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Consorzi di bonifica: “Contratti di fiume” utili ad economia e ambiente

bonifica2“I Consorzi di bonifica, espressione di autogoverno del territorio, non possono che essere primi sostenitori dei Contratti di Fiume, innovativo strumento di gestione partecipata delle risorse idriche. L’esperienza francese dimostra che il coinvolgimento dei soggetti interessati incrementa di 6 volte il valore di ogni euro pubblico investito; un esempio a noi vicino: ogni euro investito in prevenzione idrogeologica ne fa risparmiare 3 in ristorno dei danni e ne sollecita almeno altrettanti in investimenti privati. Se consideriamo che lo Stato spende annualmente lo 0,7% del Prodotto Interno Lordo per porre rimedio alle disastrose conseguenze di eventi naturali, capiamo di che valore economico stiamo parlando.” Ad affermarlo è Massimo Gargano, presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (ANBI), a margine del convegno a ciò dedicato ed organizzato nei giorni scorsi a Venezia Mestre dall’Unione Veneta Bonifiche.

Contratto di Fiume, protocollo giuridico per la rigenerazione ambientale del bacino idrografico di un corso d’acqua da poco recepito in Italia. Il Contratto di Fiume viene definito in occasione del 2° Forum Mondiale sull’Acqua nel 2010 a L’Aja, ma solo in tempi recenti viene recepito in Italia, dove ne sono censiti 76, ma solo 7 sono pienamente operativi; le esperienze più avanzate si segnalano in Francia e Belgio. Gli obiettivi del Contratto di Fiume, nel quadro della programmazione di Distretto Idrografico, sono la riqualificazione dei sistemi ambientali, paesaggistici ed insediativi, presenti nelle aree fluviali; la salvaguardia del rischio idrogeologico; l’uso sostenibile delle risorse idriche; la riduzione dell’inquinamento idrico; la diffusione della cultura dell’acqua. Per la particolari caratteristiche del nostro territorio, in Italia i contratti di fiume vengono “declinati” anche contratti di foce e di falda come evidenziato da esperienze in essere soprattutto nel Veneto (“Delta Po” ed “Alta Pianura Vicentina”).

Contratti di Fiume, momenti partecipativi da inserire nei Piani di gestione delle acque. “I Contratti di Fiume – conclude Gargano – sono testimonianza dell’ altra Italia, quella della partecipazione, del lavoro, dell’innovazione nel fare e di cui i Consorzi di bonifica sono espressione concreta. E’ quella Italia, che chiede di destinare alla salvaguardia idrogeologica, nella prossima Legge di Stabilità, i 500 milioni chiesti dalla Commissione Ambiente del Senato come sostenuto da sempre più vasti ambienti, invece dei 30 milioni annunciati. I soli Consorzi di bonifica hanno già redatto 3.342 interventi immediatamente cantierabili per la riduzione del rischio idrogeologico e realizzabili nel quadro del Protocollo d’Intesa sottoscritto con l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani).” “I Contratti di Fiume, momenti partecipativi per la condivisione di problemi e proposte interessanti le acque pubbliche, devono, ai fini della loro efficacia, trovare collocazione nei piani di gestione delle acque”. Lo sottolinea Anna Maria Martuccelli, direttore generale dell’ANBI. “Occorre altresì – prosegue Martuccelli – individuare quali siano i provvedimenti vincolanti per tutti i soggetti partecipanti, in modo che gli impegni assunti possano determinare una positiva applicazione.” Con riferimento specifico ai contenuti di tali Contratti, che incidono su un bene pubblico quale l’acqua, già soggetto a vincoli di utilizzazione e tutela, Martuccelli sottolinea che dovrebbero essere inseriti nell’ambito delle “Misure supplementari” dei Piani di Gestione delle Acque (la competenza è delle Autorità di Distretto Idrografico), che tengono conto delle situazioni in atto e delle possibilità di variazione o adeguamento, definendone i contenuti e quindi l’efficacia.

