutti regionale è passata infatti dai 137 ettari del 2015 ai 182 ettari del 2017, con una produzione salita da 19.632 a circa 22.000 quintali (dati elaborati da Veneto Agricoltura).

Prezzi molto buoni. “Molti fragolicoltori hanno iniziato a diversificare la produzione coltivando piccoli frutti”, spiega Andrea Foroni, presidente della sezione frutticoltori di Confagricoltura Veneto. “Le fragole, dal 2006, hanno subito un tonfo sul mercato a causa dell’agguerrita concorrenza, che negli ultimi anni è soprattutto spagnola. Il clima, inoltre, non aiuta. Quest’anno, a causa della stagione partita in ritardo, non siamo neppure riusciti a sfruttare l’anticipo climatico con la Germania, che si è quindi arrangiata con il proprio prodotto nazionale. Perciò molti di noi stanno orientandosi verso altre colture. Piccoli frutti sono una di queste. I prezzi sono molto buoni. Le more, che quest’anno erano partite in sordina, sotto i 4 euro, sono arrivate a toccare i 5 euro il chilo e ora si sono assestate a 4,5, a fronte di un costo di produzione di 3 euro. Con i lamponi si è saliti a 7 euro il chilo, scesi ora a 6, mentre con i mirtilli si va intorno ai 7 euro a fronte di un costo di produzione di 4 euro”.

Mirtillo re dei piccoli frutti in Veneto. Il clima quest’anno è stato favorevole, con una primavera senza gelate e un buon andamento di precipitazioni, contribuendo all’alta qualità dei frutti. La concorrenza, oltre che dal Nord Europa, è soprattutto spagnola, ma quest’anno lì il clima sfavorevole ha generato un tonfo della produzione, favorendo la produzione nostrana. Bastano modeste porzioni di terreno e un investimento ridotto per arrivare a una buona produzione. In un ettaro di terreno si possono piantare 3.000 piante di mirtilli, che fruttano circa 12.000 chili di prodotto. È per questo che proprio il mirtillo si rivela in Veneto il re dei piccoli frutti, con una superficie passata dagli 81 ettari del 2015 ai 105,5 del 2017, con una produzione di 11.480 quintali. Al secondo posto il lampone, con 40 ettari di estensione (il doppio rispetto al 2015) e 5.668 quintali di produzione, seguito dalle more con circa 28 ettari di superficie (24 nel 2015) e 3.745 quintali. Circa 10 ettari la superficie tra ribes rosso e ribes nero, che si sta affacciando timidamente nelle campagne venete.

A detenere il primato nella coltivazione dei piccoli frutti è Verona (oltre 18.000 quintali di raccolta, più della metà di mirtilli), seguita da Belluno (1.200 quintali, di cui la metà a mirtilli), Padova (804 quintali, in crescita lamponi e mirtilli), Treviso (766 quintali, prevalenza di lamponi e more) e Vicenza (500 quintali, con prevalenza di lamponi), mentre a Venezia e Rovigo i valori sono ad oggi irrilevanti (dati di Veneto Agricoltura).

Fonte: Servizio stampa Veneto Agricoltura

Noci da frutto, comparto minacciato dal “mal d’inchiostro” e da un batterio che colpisce radici e colletto delle piante. Attiviato un progetto di ricerca per individuare piante resistenti e fitotrattamenti.

Con 332 produttori e 1.050 ettari di superficie dedicata alla nocicoltura, il Veneto è la prima regione in Italia per produzione di noci da frutto. Ma il comparto è minacciato da una nuova patologia, la Phitophthora. Il batterio-killer, che colpisce radici e colletto delle piante, è in grado di distruggere un intero impianto nell’arco di 2-3 anni, specie se veicolato da acqua di superficie e cattivo drenaggio. A risultarne colpiti sono in particolare i noceti di Treviso e quelli di Rovigo che, con le due relative organizzazioni di produttori (Il Noceto e Nogalba), rappresentano il ‘core business’ del fatturato veneto, pari a circa 15 milioni di euro.

