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Informazione agricola, per Coldiretti una possibilità residuale, più che scelta strategica

Il presidente Fabrizio Stelluto, il Direttivo e i soci ARGAV esprimono grande sconcerto per la decisione di Coldiretti Rovigo di non avvalersi più da gennaio 2016 della collaborazione professionale di Beatrice Tessarin, giornalista e nostro vice presidente vicario, che con l’organizzazione professionale agricola polesana aveva un contratto di collaborazione per l’attività di Ufficio Stampa.

La comunicazione le è stata data l’antivigilia di Natale 2015, senza che niente lasciasse intravvedere una simile decisione, dopo otto anni in cui la collega Tessarin ha contribuito con il suo lavoro a dare a Coldiretti Rovigo una grande visibilità mediatica.

Coldiretti Rovigo ha motivato la decisione come una scelta di contenimento dei costi. Ancora una volta, dispiace quindi constatare che, fra i primi a pagare per scelte indipendenti dalla loro volontà, siano gli operatori della comunicazione, a testimonianza di come questa sia ancora vissuta non come una scelta strategica, bensì come una possibilità residuale. E’ un’opzione legittima, purché si sia consci che la professionalità acquisita in anni di lavoro (senza contare l’impegno personale) non è valore facilmente sostituibile, come invece sembra pensare Coldiretti Rovigo. Che pare abbia delegato la comunicazione locale a personale interno che non ha titolo per svolgere attività giornalistica.

ARGAV esprime profonda solidarietà a Beatrice, collega che stimiamo per l’impegno e la professionalità dimostrata nella sua attività giornalistica e associativa, che ha sofferto e sta soffrendo molto per una scelta che le riserva grandi incognite per il suo futuro lavorativo. Una scelta, quella compiuta da Coldiretti Rovigo, che ci sconcerta particolarmente visto che l’Organizzazione opera in una provincia dove l’agricoltura è settore economico e sociale trainante, e che assume una valenza pesante per il già ridotto scenario dell’informazione agricola veneta per migliorare il quale ci stiamo impegnando.

Alimentazione. Pericolo di perdita della sovranità alimentare per l’Italia a beneficio di un modello di dieta globale

lendinara sala 24-04-2015

Pubblico

Acqua, energia, disponibilità di suolo agricolo, cambiamenti climatici, conflitti tra paesi. Tutto ruota attorno alla produzione di cibo per sfamare una popolazione mondiale che si stima in 10 miliardi nel 2050. E poi i paradossi: tre quarti degli alimenti nel mondo sono cibi processati industrialmente ed ormai danno meno energia di quella che serve per produrli e farli viaggiare da un capo all’altro del mondo globalizzato, consumando petrolio in quantità. Quanta energia danno i corn flakes e quanta ne hanno consumata prima di arrivare nella tazza?

lendinara tavolo 24-04-2015

Relatori

La dieta mediterranea rischia di essere soppiantata da un modello globalizzato. Tante domande e provocazioni lo scorso 24 aprile al convegno “La centralità del cibo”, organizzato da Coldiretti Rovigo. Il sindaco di Lendinara, Luigi Viaro ha presentato la prima uscita pubblica del nuovo delegato all’Agricoltura, il consigliere Claudio Ghirardello, a segnalare l’importanza dell’appuntamento. Presenti diversi sindaci del territorio, rappresentanti regionali, ma soprattutto, molti cittadini interessati al tema, insieme a varie rappresentanze di Coldiretti. Relatore d’eccezione, Rolando Manfredini, capo area Sicurezza alimentare e produttiva della Confederazione nazionale Coldiretti. “Ci siamo sempre più allontanati da quello che è naturalità del cibo – ha spiegato Manfredini – con tutti i problemi conseguenti anche nutrizionali. Si sta affermando un modello globale dove si consumano cibi più calorici che costano meno e saziano di più al momento. La conseguenza è che abbandoniamo, anche noi in Italia, la dieta mediterranea. E questo porta ad uno scollamento delle generazioni, perché mentre la nostra generazione di adulti è ancora in ottima salute, i nostri bambini sono i più obesi e in sovrappeso d’Europa. Uno scienziato ha detto che questa generazione di bambini sarà quella che per la prima volta nella storia, vivrà meno dei propri genitori. E’ tragico”.