(Fonte: ANBI)

Dolomiti-Unesco, un patrimonio per l’umanità

Dolomiti orientali

“I nove siti che compongono il bene Dolomiti, includono tutte le aree che sono essenziali per il mantenimento della bellezza del bene e tutti, o la maggior parte, degli elementi chiave inerenti le scienze della terra, interrelati e interdipendenti nelle loro relazioni naturali”.

Scoprire la bellezza dei Monti Pallidi. Difficile immaginare un definizione più chiara per riassumere l’unicità delle montagne che fanno da corona al Veneto a settentrione. L’attestazione è contenuta nella parte iniziale della “dichiarazione di eccezionale valore universale, Integrità” con cui l‘Unesco ha motivato l’inserimento delle Dolomiti fra gli iscritti nella lista del Patrimonio mondiale. Un mondo ancora in parte da scoprire, meta per ogni tipo di escursionista o amante delle scalate più ardite, racchiuso in nove aree che vanno dai 79 mila ettari delle Dolomiti Settentrionali agli 818 del gruppo del Bletterbach, passando per le Dolomiti di Brenta, il Pelmo, la Marmolada e altri nomi più o meno noti a chi frequenta i “Monti pallidi” nelle cinque province in cui si estende il sistema, dalla veneta Belluno alle confinanti Trento e Bolzano a Pordenone e Udine.

Sulla roccia, pagine di storia. Un complesso in cui, al di là delle molte considerazioni in positivo di tipo estetico, sono ben visibili le “pagine” della storia geologica del mondo da 280 milioni di anni fa ad oggi. Segni di quando le attuali montagne non erano che accumuli di sedimenti, nel periodo più lontano, il Permiano – lo si vede bene nel gruppo del Bletterbach – per poi diventare nel Triassico le basi di un arcipelago con cime simili ad isole tropicali. Una veduta della Marmolada testimonia come 200 milioni di anni fa, nel Giurassico, queste ‘isole’ si sono allontanate a causa dell’azione di vulcani per, 100 milioni di anni dopo, sprofondare nuovamente, coperte dall’acqua di un oceano che ha lasciato le impronte sui disegni delle vette feltrine. Fin qui la formazione della pietra.

Poi, l’innalzamento delle montagne, 50 milioni di anni fa, nel Paleogene. Lo racconta il Sorapis, con le curve delle rocce che fotografano gli sforzi ciclopici di Europa contro Africa, spinte che deformano gli antichi piani, li piegano e li sollevano ad altezze enormi. Da allora è stata la quiete apparente di una dolce e progressiva erosione, che ha modellato le Dolomiti fino alla forma attuale. Uno sguardo da Pra Longià lo spiega più di qualsiasi altro modello artificiale o disegno. L’erosione è un processo che non si arresta mai, che lavora con pazienza spaccando la roccia con l’acqua che entra nelle fenditure e diventa ghiaccio, allargandole, lungo una scala dei tempi inafferrabile alla ragione umana ma di cui è possibile avere una pur fugace intuizione nella contemplazione degli irripetibili scenari dolomitici.

(fonte Ansa)

Le micro vacanze on line di Coldiretti Veneto premiate a Bit 2010

foto Un'altra cosa travel, laguna nord di Venezia

“La bella favola di Torcello”  si aggiudica il primo posto come migliore soggiorno per la sezione “Turismo responsabile italiano“, concorso  indetto dalla rivista specializzata di settore “L’Agenzia di Viaggi“. Il premio è stato assegnato a Milano in occasione di Bit 2010 (Borsa internazionale del turismo) al tour operator “Un’altra cosa travel” di Roma che, insieme a Coldiretti Veneto, promuove on line le micro vacanze ovvero viaggi di prossimità, a costo limitato e tutto incluso, che permettono al visitatore di conoscere il territorio rurale con occhi nuovi, valorizzando autentici tesori presenti nelle campagne.

