• Informativa per i lettori

    Nel rispetto del provvedimento emanato, in data 8 maggio 2014, dal garante per la protezione dei dati personali, si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie. Per un maggiore approfondimento leggere la sezione Cookie Policy nel menu
  • Post più letti

  • Archivio articoli

La Grande Alluvione in mostra a Rovigo a partire dal 23 ottobre 2021

 

Da una catastrofe può derivare anche qualcosa di positivo? L’interrogativo – non privo di attualità – è alla base della mostra “70 anni dopo. La Grande Alluvione” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e curata da Francesco Jori, in programma a Rovigo a Palazzo Roncale dal 23 ottobre al 31 gennaio prossimi. Ricordare oggi, a settant’anni di distanza, quell’evento è un dovere sociale”, afferma il presidente della Fondazione, Gilberto Muraro. “Non tanto, o non solo, per ripercorre una cronaca che si è fatta storia. Ma per capirne la genesi, ciò che nel tempo ha condotto a quei terribili giorni. Per riflettere, nell’oggi, sull’eterna e disattesa urgenza di rispettare i fiumi e l’ambiente. Ed è anche occasione per capire, mentre i testimoni diretti dell’evento diventano sempre più rari, cosa di esso sia rimasto nel dna personale e sociale dei Polesani, di quelli che hanno continuato a vivere in Polesine e dei Polesani costretti a nascere e crescere altrove. Per i quali la Grande Alluvione è un brano importante della storia familiare, ancora presente ma fatalmente destinato ad evaporare generazione dopo generazione”. Ma – aggiunge il Presidente Muraro – questa mostra intende soprattutto focalizzare come quella tragedia si ripercuota oggi nel tessuto fisico, sociale ed economico del Polesine. Cercando di indagare “cosa”, oltre al ricordo, al dolore, alle tragedie personali e sociali, derivi oggi – 70 anni dopo – da quell’Alluvione. Che certamente “bloccò” un territorio ma che orgogliosamente, grazie anche alle previdenze statali per le aree disagiate e agli aiuti di molti italiani e non solo, ebbe la forza di riprendersi, pur restando estraneo all’esplosione industriale che a partire dagli anni Sessanta mutò il volto di altre province del Veneto”.

“In carenza di un vero sviluppo del comparto industriale”, annota il curatore della mostra Francesco Jori –il Polesine ha puntato su quello agricolo, riqualificandolo e riqualificandosi, dal riso alla orticoltura. Un territorio che ha fatto di un Delta abbandonato e nemico, di una terra di malaria prima e di pellagra poi, una delle più ambite e importanti aree umide d’Europa, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio della Biosfera. Che ha saputo qualificare anche il patrimonio del suo mare, con la mitilicoltura e la pescicoltura di eccellenza. Che da quella tragedia è stato spinto a rispettare, tutelare e valorizzare il suo ambiente. E che ha ricominciato a guardare alla globalizzazione, ricordando di essere stato, per un millennio, quando Adria dava il suo nome ad un mare, uno dei gangli di incontro delle reti commerciali del mondo. In questi 70 anni non sono certo mancati distorsioni ed errori, fisiologico frutto dei tempi e della legittima necessità di lavoro e di benessere. Ma nel suo insieme questo territorio costituisce oggi un patrimonio ambientale e umano altrove perduto. Un patrimonio che consente oggi al Polesine di continuare a pianificare un futuro di qualità”. Foto in alto (un fotoreporter con la sua macchina fotografica cammina nell’acqua durante l’alluvione nelle campagne del Polesine; alle sue spalle in lontananza un operatore con cinepresa, 17 novembre 1951 ©Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo)

Fonte: Servizio stampa 

22 dicembre 2019, a Treviso Toio De Sarvognani, premio Argav 2017, racconta emozioni e lacrime, quelle arrivate con Vaia, nell’evento “Il Cansiglio…e la Luna”