Il progetto di ricerca. La Regione Veneto, insieme al CREA (Consiglio per la ricerca agricola e l’analisi dell’economia agraria), al Centro Nazionale Ricerche e all’Istituto di Biologia Agroalimentare e forestale, ha promosso e sta sostenendo un progetto di ricerca pluriennale, a vasto spettro, rivolto a selezionare le piante resistenti a tali avversità e ad individuare i fitotrattamenti più idonei per gli impianti già esistenti. Il progetto di ricerca, è stato condiviso anche dalle altre regioni interessate, approvato su scala nazionale dalla Commissione per le Politiche Agricole e gode del finanziamento ministeriale. Obiettivo del piano è selezionare porta-innesti resistenti alla Phitophthora e individuare i marcatori molecolari da impiegare in campo vivaistico per la selezione precoce di genotipi resistenti o tolleranti al nuovo agente patogeno, nonchè al già noto ‘mal d’inchiostro’ che colpisce in particolare il fusto. La Regione Veneto ha costituito uno specifico tavolo ortofrutticolo regionale insieme alle organizzazioni dei produttori per impostare un piano organico di ricerca, tutela e valorizzazione della nocicoltura.

Fonte: Servizio Stampa Regione Veneto

 

Frutticoltura, a Bolzano si studiano nuove tecnologie per ottimizzare lo stoccaggio

Sviluppare e ottimizzare le tecnologie di stoccaggio della frutta: questo l’obiettivo di uno studio discusso nei giorni scorsi presso il Centro di sperimentazione Laimburg (BZ), che illustra le principali novità della ricerca e dello sviluppo tecnologico in questo settore.

Tra coltivazione e consumo, un terzo dei prodotti viene perso. Lo stoccaggio svolge un ruolo di rilievo per contenere le perdite di prodotto, aspetto non certo secondario se si considera che circa un terzo dei prodotti alimentari viene meno lungo la catena tra coltivazione e consumo. La causa delle perdite di prodotto durante lo stoccaggio possono essere ricondotte a vari fattori fisiologici, tra i quali condizioni sfavorevoli di sviluppo, meteo, errori nella determinazione temporale del raccolto e fattori legati allo stoccaggio stesso.

Il quoziente di respirazione delle mele. Nell’ambito del progetto di ricerca “StoreWare”, finanziato con il programma europeo Interreg V, vari partner stanno individuando le misure più adeguate per minimizzare le perdite, mentre gli esperti del Centro Laimburg stanno lavorando ad una app denominata “FrudiStor” in grado di individuare i danni alle mele nella fase di stoccaggio. Il Centro Laimburg, inoltre, nel corso di un progetto di ricerca, grazie alle nuove tecnologie ha individuato il livello di criticità riferito al contenuto di ossigeno nelle mele ai fini del loro stoccaggio ottimale, ovvero il quoziente di respirazione. In tal modo è possibile evitare eventuali danni al prodotto. Infatti, se è vero che tramite l’atmosfera dinamica controllata DCA si riduce il contenuto di ossigeno nei frutti rallentandone la maturazione e migliorando così la possibilità di stoccaggio, è anche vero che una riduzione eccessiva di ossigeno può provocare processi di fermentazione.

Il grado di maturazione dei frutti può essere determinato non solo durante lo stoccaggio, ma anche direttamente sul campo coltivato. Tutto ciò grazie ad Harvista, un prodotto in grado di ritardare i tempi del raccolto già largamente in uso negli USA e in America Latina, che attualmente si trova in fase di test in Europa. Prima della messa a disposizione del prodotto nel 2020/21, il Centro Laimburg farà delle prove in modo da fornire ai frutticoltori altoatesini le relative indicazioni d’uso più adeguate. Nel corso del convegno si è parlato, altresì, delle opportunità e dei limiti connessi alla coltivazione in quota delle mele.