Sovranità alimentare. “Dal punto di vista della sicurezza alimentare – ha detto Manfredini – l’Italia è prima in Europa, la qualità di quello che si produce non è in discussione, però sta importando con aumento esponenziale da vent’anni da tutto il mondo, tanto che è stata classificata paese a medio rischio sicurezza, al pari dell’America Latina. Questo significa che sta perdendo la sua sovranità alimentare, la sua storia e sempre più la sicurezza di quello che si mangia”. “La sovranità alimentare – ha concluso Manfredini – è fondamentale per valutare l’impegno verso un futuro alimentare, quello dei nostri figli, che sia sano per lo stomaco, libero per le possibilità di scelta del consumatore ed equilibrato nella distribuzione dei redditi in tutta la filiera”.

Etichettatura indispensabile per salvaguardare la tipicità dei prodotti. Da tutto questo quadro complesso, il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo, ha tratto il messaggio lasciato dall’associazione a tutti i presenti: “Non possiamo perdere le nostre eccellenze e le nostre tipicità – ha detto – le possiamo valorizzare solo rendendole distinguibili con l’etichettatura. L’obbligatorietà dell’origine in etichetta di tutti i prodotti freschi e trasformati è un percorso ancora lungo, ma su cui Coldiretti non mollerà, perché è l’unico modo per dare gli strumenti al consumatore per scegliere consapevolmente e per riconoscere a quell’80 per cento delle aziende agricole complessive, che sono a conduzione familiare e che producono il cibo naturale, sano e salubre, il riconoscimento economico per il loro lavoro”.

Fonte: Coldiretti Rovigo

Tagli alla bonifica in Polesine, protesta corale delle organizzazioni del territorio

Gal Delta Po“Siamo ad un punto di non ritorno. Il pericolo per la stabilità idraulica del nostro Polesine non si può più sottovalutare. E mi fa piacere che entrambi i due Consorzi di bonifica, le associazioni di categoria e tutti i comuni del comprensorio del Delta del Po e Chioggia, abbiano confermato di unirsi tutti per far capire con la forza necessaria alla Regione Veneto ed al governo, se necessario, che le risorse per la bonifica sottratte al Polesine sono vitali e che il nostro territorio ha delle caratteristiche diverse dal resto del Veneto e come tale deve essere trattato e rispettato”. Così il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo, interviene in merito alla drastica riduzione dei contributi regionali ed i maggiori costi di energia elettrica del Consorzio di bonifica Delta del Po, che si è tenuta nella sede di Taglio di Po.

Protesta ad oltranza delle diverse categorie. Il Consorzio Delta del Po, assieme ai comuni di Porto Viro, Porto Tolle, Ariano, Rosolina, Loreo e Chioggia (di cui una parte del territorio rientra nel comprensorio consortile deltizio) hanno annunciato una protesta ad oltranza che prevede, martedì un incontro col Prefetto, poi ordini del giorno approvati dai consigli comunali, incontri in Regione e col governo e, perfino, l’istituzione di un tavolo permanente sul rischio idraulico. Coldiretti Rovigo, col presidente Mauro Giuriolo, sarà in prima fila nel sostenere l’azione comune.

Taglio dei finanziamenti contro la subsidenza. Il grido di allarme arriva dal consorzio deltizio, ma riguarda anche il Consorzio Adige Po. Il problema si sta ripresentando da qualche anno ed è ormai tristemente noto: la Regione Veneto ha tagliato gli stanziamenti per contrastare la subsidenza in Polesine, che, tradotto, significa rischio allagamenti e pericolo idraulico per il territorio che è tutto sotto il livello del mare e che, per restare all’asciutto deve continuamente pompare l’acqua d’infiltrazione fuori dai terreni, indipendentemente dalla piovosità. Anche se le piogge prolungate della prima parte dell’anno hanno aggravato la situazione. Attualmente il bilancio del Consorzio sconta un ammanco di circa un milione e 200 mila euro, solo per i maggiori costi di energia, col rischio di andare in rosso e di dover aumentare la tassazione sui cittadini e sulle imprese agricole del 15 per cento.