La mini vacanza a Torcello. Gli italiani, dunque, non rinunciano alle ferie ma le fanno nel segno del “turismo a km zero” che trova nella sinergia tra enogastronomia, cultura e ambiente i suoi punti di forza. E’ questo il segreto del successo della super gettonata minivacanza nell’isola più famosa della laguna nord. A proporla è Paolo Andrich, l’unico imprenditore agricolo dei quindici residenti dell’isola più famosa della laguna nord di Venezia che offre un pernottamento nella casa museo dell’artista Lucio Andrich, la visita guidata agli scavi archeologici, colazione e pranzi  con menù a base di prodotti del suo orto, un giro in barchino alla scoperta di angoli incontaminati e per chi vuole anche la cena nella prestigiosa Locanda Cipriani con menù esclusivo a chilometri zero.

Risparmio tra 28 e 42 per cento per chi va in vacanza nei piccoli centri. “Rispetto alle città con appeal turistico e alle località più rinomate, a parità di categoria – spiega Luca Saba direttore di Coldiretti Veneto –   il risparmio che si ottiene frequentando i piccoli centri oscilla tra il 28 e il 42 per cento, e cioè si ottiene sempre uno “sconto” di almeno un terzo. Un beneficio che aggiunto al minor costo del trasporto consente di contenere il valore assoluto di spesa in 150/250 euro a persona. Siamo dunque orgogliosi di questo riconoscimento, ma anche dei numerosi apprezzamenti da parte dei cittadini che scelgono la natura come modo per staccare dalla quotidianità vivendo intensamente i luoghi di prossimità attraverso  le passeggiate, il nordic walking, i percorsi di trekking, passando per le strade sterrate dove cimentarsi con la mountain bike o le bici da corsa, le gite a cavallo, fino ad arrivare ai tragitti invernali con le ciaspole, gli sci di fondo, lo sleddog scoprendo così realtà minori, a volte sconosciute ma che fanno parte dell’identità del nostro territorio.

(fonte Coldiretti Veneto)

OGM, le posizioni pro e contro

C’è chi dice sì, c’è chi dice no. La possibile introduzione degli OGM anche nell’agricoltura italiana fa discutere. Ecco una raccolta di pareri/posizioni apparse di recente sull’argomento.

L’opinione del Ministro italiano e del Presidente della Commissione Europea. “Penso che la posizione espressa in materia di Ogm dal Presidente Barroso sia condivisibile perché ispirata a un buonsenso e a una prudenza non ideologici. Riconoscere il principio del diritto irrinunciabile per ciascuno Stato di decidere in autonomia, anche sulla base di pareri scientifici, se coltivare o meno gli organismi geneticamente modificati sul proprio territorio mi sembra un orientamento ineccepibile”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia ha commentato le dichiarazioni rilasciate da Bruxelles, in base alle quali il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, ha proposto di elaborare un nuovo sistema di autorizzazione comunitario, fondato su pareri scientifici, che lasci liberi gli Stati membri di decidere se coltivare o no gli Ogm. Il commissario Ue alla Sanità John Dalli, ha avuto mandato dal Presidente Barroso di seguire il dossier sugli Ogm. “In questo modo il Presidente dimostra una sensibilità verso la volontà dei cittadini di ciascuno Stato che gli fa onore. Le parole ‘non voglio imporre’ credo che siano esattamente quelle che ogni cittadino consumatore d’Europa si aspetta di sentire dalle istituzioni nazionali e comunitarie”.

