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“Cosciotti olandesi e tedeschi spacciati poi per italiani portano il Bel Paese a registrare un aumento nazionale del 15% di acquisti dall’estero. Il flusso in entrata del 2010 è pari a circa 45 milioni di pezzi dato che evidenzia la dipendenza dell’industria di trasformazione dalla materia prima “smarchiata” tanto da “griffarla” a processo finito con timbri ad hoc. Il Veneto non è immune a contraffazione e al falso “Made in Italy” lo conferma quanto contenuto sul primo rapporto sui crimini agroalimentari agromafie Eurispes Coldiretti presentato lo scorso 21 giugno a Roma.
Per quanto riguarda i prosciutti sono i Paesi Bassi e la Germania a far da padroni inviando tagli di suini nelle province di Treviso, Padova e Verona, le stesse che guidano la classifica in termini di presenza regionale di allevamenti suinicoli ma anche di ditte trasformatrici. Triste primato anche per Venezia che si distingue a livello nazionale per la concentrazione di derivati del latte ( 806 tonnellate di merci pari 5,6 per cento del totale). Insieme a Milano e Varese sono il triangolo dell’81 per cento delle importazioni italiane di formaggi.
Carne bovina. Da oltre frontiera per finire diffusamente su territorio giunge la carne bovina che nonostante l’obbligo dell’etichettatura e i punti di forza della produzione nostrana, è tra i 5 prodotti importati nella nostra regione portando un saldo negativo della bilancia commerciale a 230 milioni di euro. Prodotti taroccati sono un imbroglio che vale 51 miliardi di euro, oltre che essere un’arte praticata da speculatori e sostenuta da interessi vari a scapito dell’agricoltura, il comparto con minor potere contrattuale e gli utili più bassi. “Bisogna intervenire con forza affinchè le imprese agricole tornino protagoniste del sistema economico – insiste Coldiretti che con il suo progetto per la reazione di una filiera agricola tutta italiana, firmata dagli agricoltori mira a far si che tutti i processi avvengano in Italia con trasparenza e legame col territorio.
Tutela regionale delle tipicità venete. Una sfida che deve arricchirsi della condivisione sociale oltre che di quella politica – conclude Coldiretti evidenziando l’impegno dell’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato verso la tutela delle nostre tipicità e le eccellenze che possono correre il rischio di essere oscurati o addirittura annichiliti dalle imitazioni che arricchiscono i truffatori e non gli imprenditori che si spaccano la schiena nelle loro aziende.
(fonte Coldiretti Veneto)
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Con un aumento del 10 per cento vola il Made in Italy alimentare sulle tavole delle festività di tutto il mondo con l’export di vini, spumanti, grappa e liquori, panettoni, formaggi, salumi e pasta che questo Natale toccherà i 2,2 miliardi di euro. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare il grande successo nel mese delle feste natalizie dei prodotti alimentari italiani all’estero dove nonostante la crisi cresce la domanda di prodotti tipici nazionali da regalare a se stessi a agli altri.
A guidare la classifica di questo Natale è senza dubbio lo spumante italiano che all’estero fa segnare un aumento record del 21 per cento nelle spedizioni. Un successo che – sottolinea la Coldiretti – è il frutto della forte crescita in Germania (+10 per cento) che è il principale importatore, seguito dagli Stati Uniti (+15 per cento) e dal Regno Unito (+ 30 per cento). Tra i nuovi clienti del Made in Italy – precisa la Coldiretti – si fa luce la Russia che si classifica al quarto posto con un aumento record del 200 per cento e il Giappone che rimane però sostanzialmente stabile, sulla base degli andamenti registrati nei primi otto mesi del 2010. Complessivamente si stima che saranno circa 150 milioni le bottiglie si spumante Made in Italy consumate all’estero nel 2010 su una produzione complessiva di circa 340 milioni
Il Made in Italy più richiesto. Si tratta di risultati che – precisa la Coldiretti – trainano l’intero settore dei vini per i quali si registra complessivamente un aumento del 9 per cento che potrebbe far sfiorare a fine anno i 3,5 miliardi di euro il valore del fatturato realizzato nel 2010 sui mercati esteri dove rappresenta la principale voce dell’export agroalimentare nazionale. Ad essere richiesti molto richiesti sono anche i dolci nazionali prodotti della panetteria, della pasticceria o della biscotteria a partire dal panettone per il quale si stima che saranno consumati all’estro dieci milioni di pezzi, una quantità piu’ che raddoppiata negli ultimi venti anni. Ottimi risultati anche per la domanda di formaggi italiani che fanno registrare un aumento in valore delle esportazioni del 13 per cento e si stima che nel mese di Natale saranno spesi all’estero piu’ di 130 milioni di euro per gustarli, con il parmigiano reggiano ed il grana padano in testa. Sulle tavole mondiali delle feste – precisa la Coldiretti – si mangerà anche molta pasta italiana per un importo superiore a 150 milioni di euro che sancisce il primato nazionale a livello mondiale nella produzione e nell’esportazione di pasta.
