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Trattenere la pioggia al suolo: Anbi e Coldiretti annunciano i primi 223 progetti, che potrebbero essere immediatamente cantierabili, per realizzare 10 mila invasi medio-piccoli e multifunzionali

Assemblea ANBI 6 luglio 2022

Sono 223 i progetti definitivi ed esecutivi, cioè immediatamente cantierabili, approntati da ANBI e Coldiretti nell’ambito del “Piano Laghetti”, che punta a realizzare 10.000 invasi medio-piccoli e multifunzionali  entro il 2030, in zone collinari e di pianura; i nuovi bacini incrementeranno  di oltre il 60% l’attuale capacità complessiva dei 114 serbatoi esistenti e pari a poco più di 1 miliardo di metri cubi, contribuendo ad aumentare, in maniera significativa, la percentuale dell’11% di quantità di pioggia attualmente trattenuta al suolo.

La realizzazione dei primi 223 laghetti comporterà nuova occupazione stimata in circa 16.300  unità lavorative ed un incremento di quasi 435.000 ettari nelle superfici irrigabili in tutta Italia, nel solco dell’incremento dall’autosufficienza alimentare, indicato come primario obbiettivo strategico per il Paese. Il maggior numero di attuali progetti interessa l’Emilia Romagna (40), seguita  da Toscana e Veneto come evidenziato dall’emergenza idrica in atto; per quanto riguarda il CentroSud è la Calabria a vantare il maggior numero di progetti sul tappeto.  L’investimento previsto per questa prima tranche del Piano Laghetti è quantificato in € 3.252.946.916,00.

A corollario degli invasi, perseguendo  l’altro e determinante obbiettivo strategico dell’autosufficienza energetica, dovranno essere realizzati 337 impianti fotovoltaici galleggianti (potranno occupare fino al 30% della superficie lacustre)  e 76 impianti idroelettrici, capaci di produrre complessivamente oltre 7 milioni di megawattora all’anno. “Quella attuale è la sesta emergenza siccità nei recenti 20 anni e ha già provocato danni per circa 2 miliardi all’agricoltura –precisa Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Servono investimenti infrastrutturali ed il Piano Laghetti è una scelta di futuro.” “L’Italia – aggiunge Ettore Prandini, presidente Coldiretti – è al terz’ultimo posto in Europa per investimenti nel settore idrico. Serve programmazione per uscire dalla logica dell’emergenza ed un piano di laghetti diffusi e con funzioni anche  ambientali è la soluzione all’impossibilità di realizzare grandi invasi come è stato negli anni scorsi per il Sud Italia.”“Se il Governo ha la reale volontà di realizzare almeno 20 grandi interventi infrastrutturali per il settore idrico entro il 2024, non potrà prescindere dalle progettazioni, in avanzato iter procedurale, redatte dai Consorzi di bonifica ed irrigazione. E’ un parco di soluzioni, che mettiamo a servizio del Paese” conclude Massimo Gargano, direttore generale di ANBI. Che ribadisce, infine, la richiesta di una struttura commissariale, che abbia l’autorità per gestire la fase dell’emergenza idrica, ricercando, nel rispetto delle normative, la compatibilità fra i diversi interessi economici e territoriali, che gravano sulla risorsa idrica.

Fonte: Servizio stampa ANBI

E’ veneto il vincitore del concorso fotografico nazionale obiettivo acqua di Anbi, Coldiretti e Fondazione Univerde

1-darla a bere MUNARI PIETRO

Con la fotografia dal titolo “Darla a Bere” che ritrae una formica nell’atto di bere da una goccia di rugiada sospesa su un ramoscello, il vicentino Piero Munari (risiede a Marano Vicentino) si è aggiudicato il primo premio del concorso fotografico nazionale “Obiettivo Acqua” promosso da ANBI, associazione nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, Coldiretti e Fondazione Univerde. “È una foto che racconta molte storie – ha affermato il direttore generale di ANBI Massimo Gargano – parla di vita, di biodiversità, del nostro pianeta e di quell’universale bisogno d’acqua che accomuna tutte le specie”. “Obiettivo del concorso – ha ricordato il presidente nazionale di ANBI Francesco Vincenzi – è mantenere viva l’attenzione delle Istituzioni su politiche dell’acqua che guardino al futuro, in un’epoca caratterizzata dai mutamenti climatici ma anche dall’epidemia di Covid durante la quale, la garanzia di disponibilità di cibo sugli scafali è stata elemento di tenuta sociale. Senza acqua, senza irrigazione, non può esserci cibo e men che meno l’eccellenza agroalimentare del nostro Paese”.