Fonte: Provincia Autonoma di Bolzano

14 ottobre 2016, a Vicenza “invasione” di mele nella Biblioteca La Vigna

1522-dsc_0148In virtù delle mostre pomologiche inaugurate dalla Biblioteca tra fine settembre e i primi di ottobre, venerdì 14 ottobre 2016 alle ore 18, nel piano nobile di Casa Gallo – Zaccaria de “La Vigna”, il tema della mela sarà al centro di una Conversazione” attraverso le visioni dell’Arte e del Mito, della Geografia, della Coltura, dell’Alimentazione, della Scienza e della Pomologia.

Interverranno Giovanna Grossato (critico d’arte e giornalista), Viviana Ferrario (docente Iuav e ricercatrice), Giustino Mezzalira (Veneto Agricoltura), Antonio Cantele (Associazione “Opfel on Pira”, Lusiana, VI), Giovanni Moretton (Consorzio PomPrussian” Faller, BL), Fabio Sgreva (Consorzio melo Decio di Belfiore, VR), Davide Nucilla (Gruppo Densiloc “Giardino della memoria fruttale” di Fregona,TV), Mauro Pasquali (Presidente Slow Food Veneto), Alberto Storti (biologo molecolare) e Mario Bagnara (Presidente Biblioteca “La Vigna”).

Mostra e assaggi. A conclusione, il profumo di migliaia di mele storiche di Veneto Agricoltura condurrà all’appartamento scarpiano per vedere la mostra di Margherita Michelazzo con le installazioni site specific sui temi della salvaguardia dell’identità genetica, dell’innovazione e sostenibilità ambientale presentate il primo di ottobre con successo di critica e pubblico. Seguirà un buffet a tema, offerto da Associazioni e Consorzi delle mele storiche, dalla Locanda del gusto, vegana di Corso Fogazzaro, dalla Pasticceria Stra di Dueville (VI) e dal Pastificio Bassani di Cavazzale (VI).

Fonte: Biblioteca Internazionale La Vigna

Internazionalizzazione, sostenibilità e innovazione, gli obiettivi di Fruit&VegSystem, dal 4 al 6 maggio 2016 a Verona

ortofruttaInternazionalizzazione, logistica, packaging, ricerca genetica e informatica, ma anche certificazione del processo e del prodotto e analisi sensoriali per promuovere l’ortofrutta. Sono questi i temi di Fruit&Veg System, la start-up promossa da Veronafiere e Agrifood Consulting, in programma (con ingresso gratuito) da oggi a venerdì 6 maggio a Verona, con focus importanti per favorire la commercializzazione di un comparto come quello dell’ortofrutta, con un fatturato complessivo in Italia di oltre 20 miliardi di euro. Tra i partner della nuova iniziativa CSQA Certificazioni, CSO – Centro Servizi Ortofrutticoli, ENAMA-Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricola e IAM-Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari.

Osservatorio. Insieme al Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Verona, la manifestazione dedicherà una specifica attenzione alle tendenze del mercato e al consumatore. Oggi, alle ore 10, nell’area Agorà del padiglione 1, sarà infatti presentato «Foodchoice Forecast», un osservatorio in grado di prevedere, attraverso le abitudini di acquisto e di consumo, le esigenze del consumatore e del mercato in materia di ortofrutta e di internazionalizzazione.

Una giornata dedicata alla logistica e ai trasporti. Produttori, imprese, enti, consorzi, trasformatori, trader, mondo accademico si confronteranno, invece, giovedì 5 maggio (dalle 10 alle 18, programma sul sito) nel Logistic Day, giornata interamente dedicata alla logistica e ai trasporti, elemento determinante per lo sviluppo della commercializzazione e dell’internazionalizzazione dell’ortofrutta. Dal territorio non mancheranno i casi di successo della piattaforma di Veronamercato (fondamentale polo logistico strategico verso i mercati esteri), del nodo intermodale del Quadrante Europa (primo interporto europeo) e del polo aeroportuale Verona Villafranca-Montichiari, con la sua vocazione al cargo perishable.