Le meraviglie della Foresta del Cansiglio (BL-TV) e il disastro della tempesta Vaia saranno il filo conduttore del racconto che Toio De Savorgnani, premio Argav 2017 proporrà domenica 22 dicembre alle ore 18:00 sotto la Loggia del Cavalieri, in centro a Treviso. L’alpinista, ambientalista e scrittore vittoriese sarà l’attore principale dell’evento “Il Cansiglio… e la Luna”, e sotto la storica loggia proporrà le emozioni dei giochi di luci e ombre che si creano nella magica storica foresta, oggi gestita da Veneto Agricoltura.

Fonte: Servizio stampa Veneto Agricoltura

Da Mel (BL) ad Asiago (VI), la Grande Guerra ricordata in mostre d’arte, dedicate anche alle recenti calamità naturali che hanno colpito la montagna veneta

Il socio Argav Edoardo Comiotto ci rende partecipi di una bella iniziativa in corso fino al prossimo 30 dicembre nel seicentesco Palazzo delle Contesse di Mel (BL). Si tratta di una trentina di opere in mostra realizzate da 18 artisti che si sono ispirati al libro “Pikadi par an fià – Appesi per un fiato, di cui Comiotto è autore. La collettiva, che gode del patrocinio della provincia di Belluno, del comune di Mel e della pro loco Zumellese, è visitabile il sabato e la domenica dalle ore 9 alle ore 12 e dalle 15 alle 18. Il libro unisce storia e contesto socio-economico fra la fine dell’Ottocento e del Novecento e le vicende della Prima Guerra mondiale. Protagonista un giovane: Giuseppe Belunat, o meglio Bepi come è conosciuto dai suoi compaesani zumellesi, arruolato al Settimo Reggimento Alpini di Belluno. Attraverso la narrazione della sua vita, il lettore ha modo di immergersi in quel mondo ormai lontano nel tempo, ma che ha risvolti e situazioni emozionali tutt’ora presenti in tutti noi.

Una mostra che onora una terra colpita dalle recenti calamità naturali. Ad Asiago (Vi), invece, nel museo Le Carceri, fino al 6 gennaio 2019, si tiene la mostra “Parole e oggetti tra guerra e pace“, offerta gratuitamente da Bruno Zama e Gian Paolo Marchetti, due collezionisti e saggisti emiliano-romagnoli, per testimoniare la loro vicinanza e quella dell’Emilia Romagna alla cittadina dopo la recente calamità naturale della distruzione dei boschi. Realizzata con il patrocinio dell’assessorato al Turismo e Cultura del comune di Asiago, la mostra espone materiale bellico della Grande Guerra riutilizzato per la vita quotidiana e giornali nazionali originali. Curatrice dell’esposizione, la direttrice del museo, Lucia Spolverini, che ha approntato la mostra con la collaborazione delle associazioni “La Gavetta” (del vicentino), la “Squadriglia del Grifo” di Lugo di Romagna e la Cooperativa di solidarietà sociale “Il Faggio” di Asiago.

I collezionisti. Bruno Zama, faentino emigrato a Lugo di Romagna, bancario, colleziona oggetti bellici modificati, trasformati e riusati delle due Guerre Mondiali, studiandoli ha realizzato nel 2012 e 2014 due libri sui riutilizzi bellici. Dopo quei libri-cataloghi anche in Italia si è formato sull’argomento consapevolezza, conoscenza e coscienza ed un mercato di riutilizzi bellici inerti. Gian Paolo Marchetti è di Ferrara, dottore, ricercatore, appassionato della montagna, risulta fra le guide del parco della zona di Asiago, colleziona quotidiani originali dalla prima guerra mondiale e fino agli anni trenta, oltre a realizzare vari splendidi libri sulla Grande Guerra.