Scienza. Tra i gruppi a favore ci sono numerose associazioni di ricercatori: in tema di coesistenza tra coltivazioni GM e convenzionali, 19 Società Scientifiche Italiane e 2 Accademie Nazionali hanno rilasciato nel 2006 un documento congiunto in cui sottolineano che, sulla base della letteratura scientifica disponibile, le piante transgeniche non differiscono dalle varietà convenzionali nel loro comportamento in campo, e i criteri esistenti per la coesistenza delle diverse varietà convenzionali possono costituire il modello per stabilire analoghi criteri per le varietà transgeniche. Le pratiche agricole già oggi disponibili consentirebbero quindi di rispettare la soglia dello 0,9% di presenza accidentale di OGM in prodotti non-OGM, imposta dal Regolamento CE 1830/2003, senza un significativo impatto in termini di costi di gestione per gli agricoltori italiani. Sul rapporto tra OGM e sicurezza alimentare un documento del 2004, anch’esso firmato da 14 Società Scientifiche italiane e l’Accademia dei Lincei, sottolinea come si debba “concentrare l’analisi non sulla tecnologia con cui vengono prodotte le piante GM, ma sui caratteri genetici inseriti, seguendo un approccio caso per caso“. Si dovrebbe quindi, secondo questi ricercatori, abbandonare l’approccio critico verso gli OGM intesi nel loro insieme “a favore di un consenso razionale perché informato sul processo e sui prodotti derivanti”.  Si vorrebbe quindi portare la normativa verso una maggiore attenzione al prodotto ottenuto invece che al processo utilizzato, di modo da non discriminare le varietà ottenute con la tecnica del DNA ricombinante piuttosto che con tecniche di incrocio tradizionale.

Ambientalisti. Questi ritengono che la modificazione genetica diretta “snaturizzi” l’organismo modificato, con conseguenze imprevedibili per l’ambiente e la salute. Ritengono inoltre che il flusso genico verso le specie agrarie o selvatiche di transgeni sia un processo irreversibile che andrà a contaminare in modo irreparabile la biodiversità presente sul pianeta. La Federazione Italiana Agricoltura Biologica ritiene che sia impossibile la coesistenza tra colture biologiche ed OGM per il forte e irreparabile rischio di contaminazione tra le diverse colture e i costi molto elevati da sostenere per una separazione efficace.

Le associazioni di categoria a favore. Posizione possibilista per Confagricoltura e Futuragra che sottolineano il fatto che oggi la pressoché totalità dei mangimi sul mercato italiano recano la dicitura “contiene OGM”. Si domandano dunque perché, se si possono usare, non si possano anche coltivare e comunque invocano il principio di libera scelta. A ciò i sostenitori aggiungono che taluni OGM aiuterebbero a contenere i quantitativi di alcune classi di micotossine, quali ad esempio le fumonisine, per le quali l’Italia risulta ben al di sopra delle soglie in discussione a Bruxelles (4.000 ppb contro le 30.000 della media italiana). Tali composti sono oggi sotto osservazione per il loro potenziale teratogeno. Questi agricoltori reclamano dunque il loro diritto a compiere autonomamente le proprie scelte economiche e vorrebbero, non esistendo dati che correlino gli OGM a pericoli per la salute e per l’ambiente, poter decidere se coltivarli o meno sui loro terreni, valutando di volta in volta cosa coltivare o meno.

E quelle sfavorevoli. Contrarie Cia e Coldiretti, quest’ultima ha peraltro promosso, insieme a numerose altre associazioni nazionali e locali, presso i comuni e le province l’approvazione di una delibera che dichiari il territorio come “libero da OGM”. Tale atto, pur essendo di scarso valore applicativo sia da un punto di vista legale che da un punto di vista pratico (la delibera vieterebbe non solo l’uso di OGM da parte di agricoltori e allevatori, ma anche il solo transito di materiale OGM sul territorio e, in taluni casi, anche la vendita nei supermercati, nonostante non siano previsti strumenti di controllo) ha comunque un forte valore politico avendo raccolto le adesioni da più di 2300 comuni italiani.