Mostra itinerante. “Siamo felici che il primo premio di questo prestigioso concorso arrivi in Veneto terra di acqua e di bonifica – ha affermato il presidente di ANBI Veneto Francesco Cazzaro -. La foto, insieme alle altre foto che hanno partecipato al concorso, saranno esposte in una mostra che ANBI Veneto sta definendo nel contesto delle celebrazioni del Centenario del Congresso di San Donà di Piave del 1922 che pose le basi della moderna bonifica, un anno di eventi che inizierà a marzo e avrà come momento principale il Festival della Bonifica, proprio a San Donà, dal 26 al 29 maggio“.

Fonte: servizio stampa Anbi Veneto

17-19 ottobre 2021, a Verona una speciale edizione di Vinitaly. E Coldiretti mette in mostra il vigneto d’Italia.

grappoli veneti

Per la prima volta il Vinitaly (17-19 ottobre) apre in piena vendemmia con l’esposizione di tutti i grappoli d’Italia portati a Verona dalle diverse regioni nel salone “Vigneto Italia” creato dalla Coldiretti per scoprire la grande biodiversità e qualità dalle quali nascono le più prestigiose bottiglie del vino made in Italy. L’appuntamento è a partire dalle ore 9,30 di domenica 17 ottobre nella Casa Coldiretti di fronte all’ingresso della struttura fieristica (Ingresso Cangrande), nel padiglione 4 stand D3 con il presidente nazionale Ettore Prandini.

Un viaggio fra i grappoli che permette di conoscere, vedere e toccare con mano le antiche varietà di uva che sono la fonte dei grandi bianchi, rosati e rossi nazionali, i colori, le caratteristiche e le consistenze, curate dal sapiente lavoro di generazioni di viticoltori che garantiscono quelle proprietà uniche ed irripetibili dalla vigna alla tavola. Nel giorno di apertura sarà presentato nello stand della Coldiretti lo studio con la top ten delle denominazioni che hanno avuto il maggior incremento dei consumi in Italia.

Nei tre giorni della fiera saranno organizzati dalla Coldiretti momenti dedicati ai nuovi trend del mondo del vino, dalla produzione ai consumi, con una particolare attenzione all’internazionalizzazione e alla sostenibilità ma anche degustazioni e curiosità con la presentazione di indagini, ricerche ed esposizioni mirate.  Le nuove tecnologie e la difesa delle produzioni italiane saranno al centro dell’incontro “Nuove frontiere della viticoltura e tutela del Made in Italy” in programma lunedì 18 ottobre alle ore 11 nella sala Argento del Palaexpo al piano -1, con la presenza, tra gli altri, del presidente della Coldiretti Ettore Prandini, del Ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli, del governatore del Veneto Luca Zaia, del segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo, Riccardo Velasco, direttore del Centro di Ricerca in Viticoltura ed Enologia Crea, Mario Pezzotti, presidente della Società italiana di genetica agraria, Riccardo Cotarella, coordinatore del comitato di supporto alle politiche di mercato del vino della Coldiretti, Attilio Scienza, professore dell’Università degli Studi di Milano,  Gabriella De Lorenzis, Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali di Milano. Le prospettive dei mercati internazionali verranno, invece, trattate alle 14 sempre lunedì 18 ottobre nella sala Argento del Palaexpo al piano -1 nel convegno su “Il vino italiano alla prova della ripresa post Covid” (diretta streaming su www.coldiretti.it) con il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, i produttori Francesco Ferreri, che è anche coordinatore del comitato di supporto alle politiche di mercato del vino della Coldiretti, Giorgio Polegato (Astoria), Francesca Moretti (Terre Moretti) Gianmaria Cesari (Umberto Cesari), assieme a un esponente dell’Ice e a buyers internazionali.

Fonte: Servizio stampa Coldiretti Veneto

 

 

Bonifica veneta eccellenza del Paese, ma i cambiamenti climatici impongono maggior attenzione al risparmio della risorsa idrica

Duecento amministratori tra agricoltori, rappresentanti dei cittadini e sindaci hanno affollato la sala dell’hotel Laguna Palace di Mestre (VE) al convegno organizzato lo scorso 7 marzo da Anbi e Coldiretti sul sistema della bonifica veneta quale eccellenza del Paese.