La mostra. Per la prima volta insieme, le mostre dei due collezionisti vanno a rappresentare il 1918, ultimo anno di guerra, con rari quotidiani di Gian Paolo Marchetti originali del periodo, ma anche tangibili oggetti bellici, modificati, trasformati e riutilizzati per la vita quotidiana della collezione Bruno Zama. Fra gli oltre 150 reperti di oltre 100 anni fa, spiccano un piccolo crocefisso realizzato da fante italiano in prima linea con il filo spinato, molti oggetti riusati dai soldati al fronte trasformando gavette, gavettini, copri-spolette, bombe a mano, proiettili, bossoli, badili. Oppure da abili agricoltori, o artigiani elmetti trasformati dopo il conflitto in scaldaletto, imbuti, scolapasta, in pale, o svuota letame detti “Stoss” (fra cui uno addirittura utilizzato fino alla sua parziale usura, che fu aggiustato grazie alla latta di una grossa scatola di sardine!) e tanti altri intriganti riutilizzi per la vita quotidiana. Ma anche bossoli in ottone bulinati, o trasformati, come portagioie, borse per l’acqua calda, porta caramelle, vasi di fiori, calamai, schiacciapatate, macinino, alcuni realizzati in prima linea per le esigenze dei soldati, altri son vere opere d’arte, realizzate nel primo dopoguerra da sapienti artigiani. In mostra simbolicamente anche rami e foglie di alberi abbattuti dalle intemperie, inseriti come ornamento nei vasi realizzati riutilizzando e modificando elmetti, o bossoli della Grande Guerra. Miseria che portò proprio alla necessità, per potere vivere, di trasformare gli oggetti bellici per la realizzazione di tali manufatti, riusando ciò che la guerra lasciò abbandonato sui campi di battaglia. Una valenza anche ecologica questa del riuso! Di grande impatto i laboratori didattici e le visite guidate per bambini a cura del museo (dalle 16,30 alle 17,30 del 24-28-30 dicembre 2018 e del 3 gennaio 2019). Orari ingresso mostra: tutti i giorni 10-12.30 e 15,30-18,30, tel. 0424-600255 museolecarceri@gmail.com, previste visite guidate dai curatori la mostra, info su http://www.asiago.to

 

Alla sezione speciale del Premio Internazionale Arte Laguna dedicata alla sostenibilità vince un’artista australiana con un’opera in vetro riciclato. La mostra del Premio è a ingresso gratuito ed è aperta sino all’8 aprile 2018.

Arriva dall’Australia Can you Handle it? (2017) l’opera di Michelle Stewart vincitrice del premio speciale “ARS del vetro”, che il Premio Internazionale Arte Laguna dedica a Arte, Riuso e Sostenibilità, per questa 12^ edizione, insieme a CoReVe il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti e in collaborazione con Cà Foscari Sostenibile dell’Università Ca’ Foscari Venezia.

Vetro riciclato per realizzare le foglie che compongono l’opera. Can you Handle it? (in italiano, puoi tenerlo con le mani?) è un’opera che collega la sostenibilità del materiale scelto ad un profondo messaggio di amore e rispetto per l’ambiente in una forma che colpisce per la sua bellezza e intensità. Il lavoro presenta foglie realizzate con la tecnica pasta di vetro, completamente riciclato ed è composto da duecento i pezzi che vanno da una dimensione di 4 centimetri a 20 e che compongono l’intera opera di oltre due metri di diametro. Questo lavoro di vetro riciclato parla della fragilità del nostro ambiente naturale, che è sotto la costante minaccia dell’impatto umano.

Cos’è il premio “Ars del vetro”. Dal 2015, il Premio Arte Laguna, organizzato dal 2006 dall’associazione culturale (MoCA – Modern Contemporary Art), ha dato vita ad una sezione speciale del concorso dedicata alla Sostenibilità e all’Arte promuovendo quindi una sensibilizzazione del gesto artistico, della creatività nel design e in generale delle arti visive e performative nei confronti delle strategie di Riuso Riduco Riciclo di alcuni materiali. La call for artist lanciata dal premio ha chiamato a raccolta artisti, designer, fotografi, video artisti e performer da tutto il mondo, da cui è nata la scelta per l’opera dell’australiana Michelle Stewart. Tra i temi toccati il consumo e il comportamento voyeuristico che gli esseri umani si accontentano di mantenere.