Cosa succede in Europa e negli States. Per essere coltivate sul terreno dell’Unione, le varietà transgeniche devono prima essere valutate dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare e ricevere l’approvazione della Commissione europea. Spetta poi ad ogni singolo Stato decidere se e cosa coltivare, una volta stabilita la distanza minima dalle altre piantagioni non Ogm, necessaria per evitare le contaminazioni. La Ue, infatti, tutela la libertà di scelta, ovvero il diritto dei cittadini di poter scegliere cibo non transgenico. FRANCIA La legge consente le coltivazioni geneticamente modificate dal giugno del 2008. Prevede una distanza minima di 50 metri tra campi Ogm e non, e un risarcimento per eventuali contaminazioni. Oggi non sono presenti coltivazioni transgeniche. GERMANIA Favorevole, ma cauta. La legge prevede una distanza minima di 150 metri dalle piantagioni convenzionali di mais e 300 da quelle biologiche, oltre all’obbligo di informare le aziende adiacenti, e di far firmare loro consenso scritto se si trovano a distanze inferiori ai limiti di coesistenza. AUSTRIA La normativa è molto severa e mira a proteggere le coltivazioni tradizionali. È previsto un risarcimento per “gravi effetti avversi” derivanti dalle coltivazioni Ogm. SPAGNA Mais Ogm è coltivato dal 1998 senza alcuna regolamentazione sulla coesistenza. Tutta la produzione è destinata ai mangimi per animali. GRAN BRETAGNA Le piantagioni Ogm non sono considerate pericolose, ma si preferisce valutare caso per caso. Si coltivano dal 1993 a scopo di ricerca, ma i prodotti non sono mai stati commercializzati. USA Una volta che una coltura Ogm è approvata dai tre organi deputati, lo United States Department of Agriculture, l’Environmental Protection Agency e la Food and Drug Administration, può essere fatta crescere liberamente in qualsiasi Stato. Vanno rispettate distanze minime per evitare la contaminazione.

(fonti: Ministero Politiche agricole alimentari e forestali/Wikipedia/L’Espresso)

In Veneto operativa la legge del Km Zero

Foto Coldiretti Veneto

Coldiretti Veneto, 12 gennaio 2010 – Dopo l’approvazione da parte del consiglio regionale del Veneto la legge regionale cosidetta del “km zero” è finalmente operativa in quanto compatibile con le norme comunitarie. Un particolare quest’ultimo che rendeva inefficace la norma seppur vigente. Infatti, il provvedimento originario prevedeva all’articolo 7 un parere positivo di compatibilità da parte della Commissione Europea in merito agli aiuti di stato e alla libera circolazione delle merci.

Superato questo impasse, grazie all’impegno di Coldiretti e dei funzionari della Regione, ora dopo la pubblicazione nel BUR la normativa sarà applicabile a tutti gli effetti autorizzando anche gli enti locali a promuovere l’orientamento del consumo dei prodotti di provenienza regionale in mense pubbliche, nella ristorazione collettiva e in tutti i supermercati.

Il testo innovativo introduce per la prima volta la definizione di “prodotti agricoli a km zero” individuando caratteristiche precise ed essenziali quali: stagionalità, sostenibilità ambientale, qualità organolettiche e legame con la tradizione culinaria veneta. Si tratta di un segno di grande responsabilità da parte del Governo del Veneto – commenta Giorgio Piazza presidente di Coldiretti – ricordo che ogni pasto percorre in media 1900 chilometri prima di giungere sulle tavole, per cui consumare prodotti locali aiuta la salute, le tasche e l’ambiente in quanto riduce le emissioni di gas ad effetto serra che provocano cambiamenti climatici.

foto ADN Kronos - menù Km 0 in ospedale ad Adria

Nel 2007 Coldiretti ha consegnato alla Regione Veneto 25 mila firme raccolte tra cittadini e consumatori. Nel 2008 il Consiglio regionale ha approvato la prima legge del genere unica in Italia, la numero 7 del 25 agosto. Nel 2010 le modifiche apportate al testo al fine di favorirne l’applicazione in quanto il documento originario prevedeva il consenso dellUnione Europea.
Sotto lo “slogan km zero” in tutto il Veneto sono operativi 100 mercatini agricoli, una mensa ospedaliera (la seconda d’Italia) ad Adria, un circuito di 30 ristoranti che adottano menù a breve distanza utilizzando le tipicità delle campagne limitrofe. Oltre 36000 pasti allanno nelle scuole dei comuni di Vittorio Veneto, Tombolo, Galliera Veneta, Rosolina e Porto Tolle sono realizzati con prodotti locali.

