La natura è sconvolta dalle anomalie climatiche segnate anche da un mese di gennaio con 1,2 gradi in più della media dopo un 2015 che si è classificato come il più bollente dal 1800 in cui sono iniziate le rilevazioni, con una temperatura superiore di 1,42 gradi la media di riferimento, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr.
Verdure primaverili già in vendita, meglio però controllare l’origine. Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è che sembra primavera con primule, viole e margherite nei prati mentre nelle campagne si sono risvegliati i mandorli, albicocchi e tutte le piante da frutto in forte anticipo rispetto all’arrivo della primavera. Negli orti broccoli, cavolfiori e cime di rapa tardive sono diventate precoci ma l’inverno pazzo ha fatto accelerare in generale la maturazione di tutte le primizie. Con questa finta primavera è possibile trovare una grande varietà di offerta made in Italy a prezzi particolarmente convenienti, considerata la stagione, per effetto dell’accavallamento nella maturazione delle diverse varietà di ortaggi provocato dal clima. E’ tuttavia importante verificare sempre l’origine nazionale in etichetta che – sostiene la Coldiretti – è obbligatoria per la frutta e verdura e privilegiare gli acquisti direttamente dagli agricoltori.
Surriscaldamento, qualche dato. Con il mese di gennaio che è stato a livello globale il più bollente di sempre facendo registrare una temperatura media sulla superficie della terra e degli oceani, addirittura superiore di 1,04 gradi celsius rispetto alla media del ventesimo secolo, anche il 2016 conferma la tendenza al surriscaldamento che è evidente anche in Italia. L’anno scorso in Italia – sottolinea la Coldiretti – è stato superato il precedente record di temperatura del 2014 ma gli anni piu’ bollenti sono quasi tutti successivi al 2000 con il 2003 sul podio al terzo posto seguito da 2007, 2012, 2001, 1994, 2009, 2011, 2000, 2008. Per effetto di questi cambiamenti climatici la coltivazione dell’ulivo in Italia è arrivata a ridosso delle Alpi mentre in Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee.
Gli effetti si estendono anche ai prodotti tipici. Il riscaldamento provoca infatti anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini. Una situazione che di fatto – continua la Coldiretti – mette a rischio estinzione il patrimonio di prodotti tipici made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani. Una sfida che – conclude la Coldiretti – mette alla prova la capacità dell’agricoltura di trovare l’innovazione nella tradizione, cercando di ottenere il meglio dai mutamenti economici e climatici.
Fonte: Servizio Stampa Coldiretti Veneto
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