Costi energetici in Polesine: 44 euro l’ettaro. “Attualmente – spiega Giuriolo – i soli costi energetici (e li teniamo separati dagli ulteriori costi di manutenzione e gestione che pure sono a carico dei contribuenti), per le imprese agricole sono arrivati a circa 44 euro l’ettaro, mentre per i cittadini proprietari di case, il costo varia in base alla grandezza dell’abitazione. Non è possibile gravare ancora sui polesani per risolvere un problema causato dalle estrazioni metanifere degli anni ’50, che hanno fatto sprofondare tutto il nostro territorio. Situazione di cui stiamo qui a pagare, letteralmente parlando, tutte le conseguenze di manutenzione, sollevamento delle acque e rischio idraulico”.

(Fonte: Coldiretti Rovigo)

Confagricoltura e Cia del Veneto: ARAV sia indipendente da qualunque sindacato agricolo

“L’autonomia di slogo_arav_2010trutture che dovrebbero essere al servizio di tutti i produttori senza distinzioni di appartenenza è un risultato ancora ben lontano dall’essere raggiunto”. E’ quanto affermano in una nota stampa congiunta Confagricoltura e Cia Veneto in riferimento alla recente nomina del direttore dell’ARAV (Associazione Regionale Allevatori Veneto)

Nuove nomine. “Le polemiche che hanno accompagnato la riforma dell’ARAV  con la regionalizzazione delle competenze esercitate dalle sedi provinciali – continua la nota – avevano almeno portato ad una conclusione unanimemente condivisa: e cioè che l’ARAV dovesse essere, ad ogni livello territoriale, indipendente da qualunque sindacato agricolo, per poter svolgere al meglio la propria funzione di servizio e sostegno tecnico a favore di ogni imprenditore. Un risultato, questo, che ritenevamo ancora ben lontano dall’essere raggiunto, nonostante una parte del mondo agricolo si sforzasse di rassicurare che si trattava di una realtà già acquisita. E i fatti, come spesso accade, hanno confermato in maniera inoppugnabile le ragioni e i torti, con la nomina del direttore di Coldiretti Rovigo a direttore dell’ARAV”.

Possibile l’unione del mondo agricolo? “Qui, ovviamente, non sono in discussione le qualità della persona, che potrebbero essere le migliori – continua sempre la nota -, ma un metodo che procede nella lottizzazione delle strutture pubbliche nonostante le smentite di principio e ignora la necessità, particolarmente urgente in questa fase critica sotto il profilo politico ed economico, di unire tutto il mondo agricolo in una logica di condivisione delle responsabilità. Ci chiediamo anche se le risorse pubbliche non possano avere migliore destinazione del sostegno i processi di riorganizzazione e ristrutturazione interna di un’associazione di categoria”.

(Fonte: comunicato congiunto Confagricoltura Veneto e Cia Veneto)

Aflatossine, Coldiretti dice stop agli attacchi all’organizzazione sui limiti legali di tossine

mais“Coldiretti Rovigo non è più disposta a tollerare le ingiustificate accuse e le offese gratuite che altre associazioni agricole, direttamente e indirettamente, mandando avanti i loro militanti, ci stanno rivolgendo da mesi”. Così il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo, pone fine alle voci che, sulla stampa e ai convegni, cercano di far ricadere sulla massima organizzazione agricola polesana, le responsabilità per le difficoltà di commercializzazione del mais contaminato da aflatossine. L’accusa mossa a Coldiretti è di non aver appoggiato la proposta delle altre organizzazioni agricole di elevare il limite legale minimo di tossine nel granturco, per far sparire di colpo la contaminazione, agevolando così la commercializzazione anche del prodotto non conforme.