Premio Arte Laguna. La cerimonia di premiazione si è tenuta lo scorso sabato 17 marzo a Venezia, nelle Nappe dell’Arsenale Nord.”Promuovere e valorizzare l’arte contemporanea in un contesto in trasformazione è la mission del Premio Arte Laguna che da dodici edizioni costruisce e favorisce relazioni nazionali e internazionali in cui dare visibilità e opportunità artistiche ai finalisti del premio – ha affermato nell’occasione Igor Zanti, presidente di Giuria del Premio fin dalla prima edizione – mantenendo un costante legame con il periodo di grande trasformazione che stiamo vivendo attraverso le sezioni del Premio come quelle legate alla grafica digitale, video arte, all’arte ambientale e all’arte urbana; ma anche facendo diventare il Premio un promotore di riuso e sostenibilità del vetro, argomento di quest’anno nella sezione ARS (Arte Riuso e Sostenibilità) che beneficia anche del patrocinio morale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. La mostra sarà aperta fino all’8 aprile con ingresso gratuito, orario 10-18 e la possibilità di prenotare visite guidate, sempre gratuite. Maggiori info www.premioartelaguna.it

Fonte: Servizio stampa Premio Internazionale Arte Laguna

29 aprile 2017, 300 anni dall’erbario Patarol, a Venezia fra nomi e immagini di piante

Fu tra il 1717 e il 1719 che il veneziano Lorenzo Patarol creò un erbario che oggi costituisce la più antica raccolta botanica conservata al Museo di Storia Naturale di Venezia con oltre un migliaio di esemplari di piante essiccate, talvolta accompagnate da farfalle e libellule. A 300 anni di distanza, uno dei preziosi tomi esce dai depositi del museo e viene esposto al pubblico per una settimana laddove venne realizzato, il palazzo Rizzo Patarol, oggi sede dell’Hotel Boscolo Venezia (Fondamenta Madonna dell’Orto 3500)  con lo splendido giardino affacciato sulla laguna nord.

Inaugurazione. In occasione di questo anniversario, sabato 29 aprile 2017, alle ore 16.00 Wigwam Club Giardini Storici Venezia ha realizzato l’evento “300 anni dell’erbario Patarol“, con l’inaugurazione dell’esposizione dell’erbario Patarol, della cartellinatura delle piante più significative presenti nel giardino del palazzo e della mostra fotografica a cura di Francesca Saccani. Alla presentazione, interverranno: Martina Di Luca, direttrice del Boscolo Venezia, Mauro Bon, responsabile del Museo di Storia Naturale di Venezia, Mariagrazia Dammicco, presidente del Wigwam Club Giardini Storici Venezia, Raffaella Trabucco, curatrice del Museo di Storia Naturale di Venezia, Anna Saccani e Marcello Santin, graphic e product designer, autori del progetto di cartellinatura. Seguirà una passeggiata fra storia e scienza nel giardino con la biologa Chiara Baradello e la naturalista Fabrizia Gianni.

L’esposizione continua fino ai primi di maggio. Da domenica 30 aprile a venerdì 5 maggio, saranno organizzate visite guidate all’erbario e al giardino a cura del Wigwam Club Giardini Storici Venezia. L’evento rientra nel progetto “Venezia è un Giardino” promosso dal Wigwam Club grazie alla donazione di un socio danese. Prenotazione obbligatoria sia per sabato 29 aprile che per la successiva settimana di visite (giardini.storici.venezia@gmail.com 328.8416748 / 388.4593091). L’iniziativa nasce dalla collaborazione fra Wigwam Club Giardini Storici Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia/Museo di Storia Naturale, Boscolo Venezia Hotel, Laguna Fiorita onlus.