Consorzi di bonifica veneti, un modello virtuoso. “I numeri parlano chiaro – ha detto in apertura dei lavori il direttore dell’Anbi regionale Andrea Crestani – 12mila kmq di territorio servito (il 60% della Regione), quasi 5milioni di assistiti (l’89% della popolazione), 26mila km di canali irrigui e di scolo, circa 400 idrovore (delle 700 totali in Italia). Un esempio nazionale per professionalità, capacità d’intervento, progettualità e innovazione, il tutto sostanziato ulteriormente da conti in ordine, sprechi azzerati e senza oneri sul bilancio regionale”. Un biglietto da visita che non lascia dubbi sul modello virtuoso di controllo e manutenzione del territorio basato sull’ autogoverno, la sussidiarietà, l’autonomia finanziaria.

Un po’ di storia. Ha spiegato Massimo Gargano direttore dell’Anbi nazionale: “L’intuizione a cui si devono i moderni consorzi sta in un Regio Decreto n.12 del 1933 “Nuove norme per la bonifica integrale”, se non fu visionaria, per certo fu innovativa affidando agli abitanti di una certo comprensorio il compito di programmare le attività irrigue e idrogeologiche, segnalare le straordinarietà ma soprattutto prevenirle con la cura e la manutenzione del paesaggio nel rispetto dell’equilibrio naturale”. “Una legge regionale del 2009 mise i puntini sulle “i” disciplinando le funzioni, semplificando l’organigramma, aggregando ulteriormente, applicando il principio comunitario di precauzione e prevenzione del danno ambientale – ha sottolineato Giuseppe Romano di Anbi Veneto – anticipando con saggezza e preparando le strutture normativamente, dotandole di strumenti adeguati per quanto sarebbe accaduto negli anni successivi, eventi alluvionali e fenomeni atmosferici fuori dall’ordinario che hanno visto il pronto intervento di Sindaci schierati con la Protezione Civile, i tecnici consortili nonché i funzionari della Regione insieme ovviamente agli imprenditori agricoli. L’azione nel momento dell’urgenza ha scardinato gerarchie e favorito la consapevolezza che di fronte ai cambiamenti climatici non si è mai sufficientemente pronti nonostante i guanti e i caschetti in dotazione”.

Dissesto idrogeologico. Il presidio dei primi cittadini e la loro responsabilità rispetto al dissesto idrogeologico del 91% dei comuni è stato testimoniato da Maria Rosa Pavanello dell’Anci Veneto. Secondo i dati Ispra, oltre un milione di persone vive in aree a pericolosità da frana elevata e più di 6 milioni in zone a pericolosità idraulica. La popolazione più a rischio si trova in Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria. Sul patrimonio di storia, abilità e competenza da difendere e valorizzare è intervenuto Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Veneto, che alla luce di quanto accaduto anche recentemente, dalle alluvioni ai tornado fino alla siccità, ha invocato soluzioni e politiche adatte. “Un ragionamento sul risparmio della risorsa idrica e la sua conservazione va avviato e ovviamente condiviso dai consumatori, dagli ambientalisti oltre che dagli attori principali della campagna”.

Di capitale umano ha parlato Onofrio Rota, segretario generale Fai Cisl: “Metteremo in campo un’agenda agroalimentare, industriale e ambientale riformatrice, che leghi le istanze della produttività con quelle della giustizia sociale. Il binario da seguire è composto dal lavoro, che deve essere sostenuto e ben contrattualizzato. La nostra strategia è la negoziazione con le istituzioni locali e non”. In chiusura il direttore Pietro Piccioni, non ha perso l’occasione di evidenziare la disponibilità di Coldiretti al dialogo per procedere, con la forma della concertazione, lungo un percorso di studio e ricerca per esaltare il ruolo degli enti consortili in una prospettiva di sviluppo ecosostenibile.

Fonte: servizio stampa Coldiretti Veneto

Filiera dello zucchero italiano a rischio, ma al momento, salva la produzione in Veneto ed Emilia. Si mira però ad estendere la coltivazione della barbabietola, coltura che gode di incentivi, non è attaccata dalla cimice asiatica e resiste ai cambiamenti climatici

Un’inversione di tendenza che permetta di aumentare la coltivazione di barbabietola e valorizzare lo zuccherificio di Pontelongo, in provincia di Padova, uno dei due stabilimenti da cui esce l’autentico zucchero “made in Italy”. E’ il piano a cui stanno lavorando i produttori di Coldiretti Padova con l’obiettivo di invertire la serie negativa che negli ultimi anni ha portato ad una sensibile riduzione della superficie coltivata a barbabietole, a causa della politica europea dei prezzi e alle manovre dei grandi gruppi esteri a danno del mercato italiano.