Aflatossine, resa dei conti. “Abbiamo organizzato per oggi (lunedì 4 marzo) – riferisce il presidente – una grande assemblea coi dirigenti ed i soci interessati, in cui faremo chiarezza, dati alla mano, sulla reale portata del problema delle aflatossine e sulle responsabilità del danno ai produttori maidicoli. La prima responsabilità va a coloro che hanno gestito l’emergenza senza applicare quanto previsto dalla direttiva della Regione Veneto del 2005, non differenziando il mais in base alla presenza di tossine riscontrate (o non riscontrate) e che non lo hanno lavorato, fin da subito, perdendo così tempo prezioso. Al contrario – prosegue Giuriolo – hanno stoccato una massa confusa di mais nei depositi, salvo rendersi conto che in questo modo era invendibile ed allora si è preferito proporre l’innalzamento dei limiti di legge, pur sapendo che non era praticabile, come ha risposto il ministero della Salute. Questa falsa soluzione è stata appoggiata da alcune associazioni di categoria, che hanno trovato un motivo per scaricare le responsabilità, invece di impegnarsi a cercare soluzioni per collocare il mais da trattare. Il mais polesano, in particolare – spiega Giuriolo – sta ancora pagando la campagna denigratoria apparsa sui quotidiani locali ad agosto e settembre 2012, tanto che da allora è passato da mais fra i migliori d’Italia a mais ‘da evitare’, per questo abbiamo parlato di speculazione in atto. Dove sta la ricerca pubblica, che tanto ha dato una mano all’agricoltura veneta nel passato?”

Le possibili soluzioni. “Nella nostra assemblea – specifica il direttore di Coldiretti Rovigo, Adriano Toffoli – parleremo anche degli interventi che abbiamo fatto per dare una risposta al problema, sia in termini economici che di sbocco per il prodotto no-food. Inoltre, ci dedicheremo alla specifica trattazione di come i produttori si possono attrezzare con le migliori tecniche agronomiche di prevenzione delle aflatossine, poiché siamo di fronte ad un problema strutturale, che può ripresentarsi, anche se, ci auguriamo, non con l’intensità del 2012. Vogliamo dare il messaggio positivo che le aflatossine non sono una tragedia, se vengono affrontate da tutti gli attori della filiera, produttori, essiccatori ed operatori, con senso di responsabilità e rispetto delle normative”.

(Fonte: Coldiretti Rovigo)

A proposito di “Agrinsieme”, la posizione di Coldiretti Rovigo

toffoli giuriolo

da sx Adriano Toffoli, direttore Coldiretti Rovigo e Mauro Giuriolo, presidente Coldiretti Rovigo

“A Coldiretti non sono mai piaciuti i discorsi di facciata e neppure le ammucchiate senza un vero programma economico a difesa del reddito agricolo delle imprese professionali”. Così commenta il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo, la notizia della nascita del coordinamento Agrinsieme in Polesine.

Farmer market. “Noi rappresentiamo la maggioranza assoluta dell’agricoltura polesana, ma se la restante parte vuol mettersi assieme per una rappresentanza unitaria è positivo e semplificatorio, anche se, per ora, non abbiamo visto un programma e, soprattutto, non abbiamo visto tavoli dove si presenta un unico rappresentante al posto di cinque. Viceversa, Coldiretti ha un progetto economico partito nel 2000, rompendo le ammucchiate di allora – continua il presidente – e, da soli contro tutti, abbiamo sostenuto la qualità delle produzioni legate al territorio, la sostenibilità e la valorizzazione del made in Italy, il dialogo col consumatore; ed è grazie all’opera di sensibilizzazione di Coldiretti se oggi la cultura del cibo è diventata un valore comune, e quelle stesse organizzazioni agricole che prendevano in giro i nostri “farmers’ markets”, oggi si mettono insieme a parlare di filiera corta, di produzioni sostenibili e di tutela dei consumatori e si danno battaglia per un posto in piazza delle loro aziende”.

Inviti. “Il nostro progetto è l’unico – aggiunge Giuriolo – che ha permesso a tante nostre imprese di fare reddito negli ultimi difficili anni ed anche i governi che si sono succeduti nell’ultimo decennio, ci hanno riconosciuto il merito di aver condotto un’azione positiva per lo sviluppo e la difesa dell’agricoltura italiana”. “Francamente – conclude Giuriolo – qui in Polesine non siamo stati invitati a nessun tavolo e degli inviti veniamo a sapere a mezzo stampa. Penso che tutto questo sia singolare e funzionale a chi ha da difendere altri tipi di interessi rispetto a quelli che oggi persegue la Coldiretti, nascondendosi dietro un “vogliamoci bene” come è avvenuto in passato”.