Fonte: Wigwam Club Giardini Storici Venezia

Il Delta del Po negli anni Cinquanta protagonista della mostra fotografica “Pietro Donzelli. Terra senz’ombra” in corso fino al 2 luglio 2017 a Rovigo

Si tiene fino al 2 luglio 2017 a Rovigo, al Palazzo Roverella, una mostra fotografica che riunisce oltre 100 scatti di Pietro Donzelli: stampe vintage e moderne che raccontano con l’intensità del bianco e nero il Delta del Po negli anni Cinquanta.

L’autore. Pietro Donzelli, milanese di nascita, arriva per la prima volta nel Polesine nel ’45 e se ne innamora subito. Ci torna alcuni anni dopo per realizzare la serie di fotografie intitolate “Terra senz’ombra”, capolavoro della fotografia neorealista e documento prezioso della storia del territorio. Fotografa il Po di Levante, il Po di Volano, Adria, Goro, Rosolina, Mesola, Scardovari, l’Isola di Ariano. Ambienti meravigliosi e drammatici, abitati da gente che vive tra terra e acqua, costretta a misurarsi con una natura spesso ostile, di cui egli restituisce un ritratto di grande dignità. “Terra senz’ombra”, racconta la curatrice Roberta Valtorta, “racchiude in sé la piattezza del paesaggio, il silenzio e la fatica, il senso della vita nell’ampiezza della pianura assolata. Ma c’è anche qualcos’altro nel titolo, cioè il racconto che sarà senz’ombra, schietto e vero”. La mostra è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi.

Chi dovesse visitare la mostra, ha l’opportunità di vedere gratuitamente con il biglietto della mostra di Donzelli la Pinoteca dell’Accademia dei Concordi e del Seminario Vescovile di Rovigo, situata all’interno di Palazzo Roverella. Vi sono esposte le tele di celeberrimi pittori che hanno segnato la storia dell’arte. Tra i principali: Giovanni Bellini, Tiziano Vecellio, Dosso Dossi, Jacopo Tintoretto, Palma il Giovane, Giambattista Piazzetta e Giambattista Tiepolo. Inoltre, di fronte a Palazzo Roverella, si trova Palazzo Roncale, costruito tra il 1550 e il 1562 per volontà di Giovanni Roncale, in cui sono esposte alcune opere del Novecento “recente” della collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo: dal Gruppo N con Alberto Biasi e Manfredo Massironi, a Enrico Castellani, da Concetto Pozzati a Bruno Munari (ingresso gratuito).

Fonte: Servizio Stampa Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo

27 gennaio 2017, a Creazzo (VI), l’arte celebra la terra, la tavola e il cibo

mangiatore-di-fagioli-carraccigalleriacolonnaroma

Il mangiatore di fagioli, Annibale Carracci, 1584/85, Galleria Colonna, Roma

Si chiama “L’Arte a Tavola” l’iniziativa organizzata da Università del Gusto e Biblioteca Internazionale La Vigna che prevede due conferenze aperte a tutti, previa iscrizione, in programma il 27 gennaio e il 28 aprile, nelle quali seguire il percorso dell’alimentazione – dal lavoro dei campi alla mensa – attraverso straordinarie immagini, frutto di un’attenta ricerca iconografica sul tema.

