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Agroalimentare artigiano Veneto, crescono le vendite e vola l’export (+11,9%)

festa-dop-venetePane, pasta, dolci, vini, birre ed olio, carni e salumi, formaggi, pesci e conserve sono solo alcuni dei prodotti dall’agroalimentare artigiano veneto che hanno registrato un vero e proprio “boom” nell’export nei primi 6 mesi del 2015.

Le esportazioni hanno registrato un +11,9% rispetto al 2014 con un giro d’affari di 2.371milioni di euro (secondo valore assoluto dopo quello lombardo). Il tutto è realizzato dalle 6.751 imprese artigiane del Veneto, laboratori e botteghe che offrono produzioni straordinarie per qualità, gusto, tradizione e genuinità, producendo ben 371 prodotti tradizionali riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, di cui ben 36 riconosciuti a livello europeo con le denominazioni Dop (18) ed altrettanti Igp. Questi sono i dati sul Veneto del dossier dedicato all’ “Artigianato Alimentare Speciale Natale”, elaborato dall’Ufficio Studi Nazionale di Confartigianato, sui numeri del terzo trimestre 2015 del Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari e dell’ISTAT.

In ripresa anche le vendite: il dato nazionale segna una crescita, positiva seppur flebile, dello 0,5% rispetto a tutti gli anni passati. Ma il dato più straordinario, anche per un settore da annoverare tra quelli che dal 2008 regge meglio la crisi, è dato dal saldo tra aperture e chiusure, positivo nella nostra regione di 84 imprese equivalenti a un +1,3% su base annua. La migliore performance a livello italiano e ben al di sopra della invarianza registrata in media in Italia 0%.

Il Veneto è sempre più la “Food Valley” del Paese. Gli indicatori delle vendite e dell’export dell’agroalimentare artigiano veneto sono ottimi ma ci vuole cautela e tanto lavoro -afferma Luigi Curto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto– occorre poi capire se questi segnali siano l’effetto trainante dell’EXPO; rimane il fatto che l’indice di propensione all’export del Veneto (valore delle esportazioni su valore aggiunto del territorio) è stato del 3,55%, secondo risultato dopo quello di Emilia Romagna (3,61), molto importante per un settore che ha potenzialità enormi”. “Bisogna però lavorare sulla solidità delle imprese –continua Curto–. Il comparto è sano è bisogna crederci e investire”. “Crediamo e confidiamo molto nel nuovo piano per l’internazionalizzazione presentato da poco dalla Regione – aggiunge – perché è necessario agevolare e promuovere la capacità di esportazione delle imprese venete”.

L’artigianato alimentare veneto in cifre. Delle oltre 6.700 imprese attive nell’artigianato alimentare, 3.166 sono pasticcerie, panifici e gelaterie, 2.754 sono attive nella ristorazione e nei servizi da asporto, 140 sono pastifici, 197 sono attive nella lavorazione e trasformazione della carne, 93 nel lattiero caseario, 70 nell’ambito delle spezie e condimenti, 105 nell’ambito dei vini, birre e distillati vari, 8 nella produzione di oli e grassi vegetali e animali, 47 nella lavorazione e conservazione di frutta, ortaggi e pesce, 65 nella lavorazione delle granaglie e altre 102 in altre produzioni. A livello percentuale, impennata delle imprese di produzione di olio (+14,3%) e conserve (+11,9%) bene anche l’industria lattiero casearia e quella di condimenti e spezie (+4,5%). Tra le province, ben due venete entrano nella classifica dei primi sette territori che rappresentano il 34,9% di tutto l’export agroalimentare italiano: prima in assoluto Verona con oltre 1 miliardo di euro (1.023 milioni), e settima Treviso con 509 milioni. Estendendo l’analisi alle trenta provincie che presentano un export del settore superiore all’1%, nel primo sem 2015 si osservano crescite tendenziali sopra la media nazionale (+7,1%) in ben quattro nostre province: Vicenza (+18,7%) quinta in classifica, Treviso (+12%) e settima piazza, Verona (+11,1%) nona, e tredicesima Venezia con (+9,4%). Quattro infine le province venete tra le 30 principali per propensione all’export agroalimentare: Verona terza, Treviso tredicesima, Rovigo diciottesima e Vicenza trentesima.

Dicembre, con le festività di Natale, rappresenta un mese di grande rilevanza per le vendite al dettaglio di prodotti alimentari che sono il 23,6% superiori alla media mensile del resto dell’anno. Produzioni dell’artigianato agroalimentare che, soprattutto quelle a “chilometro zero”, sono la parte essenziale della “dieta mediterranea”. “Grazie proprio ai prodotti sani e genuini che gli italiani mangiano –commenta Curto– il nostro tasso di obesità è il più basso di tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo”. La nostra Nazione ha una percentuale di obesi del 10,4% contro la media europea del 16,7%. Tra i nostri “dirimpettai”, la Francia registra il 14,5% e la Spagna il 16,6%. “Quindi possiamo dire che –sottolinea il presidente– se mangiamo con moderazione e con equilibrio, i nostri prodotti agroalimentari sono anche molto salutari”.

I prodotti veneti a Denominazione. “E’ necessario spendere anche qualche istante sui 36 prodotti agroalimentari a marchio DOP e IGP che il Veneto annovera (come per esempio la soppressa vicentina e il prosciutto berico, l’asiago il montasio e la casatella trevigiana) –riprende il presidente- e soprattutto sulle imprese artigiane venete che si dedicano alle 371 produzioni tradizionali  e a quelle con marchio di garanzia europeo. Un patrimonio di conoscenze e competenze straordinario che si dedica alla produzione di olio extra vergine d’oliva, ai formaggi, all’ortofrutta e cereali, alle carni fresche e lavorate e alle lavorazioni varie. Questi numeri sono la dimostrazione di quanto sia forte il collegamento della popolazione veneta con le sue tradizioni più profonde. Legame che si deve sempre più tradurre in un sistema integrato e sinergico tra prodotti di qualità, territorio e percorsi turistici enogastronomici”. In conclusione Curto lancia il consueto appello ai consumatori: “In un momento come il Natale, seppure difficile economicamente, si affidino alla tradizione e alla qualità che possono garantire i nostri straordinari artigiani dell’alimentazione e della ristorazione”. “Anche un solo acquisto di questo genere – chiude il presidente – è un “piccolo valore” che può contribuire a dare ulteriore forza a un comparto che è tra i pochi a resistere alla crisi garantendo occupazione e lavoro a decine di migliaia di lavoratori veneti”.

Fonte: Servizio Stampa Confartigianato Veneto