Ogm.  “Lo stravolgimento dei numeri è un basso tentativo di mistificare la realtà – aggiunge il direttore di Coldiretti Rovigo, Adriano Toffoli – In Polesine il 65 per cento delle aziende agricole sono associate Coldiretti e lavorano quasi il 50 per cento della superficie agricola coltivabile provinciale, come ampiamente documentato dai dati Avepa. E, in ogni caso, non è certo l’ampiezza della maglia poderale a fare l’impresa vincente, ma il progetto imprenditoriale. Anche in passato c’era gente che si voleva mettere assieme – ironizza il direttore Toffoli – Ma bisogna capire su quale programma comune. Dire sì o no agli Ogm, per esempio – prosegue il direttore di Coldiretti – è una questione di vitale importanza per le aziende polesane, che si difendono grazie al valore aggiunto dei prodotti tipici del territorio, che verrebbe invece del tutto azzerato con l’omologazione degli Ogm”.

Aflatossine. “Sulle aflatossine – ricorda il direttore – sottolineando che le imprese hanno bisogno di risposte più che di promesse, ci meraviglia che si continui ad inseguire la chimera dell’innalzamento del limite legale della contaminazione nel mais, quando il ministero della Salute stesso, ha scritto e ribadito nelle linee guida per affrontare l’emergenza (emanate il 16 gennaio), che una deroga al tenore massimo di aflatossine è “difficilmente perseguibile” per questioni di tutela della salute pubblica. Coldiretti si sta impegnando per dare risposte perseguibili nel breve periodo: prevenzione innanzitutto, sostegno alla ricerca e sperimentazione sui sistemi di detossificazione (che ci auguriamo portino presto a dei risultati, anche se su questo punto la ricerca ha perso molto tempo) e la richiesta al ministro del Mipaaf, Mario Catania, di stanziare dei fondi specifici per le aziende, nell’ambito dei provvedimenti conseguenti alla dichiarazione dello stato di eccezionale avversità atmosferica dovuto alla siccità 2012. Questo continuo riferimento all’innalzamento del limite legale delle aflatossine – conclude Toffoli – ha l’aria di una manovra per distogliere l’attenzione dal reale problema, che è la prevenzione e la formazione di tutti gli attori della filiera, che è attualmente l’unica strategia reale per far fronte, davvero, alla contaminazione da micotossine. Il limite legale è un palliativo che tende a scaricare il danno commerciale del mais contaminato tutto sulle imprese agricole produttrici, distogliendo dalle responsabilità di quegli operatori di filiera che non hanno saputo gestire l’emergenza. Tant’è vero che, come ci stanno riportando alcuni operatori, basta abbassare il prezzo del mais per trovare soluzioni di vendita”.

(Fonte: Coldiretti Rovigo)

Il direttivo ARGAV incontra la storia agricola del Polesine

27 novembre 2012, il direttivo ARGAV e alcuni soci ARGAV rodigini nella sede di Coldiretti Rovigo

Nel suo viaggiare su e giù per il Veneto, alla scoperta dei territori e degli ambienti, il direttivo ARGAV si è riunito lo scorso 27 novembre  al numero 19 di via Alberto Mario, a Rovigo, l’ottocentesco Palazzo Malmignati, la sede provinciale storica dell’Associazione polesana Coltivatori diretti,  ideata e fondata dall’avvocato Carlo Belloni nel 1919, il cui busto è esposto nella sede nella sala del primo piano, dell’allora”Casa del Coltivatore” (p.215 Memorie di un Sindacalista Rurale di Antonio Cittanteri, informazione data da M.Federica Belloni), rifondata nell’agosto 1945, dopo il ventennio del corporativismo fascista, oggi nota come Coldiretti Rovigo.