27 gennaio, “Dalla terra alla mensa”. Gli incontri avranno come guida d’eccezione lo storico dell’arte Fernando Rigon Forte, una delle voci più autorevoli e più aggiornate nel panorama italiano dell’iconografia e che si terranno all’Università del Gusto (via Piazzon 40, Creazzo-Vicenza). Si inizia il 27 gennaio  alle ore 17.30 con “Dalla terra alla mensa”. La Terra , il “fondamento” stesso della Natura, madre e matrigna. La Terra non come pianeta vagante nel cosmo, ma come grembo di generazione e nutrimento, su cui l’uomo poggia e si sostiene. Dopo la colpa originale i Progenitori dovettero guadagnarsi la sussistenza col sudore della fronte per il duro lavoro volto a coltivare e a far fruttificare la Terra. Il risultato della raccolta prima, dell’agricoltura e dell’allevamento dopo, approdano ad una mensa, in un rito sacrale di ringraziamento e di espiazione. La mensa intesa nella sua complessità di tavola, di imbandigione, di convitati in una coralità concorde e solidale nell’esaltare la continuità della vita non solo tramite l’alimentazione, ma nel tripudio della festa comune.

Le immagini a corredo e illustrazione della conferenza privilegeranno aspetti dell’arte antica raffiguranti “le opere e i giorni” dell’uomo che coltiva, che produce, che raccoglie. Particolare attenzione verrà data poi a miniature medievali fino all’introduzione dell’arte della stampa a spettro cronologico dal romanico al gotico “internazionale”, che sta alla base della nascente cultura europea, il cui patrono è S. Benedetto da Norcia con il suo motto “ora et labora”.

Fonte: Biblioteca La Vigna

 

 

13 maggio-3 luglio 2016, a Treviso una mostra sui meli selvatici kazaki del Tien Shan, premio Carlo Scarpa per il Giardino 2016

01_Malus-sieversii-in-primavera-2Oggi, venerdì 13 maggio alle ore 18, apre al pubblico, negli spazi Bomben di Treviso, la mostra documentaria e fotografica dedicata a Le foreste dei meli selvatici del Tien Shan, luogo designato dal Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2016, organizzato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche.

Aperta fino a domenica 3 luglio, l’’esposizione sarà inaugurata con un incontro pubblico con musiche “dalle antiche vie della seta”, con Siamak Guran (liuti orientali e voce) e Pino Petraccia (percussioni); letture di Isabella Panfido. La mostra, realizzata dalla Fondazione Benetton, prende avvio dai contenuti che presentano in sintesi le finalità e l’’organizzazione del Premio Carlo Scarpa, con un primo sguardo agli aspetti peculiari del luogo, caratterizzato dalla straordinaria presenza del melo selvatico, così come ci appare dal risultato di campagne fotografiche svolte dall’’associazione Alma – e in particolare da Catherine Peix,  dal 2010 impegnata per sensibilizzare il governo kazako e la comunità internazionale, per diffondere la conoscenza e preservare le foreste dei meli selvatici.

Una seconda sezione descrive il contesto storico e geografico del luogo designato rispetto all’’Asia Centrale, e i legami che in passato sono esistiti con i flussi commerciali, politici e culturali delle antiche vie della seta. A questo si affianca la descrizione delle foreste, nella loro collocazione geografica e ambientale rispetto al sistema montuoso del sud-est kazako.
Vengono in particolare descritti i caratteri della specie Malus sieversii che caratterizza queste formazioni, per ripercorrere la storia della sua scoperta e le vicende che accompagnano il rapporto tra il regime sovietico e la ricerca scientifica nel campo genetico e biologico, con una speciale attenzione alla vicenda umana e scientifica di Aymak Djangaliev (1913-2009), che tra il 1930 e il 1990 si è dedicato per primo allo studio della popolazione kazaka di Malus sieversii e alla sua salvaguardia.

Una terza sezione si sofferma sulla storia e il lavoro portato avanti dall’’associazione Alma. Viene qui proiettato continuativamente il film documentario di Catherine Peix Les origines de la pomme ou “Le jardin d’Eden retrouvé”/Le origini della mela ovvero “il giardino dell’Eden ritrovato”, messo a disposizione dalla regista e dal produttore Kri-Kor Films-Seppia-arte-fr3 (2010) in un’’apposita nuova edizione in lingua italiana della durata di circa 30 minuti; il film sarà proiettato anche presso il Teatro Comunale di Treviso sabato 14 maggio alle ore 17 in apertura della cerimonia di consegna del Premio.