Revisione termini embargo Russia in vista? Venerdì 6 maggio, alle ore 10, nell’area Agorà del padiglione 1, è in programma il bilaterale Italia-Russia, grazie alla partnership tra Fruit&Veg System, Eurasiatx ed Eurasian Communication Center. Con una probabile revisione a breve del regime sanzionatorio dell’embargo e una ripresa degli scambi anche nel settore agroalimentare, per l’ortofrutta italiana si riaffaccia l’opportunità di accedere a un mercato comune da 180 milioni di abitanti che, sull’esempio di quello europeo, introdurrà le regole della libera circolazione delle merci tra Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan.

Sostenibilità. A Fruit&Veg System, inoltre, l’ente certificatore CSQA dialogherà con tutti gli attori della filiera (produttori, distributori, trasformatori, fino al consumatore) per definire un modello condiviso di sostenibilità ambientale, economica e sociale per le produzioni ortofrutticole italiane di eccellenza e, più in generale, per quelle del bacino mediterraneo.

Diventare giudice sensoriale. Con la collaborazione del Centro Studi Assaggiatori, Fruit&Veg System ospiterà corsi per la formazione di giudice sensoriale. Lo scopo è quello di comunicare la tradizione, la cultura e la specificità dei prodotti e dei territori da cui proviene l’ortofrutta mediterranea. Alla manifestazione saranno presentati anche casi di eccellenza nelle nuove frontiere della produzione, che privilegiano – accanto alla qualità e alla quantità delle produzioni – gli aspetti nutrizionali.

Fonte: Servizio Stampa Veronafiere

UE: aiuti eccezionali ai produttori di pesche e pesche noci

 

Pesche di Verona IGP

Pesche di Verona IGP

La Commissione europea si sta attivando per adottare misure di sostegno al settore delle pesche e delle pesche noci, in particolare aumentando i volumi di frutta ammissibili per le operazioni di ritiro e di distribuzione gratuita.  Tali settori sono stati dapprima colpiti da condizioni meteorologiche sfavorevoli mentre ora sono sotto pressione a causa del divieto d’importazione sancito dalla Russia.

Nuova PAC, aiuti tempestivi ai settori in sofferenza. Commentando l’iniziativa, il Commissario UE per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Cioloș ha osservato: «A seguito del recente calo dei prezzi sui mercati delle pesche e delle pesche noci occorre intervenire con urgenza per rafforzare il mercato; intendiamo dunque agire immediatamente. Proporrò alla Commissione europea l’adozione di misure immediate con effetto retroattivo, volte a ridurre l’offerta e a promuovere la domanda. Vorrei essere molto chiaro: non esiterò a ricorrere alla nuova e più moderna PAC per fornire aiuti tempestivi, proporzionati e orientati sul mercato; il primo provvedimento adottato oggi rappresenta un segnale della nostra volontà. Stiamo attentamente monitorando i mercati, e se necessario non esiteremo a fare altrettanto per aiutare altri settori dipendenti dalle esportazioni verso la Russia».

Le misure proposte mirano ad aumentare dal 5 % al 10 % la quota dei prodotti di organizzazioni di produttori (OP) ritirati per essere distribuiti gratuitamente. Inoltre, misure di sostegno eccezionali saranno varate anche per i singoli produttori non soci delle OP (pagamento del 50 % del prezzo di ritiro OP), a condizione che siano già in vigore i controlli del caso. Infine, saranno messi a disposizione fondi supplementari per la promozione , nel quadro delle azioni di promozione previste dai programmi operativi delle organizzazioni di produttori (in base alle consuete modalità di cofinanziamento). La decisione formale verrà adottata nelle prossime settimane, ma sarà comunque applicabile retroattivamente con decorrenza dall’11/8/14. Questo passo era già stato discusso la settimana scorsa, ma l’annuncio di restrizioni alle importazioni da parte della Russia, che rischia di aggravare ulteriormente la situazione del mercato, ha accelerato la decisione di intervenire.