Un edificio comprato pietra su pietra. Letteralmente un pezzo di storia dell’agricoltura polesana, perché l’edificio fu comprato pietra su pietra, con una sottoscrizione del “mattone a mille lire”, agli inizi degli anni ’50, dai soci coltivatori e piccoli proprietari. Il cortile interno era l’antico stallo dei cavalli per chi veniva da fuori città. Oggi come allora, il palazzo è adibito agli uffici provinciali; in un busto all’ingresso del salone e all’ultimo piano, dove viveva con la sua famiglia, quando era direttore (il primo) dell’associazione, aleggia ancora la presenza del senatore democristiano Antonio Cittante: attivo sindacalista rurale.

L’unica a potersi chiamare Associazione. L’Associazione polesana, nata nel 1919 per impulso della diocesi e del mondo cattolico, raccolse e organizzò le famiglie rurali verso il riscatto sociale in Polesine, inserendo un elemento nuovo nella ferale lotta di classe tra socialisti e agrari. All’epoca si chiamava Associazione polesana fra piccoli proprietari e fittavoli e quando, alla fine del corporativismo nacque la Coldiretti nazionale, nel 1944, questa riconobbe la storia dei polesani permettendo loro di mantenere il nome di Associazione, diversamente dagli altri raggruppamenti provinciali, denominati Federazioni.

Il direttivo ARGAV ringrazia per l’ospitalità la direzione di Coldiretti Rovigo ed in particolare Beatrice Tessarin, socio ARGAV e responsabile ufficio stampa dell’associazione agricola polesana, autrice dello scritto che avete appena letto.

In Polesine il prossimo direttivo ARGAV, ospitato il 27 novembre nella sede di Coldiretti Rovigo

L’ultimo direttivo ARGAV del 2012 si tiene in Polesine il 27 novembre, e si riunirà in una sala messa a disposizione da Coldiretti Rovigo. Durante l’incontro, si farà il punto sulla programmazione dell’Assemblea, del premio ARGAV e del pranzo di Natale dei soci, appuntamenti previsti il prossimo 15 dicembre. Si parlerà inoltre delle attività in serbo per  i primi mesi del 2013.

Crisi, a Crespino (RO) Coldiretti parla del progetto economico per superarla

il tavolo dei relatori

«L’educazione alimentare è un dovere fondamentale verso i nostri figli, quanto l’educazione scolastica. Abbiamo una buona agricoltura che produce ottimi alimenti: diamoli ai nostri figli e insegniamo loro a mangiar bene, perché un bambino che mangia bene, sarà un adulto che mangia bene, sarà sano e non peserà sul servizio nazionale». Parola di pediatra e di sindaco di Crespino, Luigi Ziviani.

Globalizzazione del commercio del cibo, male necessario? Al convegno organizzato lo scorso 16 settembre da Coldiretti Rovigo in collaborazione con l’amministrazione comunale: “Filiera agricola tutta italiana e qualità dei prodotti per superare la crisi e mangiare sano”, i relatori hanno collegato la globalizzazione del commercio del cibo con gli allarmi alimentari, sempre più frequenti, con la maggior lavorazione dei cibi e con l’allungamento dei passaggi per arrivare ai consumatori. Risultato: alimenti sempre meno freschi per poter essere trasportati per migliaia di chilometri, sempre più carichi di additivi e aromi, sempre più lontani dalla natura e dall’agricoltura, sempre meno italiani, con una forbice dei prezzi al consumo e alla produzione che si allarga. Ma Coldiretti ha la risposta delle filiere tutte agricole e tutte italiane. «L’Europa riceve il 12 per cento delle importazioni di cibo mondiali – ha detto Rolando Manfredini, responsabile dell’Area sicurezza alimentare della Confederazione nazionale Coldiretti – Ricordiamo la Bse, l’influenza aviaria, il pollo alla diossina, il batterio killer, la mozzarella blu… Il 95 per cento dei casi sono state malattie d’importazione. Nessuna emergenza ha mai avuto origine dall’Italia. Non è una fortuna, ma il risultato di un sano processo produttivo degli alimenti che ci viene da 10 mila anni di storia, quando i popoli transumanti inventarono le conserve per portarsi il cibo appresso e da qui abbiamo creato una cultura degli alimenti senza eguali al mondo».