Nella quarta sezione la mostra illustra le vicende storiche e agronomiche che accompagnano in tempi più recenti la coltivazione del melo in diverse realtà italiane ed europee. Le riflessioni si estendono a temi come la conoscenza e la salvaguardia delle coltivazioni tradizionali, la moderna frutticoltura e i problemi ambientali ed ecologici a essa connessi; lo sguardo, infine, sulle attuali condizioni del luogo d’’origine dei meli, in particolare sulla collocazione geopolitica del Kazakistan, al centro di flussi per i quali è possibile parlare di vie della seta in un’’accezione contemporanea. In questa sezione sarà disponibile anche la bibliografia raccolta in relazione alle ricerche svolte e un video-diario del viaggio di studio in Kazakistan e Uzbekistan, realizzato con la Fondazione dal regista Davide Gambino. I contenuti della mostra nascono da quelli della pubblicazione Le foreste dei meli selvatici del Tien Shan. Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, XXVII edizione, a cura di Giuseppe Barbera, Patrizia Boschiero, Luigi Latini, con Catherine Peix, Fondazione Benetton Studi Ricerche, Treviso 2016. Il progetto di allestimento, la grafica e la realizzazione dei pannelli sono a cura di Anna Costa.

La mostra in pratica. Inaugurazione pubblica venerdì 13 maggio alle ore 18, aperta da sabato 14 maggio a domenica 3 luglio 2016 da martedì a venerdì ore 15-20, sabato e domenica ore 10-20 spazi Bomben, via Cornarotta 7, Treviso ingresso libero. Per informazioni: Fondazione Benetton Studi Ricerche, tel. 0422.5121, fbsr@fbsr.it.

Fonte: Servizio Stampa Fbsr

7 marzo-11 aprile 2015, a Venezia, l’arte contemporanea parla di cibo e agricoltura nella mostra “Portati dal Vento” e nelle performance “Fondi di Carciofo”

-1Dal 28 marzo all’11 aprile 2015 si terrà a Venezia, nello spazio espositivo Spiazzi,  la mostra personale dell’artista Giorgia ValmorriPortati dal Vento“, a cura di Silvia Petronici. L’esposizione, patrocinata dal comune di Venezia, affronta il rapporto con la natura e declina il linguaggio dell’arte contemporanea in azioni, performance e installazioni partecipative nelle quali il pubblico potrà riflettere, in un contesto di esperienza condivisa, sui temi di volta in volta sollevati.

L’arte contemporanea sarà chiamata in causa per parlare di agricoltura, relazione, cibo, esperienza, artificio e sentimenti. Tra i momenti d’interazione, c’è il progetto “Fondi di Carciofo”,  tre giornate performative con il collettivo artistico Panem Et Circenses per unire la riflessione sul cibo (dal punto di vista dell’interazione tra natura e cultura) all’arte contemporanea con azioni e interventi installativi finalizzati al coinvolgimento del pubblico: sabato 7 marzo è in programma l’esperienza arte e agricoltura, sabato 21 marzo si tratterà la relazione cibo/artificio e sabato 4 aprile si sposterà l’attenzione su relazione/sentimenti.

Il seme alla base del progetto artistico. A partire dal titolo, la mostra, la sua comprensione e fruizione prendono una direzione: tutto il progetto ha inizio intorno alla nozione di seme, al suo valore simbolico ma anche alla sua reale potenzialità creativa. L’artista insiste sulla speranza. Confida nella comprensione e nella cura. Con i suoi lavori e insieme al collettivo Panem Et Circenses, pone domande, si impegna per avviare nuove germinazioni, distribuisce semi e immagina giardini dove ognuno può ritrovare i suoi ricordi, godere della restituzione del suo dono.