Contesto. I principali produttori europei di pesche (produzione annuale UE: 2,4-2,5 milioni di tonnellate) e di pesche noci (1,1-1,2 milioni di tonnellate) sono l’Italia, la Spagna, la Francia e la Grecia. Anche se sul mercato vi è sempre una variabilità stagionale dipendente dalle condizioni meteorologiche, quest’anno è  stato registrato un impatto particolarmente negativo. Le condizioni meteorologiche in primavera e all’inizio dell’estate hanno infatti portato a un aumento della produzione nonché a un anticipo della maturazione: ciò ha causato un marcato aumento della disponibilità di prodotti all’inizio della stagione,  mentre di solito essa è distribuita uniformemente su un periodo di varie settimane. Successivamente il clima inusualmente fresco e umido nei mesi di giugno e luglio ha rallentato i consumi.

Fonte: Rappresentanza in Italia Commissione Europea

 

Raccolta kiwi, siglato l’accordo interprofessionale Ortofrutta Italia, niente date ma parametri più restrittivi

kiwiNovità per le prossime raccolte di kiwi. E’ stato, infatti, convalidato dal consiglio dell’Organismo Interprofessionale Ortofrutta Italia il nuovo accordo interprofessionale del kiwi. L’intesa, a differenza del passato, non fissa date a partire dalle quali iniziare la raccolta, che non sono, peraltro, un parametro di qualità, bensì una condizione utilizzata in qualche accordo privato, ma definisce solo i parametri qualitativi, inalterati rispetto allo scorso anno.

I gradi di maturazione utili per la raccolta. Infatti, rispetto alla norma di commercializzazione Ue, il grado di maturazione minimo per la raccolta passa da 6,2°Brix (norma di commercializzazione Ue) a 6,5°Brix (viene introdotto anche il parametro durezza minima pari a 6,5kg/cm2, non previsto dalla norma Ue), da 9,5°Brix a 10°Brix per la fase di commercializzazione in Italia (con durezza da 2-3,5kg/cm2). Per le spedizioni oltremare e Russia, sono previsti 6,5°Brix (con una durezza 3-5kg/cm2) e per le spedizioni in Europa (UE28 ed extra UE28), 10°Brix (durezza 2-3,5kg/cm2). “La finalità dell’accordo – precisa Giuseppe Ruffini, direttore di Coldiretti Verona – è quella di migliorare la qualità complessiva del kiwi italiano ed il suo gradimento presso i consumatori italiani e non.  La nuova norma utilizza strumenti più oggettivi di prima in cui si fissavano termini temporali troppo variabili con il clima degli ultimi anni”.

A Verona l’80% della produzione regionale. Il kiwi è una coltura importante per la provincia scaligera con 2500 ettari coltivati che producono circa 600.000-700.000 quintali di prodotto per un giro d’affari di 45 milioni di euro per le oltre 1000 aziende agricole più tutto l’indotto. Le zone con la maggiore concentrazione di frutteti si trovano a Valeggio sul Mincio, Villafranca, Mozzecane, Sommacampagna, Sona, Bussolengo. Pescantina e Verona. La provincia di Verona rappresenta quasi l’80%, della produzione regionale che, a sua volta, rappresenta il 13% della produzione nazionale (quarta  Regione italiana). Del resto, l’Italia è il principale produttore a livello mondiale con 24.000 ettari coltivati per una produzione di 460.000 tonnellate (Dati Istat 2010) di cui il 70% esportato prevalentemente nei Paesi UE tra i quali la Germania. “E’ importante – conclude Ruffini – che queste nuove indicazioni siano recepite dai produttori al fine di realizzare a livello provinciale partite omogenee di kiwi da vendere a prezzi performanti. A tal proposito invitiamo gli agricoltori ad attenersi ai nuovi parametri, evitando raccolte precoci che danneggiano l’immagine del prodotto veronese”.

Fonte: Coldiretti Verona