Argav: Fabrizio Stelluto nuovo Presidente, a Carlo Alberto Delaini il premio annuale

Fabrizio Stelluto - Presidente Argav

Legnaro (Pd) . Fabrizio Stelluto, 54 anni, Responsabile Ufficio Comunicazione A.N.B.I. (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni), nonché Direttore Responsabile di Asterisco Informazioni e Teleregione (gruppo 7 Gold Telepadova), è stato eletto per acclamazione Presidente di A.R.G.A.V. (Associazione Regionale Giornalisti Agricoltura, Alimentazione, Ambiente, Territorio, Foreste, Pesca, Energie Rinnovabili) di Veneto e Trentino Alto Adige.

Il congresso  A.R.G.A.V. si è tenuto il 12 dicembre 2009 a Legnaro, ad Agripolis, sede dell’Università di Padova, a testimonianza di una rinnovata volontà di collaborazione, sancita anche dal saluto del Preside della Facoltà di Agraria, Giancarlo Dalla Fontana.;  Stelluto, già Vicepresidente, subentra a Mimmo Vita, nominato presidente di U.N.A.G.A., l’associazione nazionale di categoria, gruppo di specializzazione all’interno della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (F.N.S.I.), di cui Paolo Francesconi ha portato il saluto all’assemblea veneta.

All’unanimità è stato eletto anche il nuovo Consiglio Direttivo; ne fanno parte: Umberto Tiozzo e Pietro Bertanza (Vicepresidenti), Mirka Schweiger (Segretario), Giovanni Boschetti, Nadia Donato, Daniele Pajar, Cinzia Dal Brolo, Michela Bozzato, Renzo Michieletto, Marina Meneguzzi, Emanuele Cenghiaro. Membri di diritto, perché ricoprenti incarichi nazionali, sono Mimmo Vita, Efrem Tassinato, Donato Sinigaglia, Gabriele Cappato; invitati permanenti: Placido Manoli, Sandra Chiarato, Andrea Saviane, Alfonso Garampelli.

“Il nuovo mandato – ha affermato Stelluto – dovrà prioritariamente verificare a chi realmente interessa avere un’ “informazione informata”, creando i presupposti per una costante opera di formazione ad iniziare da un sito Internet, che diventi punto di riferimento per l’intera categoria giornalistica. Non so se vinceremo la scommessa – ha concluso Stelluto – ma almeno ci avremo provato!”

I lavori dell’Assemblea sono stati introdotti da un talk-show sul provocatorio tema “MaiDireMais. Prezzi su, agricoltura giù: fino a quando?”, cui hanno partecipato Guidalberto di Canossa, Presidente Confagricoltura Veneto; Giorgio Piazza, Presidente Coldiretti Veneto; Pasquale Compagnin, C.I.A. Veneto; Luca Rossetto, Università Padova; Renzo Rossetto, Veneto Agricoltura.

Carlo Alberto Delaini, capo Ufficio Stampa Ente Fiera Verona

In occasione del 6° Congresso A.R.G.A.V., è stato anche consegnato l’annuale premio destinato a un giornalista che valorizzi, con la propria attività, i settori di riferimento dell’Associazione. La scelta 2009 è caduta su Carlo Alberto Delaini, Capo Ufficio Stampa dell’Ente Fiera di Verona. “Con questo riconoscimento- è stato affermato – non solo si vuole attestare la professionalità e l’impegno di un collega, ma si vuole testimoniare attenzione verso una realtà espositiva, che ha saputo divenire un polo di interesse internazionale, promuovendo il settore primario anche con molte iniziative all’estero.”