 

platea convegno

«In Europa esiste il Rasff, il sistema di allerta e respingimento degli alimenti non-sicuri alle frontiere – ha spiegato Manfredini – Negli ultimi sei anni i rigetti sono aumentati: quest’anno sono al 5 per cento. Quali sono i cibi che risultano più contaminati? Alimenti dietetici e speziati. In ogni caso sempre alimenti “processati”, cioè che hanno subito delle lavorazioni dall’industria. E sono i tre quarti del commercio alimentare mondiale. Un sistema che posa su una filiera lunga, quindi meno controllabile. In prospettiva, il rischio alimentare è destinato sempre a crescere. Accorciare la filiera significa più controllo e meno storture. Prendiamo un vasetto di passata di pomodoro: euro 0,99 (offerto in sottocosto, dalla grande distribuzione). Il pomodoro incide per il 9 per cento (euro 0,08), il contenitore per il 19 (euro 0,19), il restante 72 per cento va in trasformazione, logistica e distribuzione (euro 0,72). Chi ha pagato il sottocosto?».

«I cibi che arrivano da lontano devono essere manipolati per poter resistere al trasporto – ha aggiunto Manfredini – Ecco i coloranti, gli additivi, gli aromi per dare colore e gusto a qualcosa che non sa di niente. Le banane vengono raccolte acerbe, maturano in nave e quando arrivano contengono meno potassio delle nostre pesche. Ma il consumatore non lo sa. Un chilo di ciliegie dal Cile consuma 7 chili di petrolio per arrivare. Fate conto che in Italia l’83 per cento dell’energia viene da combustibili fossili, l’86 per cento delle merci viaggia su strada e ogni italiano consuma 6-8 chili di merce trasportata al giorno; ogni pasto percorre mediamente quasi 2000 km». «Uno studio americano – ha proseguito Manfredini – ha calcolato che un cittadino Usa consuma 1600 litri di petrolio al giorno per mangiare. La guerra in Iran è stata fatta per il cibo! Per questo Coldiretti ha progettato la filiera agricola tutta italiana – ha concluso il relatore – perché dobbiamo mantenere la nostra indipendenza dal punto di vista alimentare: se uno stato perde la sua sovranità alimentare si sottomette ad un altro che gli imporrà il suo cibo al suo prezzo».

Crisi nera dei prezzi alla produzione. A conclusione della serata il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo ha così riassunto: «Nonostante siamo produttori di qualità, quest’anno abbiamo visto una crisi nera dei prezzi alla produzione. Le filiere lunghe e lo strapotere della grande distribuzione fanno allargare la forbice dei prezzi, sicché mentre il consumatore paga caro degli alimenti spesso anonimi, i produttori agricoli lavorano sottocosto e ricevono soltanto il 17 per cento per ogni euro di spesa alimentare del consumatore». «Per superare la crisi ed eliminare queste profonde ingiustizie – ha spiegato Giuriolo – Coldiretti ha lanciato un vero progetto economico per la realizzazione di filiere tutte agricole e tutte italiane: solo impegnandoci su questo progetto e stringendo i denti supereremo la crisi». «Abbiamo cominciato tre anni fa con i mercati degli agricoltori con la vendita diretta – ha concluso Giuriolo – e siamo pronti per la Vdo, vendita diretta organizzata. Un sistema di concentrazione del prodotto agricolo di tutte le aziende italiane che aderiscono alla nostra rete, che verrà distribuito attraverso le Botteghe di Campagna amica, sotto un unico marchio, in tutta Italia. Contiamo anche qui in Polesine di aprirne almeno una quanto prima».

(fonte Coldiretti Rovigo)

Nel sistema museale rodigino entra il “Polesine in miniatura”

 

Polesine in miniatura (foto Coldiretti Rovigo)

 

«Il Polesine in miniatura entrerà a pieno titolo nel Sistema museale provinciale, perché da noi il museo non è soltanto quello tradizionale chiuso tra quattro pareti, ma un museo diffuso che corrisponde alle bellezze del nostro territorio». E’ l’annuncio dato dall’assessore provinciale al Turismo, Laura Negri, intervenuta nei giorni scorsi all’inaugurazione del “Polesine in miniatura”, a Gaiba (RO), all’interno della fattoria didattica Fondo Madonnina aderente a Coldiretti. «Nutriamo grandi speranze per questa struttura – ha concluso – che sintetizza le peculiarità della nostra terra che ha al centro l’acqua e la gestione dell’acqua , e pensiamo che potrà diventare quel tassello fondamentale per valorizzare tutto il nostro territorio».