Agropirateria in agguato. L’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una piu’ efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale: All’estero – stima la Coldiretti – il falso Made il Italy a tavola fattura 50 miliardi di euro e sono falsi tre prodotti alimentari di tipo italiano su quattro. Le denominazioni Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono le piu’ copiate nel mondo con il Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia fino al Giappone, ma in vendita c’è anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sud America, ma anche Pamesello in Belgio o Parmezan in Romania. Per non parlare del Romano, dell’Asiago e del Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano “spacciate” come italiane. E in alcuni casi sono i marchi storici ad essere “taroccati” come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada. Un fenomeno che frena la diffusione del Made in Italy e che è causa di danni economici, ma anche di immagine. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso Made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili.
Il made in Italy vola, ma gli agricoltori…I risultati positivi delle esportazioni alimentari non si sono ancora adeguatamente trasferiti alle imprese agricole dove – conclude la Coldiretti – si registrano ancora in molti settori quotazioni al di sotto dei costi di produzione, a conferma delle pesanti distorsioni che permangono nel passaggio degli alimenti lungo la filiera dal campo alla tavola. La Coldiretti sta promuovendo un progetto per una filiera agricola tutta italiana con l’obiettivo di tagliare le intermediazioni e arrivare ad offrire, attraverso la rete di Consorzi Agrari, cooperative, mercati degli agricoltori di campagna amica, agriturismi e imprese agricole, prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo.
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Domani, 22 ottobre secondo appuntamento con la Conferenza regionale dell’Agricoltura dalle ore 9,00, presso la Corte Benedettina di Veneto Agricoltura a Legnaro (Pd), presente l’Assessore regionale all’Agricoltura, Franco Manzato; si discuterà di crisi economica, globalizzazione dei mercati e della posizione delle imprese. Tematiche di grande interesse affrontate con l’aiuto di esperti e accademici con l’intento di creare nuovi strumenti di intervento per un’agricoltura competitiva.
Coldiretti Veneto: luci e ombre del mercato globale. I numeri del Veneto sono di tutto rispetto – ricorda Coldiretti – la nostra regione ricopre a livello nazionale un ruolo di assoluto rilievo nelle esportazioni agroalimentari (gestisce il 13% del totale nazionali). Il contributo regionale è elevato sia nel settore primario che in quello industriale. Tuttavia, il deficit agroalimentare (esportazioni – importazioni) non è indifferente (-739 milioni di euro), e non si discosta dalla situazione strutturale italiana, che da sempre manifesta questo fattore di debolezza. Da decenni l’industria di trasformazione ha operato utilizzando grandi quantitativi di materie prime estere, delegando la comunicazione di certezza alimentare ai grandi marchi commerciali. Un carosello di immagini che ormai fanno parte della collettività, tanto che il “Made in Italy” è sinonimo di qualità, stile di vita e benessere, così da essere esibito come lascia passare per ogni possibile acquisto taroccato. Spiccano per competitività i prodotti della viticoltura, che rappresentano quasi un terzo delle esportazioni regionali. Il Veneto è primo nell’export vitivinicolo: il 29,1 per cento del totale nazionale nel 2009. Per contro, gli acquisti dall’estero di formaggi rappresentano quasi il 13% delle importazioni alimentari italiane. Questo dato è stupefacente, visto che, sui bancali dei supermercati, molto raramente si trovano formaggi esteri. Né possiamo pensare di essere privi di produzioni lattiero-casearie, con più di 11 milioni di quintali di latte prodotto, per la gran parte trasformati proprio in formaggi (62% DOP). Evidentemente, intorno al commercio di latte e derivati si realizzano importanti profitti dell’industria che derivano, in parte, anche dalla mancanza dell’obbligo di indicazione dell’origine dei prodotti lattiero-caseari. “Un quadro frutto di un mercato molto liberalizzato e con deboli regole internazionali a garanzia del reddito delle imprese agricole – spiega Coldiretti, che non chiede di evitare i rischi insiti nell’esercizio dell’attività dell’imprenditore, ma il rispetto delle produzioni tutelate (agro pirateria), la salubrità delle tipicità e non per ultima la prevenzione del dumping sociale.
(fonte Veneto Agricoltura/Coldiretti Veneto)
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