Fonte: Associazione Culturale Spiazzi

Fino all’11 maggio 2014, in mostra a Venezia le meraviglie del nostro Pianeta (ancora) integre

©SebastiãoSalgado/Amazonas	Images

Isole South Sandwich, 2009 © Sebastião Salgado/Amazonas Images

Sarà aperta al pubblico fino all’11 maggio 2014 a Venezia presso la Casa dei Tre Oci la mostra “Genesi. Fotografie di Sebastião Salgado“, realizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, da Amazonas Images e prodotta da Contrasto e Civita Tre Venezie, a cura di Lélia Wanick Salgado.

Grido di allarme per il nostro pianeta. Genesi è l’ultimo grande lavoro di Sebastião Salgado, il più importante fotografo documentario del nostro tempo: uno sguardo appassionato, teso a sottolineare la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di cambiare il nostro stile di vita, di assumere nuovi comportamenti più rispettosi della natura e di quanto ci circonda, di conquistare una nuova armonia.

In mostra circa 240 fotografie: dalle foreste tropicali dell’Amazzonia, del Congo, dell’Indonesia e della Nuova Guinea ai ghiacciai dell’Antartide, dalla taiga dell’Alaska ai deserti dell’America e dell’Africa fino ad arrivare alle montagne dell’America, del Cile e della Siberia. Genesi di Sebastão Salgado è un viaggio fotografico nei cinque continenti per documentare, con immagini in un bianco e nero di grande incanto, la rara bellezza del nostro principale patrimonio, unico e prezioso: il nostro pianeta.

Cinque sezioni. Salgado ha realizzato le fotografie andando alla ricerca di quelle parti del mondo ancora incontaminate, di quei segmenti di vita ancora intatta, in cui il nostro pianeta appare ancora nella sua grandiosa bellezza e dove gli elementi, la terra, la flora, gli animali e l’uomo, vivono in un’armonia miracolosa, come in una perfetta sinfonia della natura. La mostra è suddivisa in cinque sezioni che ricalcano le zone geografiche in cui Salgado ha realizzato le fotografie: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl. In mostra anche le immagini che ritraggono popolazioni che ancora vivono in totale armonia con gli elementi, con le piante native e con gli animali selvatici; gli Yanomami e i Cayapó dell’Amazzonia brasiliana; i Pigmei delle foreste equatoriali del Congo settentrionale; i Boscimani del deserto del Kalahari in Sudafrica; le tribù Himba del deserto namibico; le tribù delle più remote foreste della Nuova Guinea.

Il ruolo dell’uomo in natura. Dice Salgado: “Personalmente vedo questo progetto come un percorso potenziale verso la riscoperta del ruolo dell’uomo in natura. L’ho chiamato Genesi perché, per quanto possibile, desidero tornare alle origini del pianeta: all’aria, all’acqua e al fuoco da cui è scaturita la vita; alle specie animali che hanno resistito all’addomesticamento; alle remote tribù dagli stili di vita cosiddetti primitivi e ancora incontaminati; agli esempi esistenti di forme primigenie di insediamenti e organizzazione umane. Nonostante tutti i danni già causati all’ambiente, in queste zone si può ancora trovare un mondo di purezza, perfino d’innocenza. Con il mio lavoro intendo testimoniare com’era la natura senza uomini e donne, e come l’umanità e la natura per lungo tempo siano coesistite in quello che oggi definiamo equilibrio ambientale”.

Info utili. La casa dei Tre Oci (tel. 041-2412332), sede della mostra, si raggiunge dalla stazione di Venezia Santa Lucia con il vaporetto n. 2 (fermata Zitelle). Orario: tutti i giorni 10-19, venerdì 10-21, chiuso martedì. Biglietti: 10 euro intero, 8 euro ridotto, 22 euro speciale famiglia, 4 euro speciale scuole.

(Fonte: Genesi, Sebastião Salgado)