Polesine in miniatura: la scheda. E’ una riproduzione in scala 1:1000 (un metro uguale ad un chilometro) della provincia di Rovigo (il Polesine), lungo km 168. La ricostruzione, pertanto è lunga mt. 150 e larga mt 25, per una superficie di oltre 3700 metri quadri. I diversi livelli altimetrici sul medio mare sono riprodotti in scala 1:10 (un metro uguale dieci metri) per cui il dislivello di circa 20 metri che esiste passando dall’Alto al Basso Polesine, nel parco corrisponde a due metri. Il Polesine in miniatura è realizzato all’interno delle aree verdi dell’azienda agricola Fondo Madonnina, che comprendono tre ettari di terreno tra parco-giardino, recinti degli animali, orto botanico, uno stagno con flora e fauna locale ed, ora, anche questo nuovo parco tematico.  Il Polesine in miniatura ricrea perfettamente la geografia e le caratteristiche geomorfologiche, strutturali ed orografiche del territorio, in particolare l’idrogeologia con la riproduzione dei maggiori corsi d’acqua: i due più grandi fiumi d’Italia, il Po e l’Adige, che lambiscono il Polesine rispettivamente a sud e a nord, ed il Canalbianco che lo attraversa orizzontalmente. Nel dettaglio, il corso del Po si divide a ricreare il suo famoso Delta, di cui sono riprodotte le valli e le lagune, e scorre fino al mare Adriatico, anche questo ricostruito per la parte litoranea. Tutti i corsi d’acqua sono reali con una movimentazione d’acqua di 100.000 litri/ora. L’invaso del mare Adriatico contiene 1.200.000 litri d’acqua. L’impianto è alimentato dall’acqua di falda, che viene pompata da un pozzo e scorre nei fiumi e nel mare, da cui viene riciclata e clorizzata. I 50 Comuni polesani sono indicati con insegne. Il progetto prevede il futuro inserimento della planimetria di ciascun comune capoluogo e di riproduzioni in scala dei principali monumenti e siti di interesse.

 

taglio del nastro con autorità polesane di Polesine in miniatura (foto Coldiretti Rovigo)

 

Le aziende agricole e la multifunzionalità. «Potremo vedere il Polesine da un’altra prospettiva, come fossimo dei giganti dall’alto – ha commentato Raffaele Peretto, studioso di storia e cultura polesane – Una terra nata dall’acqua che è come un acquerello trasparente che galleggia sul mare. Terra di bonifiche, il territorio più giovane d’Italia che merita di essere raccontato e lasciato parlare». «Il Polesine è delicato dal punto di vista della sicurezza idraulica – ha spiegato Lino Tosini, presidente della fondazione Ca’ Vendramin – e conoscerlo significa prepararsi meglio ad affrontare eventuali emergenze». Un plauso a Stefania Rasi, titolare del Fondo Madonnina, e alla sua famiglia è arrivato dalla presidente della provincia Tiziana Virgili che ha detto: «Stefania ed il marito Luca sono passati dalle parole ai fatti, sono un esempio di concretezza». Si è unito il sindaco di Gaiba, Roberto Berveglieri, ringraziando l’imprenditrice Rasi per «quello che sta facendo per l’economia del paese». «Un’azienda che ha sviluppato il massimo della multifunzionalità – ha aggiunto il presidente provinciale di Coldiretti, Valentino Bosco – per un’agricoltura che non è solo produrre, ma anche decidere di investire per trasmettere conoscenza, cultura e tradizioni. Questa è un’impresa che non ha chiesto niente, ma anzi offre opportunità». Un appello alla preservazione del territorio contro le speculazioni è venuto dal consigliere regionale Cristiano Corazzari che ha dichiarato: «Abbiamo la fortuna di un territorio ancora integro dove l’agricoltura è un settore trainante, dobbiamo saperlo tutelare perché è la nostra ricchezza».

(fonte Coldiretti Rovigo)