Obiettivo, una crescita di produzione del 30/40 per cento. Ora ci sono tutte le condizioni per dare una svolta al settore dello zucchero made in Italy, grazie ad una filiera certificata, e garantire un futuro allo stabilimento padovano di Pontelongo, con Minerbio, in Emilia-Romagna, uno dei due zuccherifici gestiti dalla cooperativa Coprob. “Partiamo dalla buona notizia dell’avvio della campagna bieticola 2019 per entrambi gli stabilimenti – spiega Ettore Menozzi Piacentini, consigliere di Coldiretti Padova e di Coprob – per lavorare ad un sensibile incremento della superficie coltivata a barbabietole nella nostra provincia. L’obiettivo è quello di favorire una crescita di circa il 30-40% , portando nella nostra provincia la superficie coltivata nel 2020 a2 circa 13 mila ettari”.

Impegno per migliorare la sostenibilità della produzione. Continua Piacentini: “Le condizioni ci sono tutte e i nostri imprenditori hanno la possibilità di fare la propria parte per consolidare una filiera di qualità come quella dello zucchero, a cui teniamo molto. Non possiamo permetterci di vanificare gli sforzi di questi anni in difesa del vero zucchero made in Italy, sostenuto anche da una forte mobilitazione popolare. Con Coprob abbiamo messo a punto una efficace strategia per dare maggiore competitività alla nostra filiera certificata bieticolo saccarifera. Grazie all’apporto della nuova genetica e di tecnologie innovative la coltivazione della bietola è preziosa per il nostro territorio, anche per consentire ai nostri terreni una maggiore efficienza e sostenibilità nella coltivazione di cereali”.

Contributi. Da sottolineare poi l’interessante opportunità di integrazione del reddito con gli incentivi del contributo di base e del contributo accoppiato che consentono di superare i 700 euro ad ettaro per chi sceglie di coltivare barbabietola. E’ una coltivazione che ha tutte le caratteristiche agronomiche ideali per tornare in auge nella nostra campagna e arricchire i nostri terreni. Non va sottovalutata poi la resistenza ai cambiamenti climatici e anche agli attacchi di insetti alieni come la cimice asiatica che sta minacciando numerose coltivazioni. Piantare barbabietola aiuta pertanto a limitare la diffusione di questo parassita che sta creando fin troppi danni alla nostra agricoltura.

Veneto in controtendenza. E’ di questi giorni la notizia che Sadam del Gruppo Maccaferri ha sospeso la campagna bieticola  nello stabilimento di San Quirico (Parma), che coinvolge Lombardia ed Emilia, per la scarsità di semine. Inoltre a livello europeo continua la “guerra” dei prezzi che ha contraccolpi sulle quotazioni. In Veneto invece l’intenzione è quella di andare nella direzione opposta, restituendo valore e reddito alla filiera. “In queste settimane – conclude Piacentini – stiamo incontrando gli imprenditori agricoli proprio per invitarli a cogliere questa opportunità di arricchire la varietà colturale della nostra campagna e di contribuire concretamente a salvare lo zucchero al cento per cento italiano e di qualità, investendo anche sul biologico”.

Fonte: Servizio stampa Coldiretti Padova

Oscar Green Veneto 2017, premiati i giovani talenti dell’agricoltura, padovani i due che contenderanno il premio nazionale a Roma il prossimo settembre

da sinistra, Arianna Frison, Silvia Girotto, Sara Migliorini, Rino Bernard, Valentina Tomezzoli, Andrea Barbetta

Nella Villa della Torre Allegrini a Fumane (Vr) il 24 luglio scorso sono stati eletti i sei vincitori veneti dell’Oscar Green di Coldiretti, scelti dalla giuria tra i cento che ambivano al premio, che riconosce i nuovi talenti dell’agricoltura, quelli più rivolti al sociale, innovativi e che puntano alla sostenibilità ambientale, valorizzando la tradizione per internazionalizzare l’impresa. Ecco di seguito i nomi dei vincitori.

Categoria campagna-amica, Rino Bernard Azienda Agricola La Giasena (BL). Non c’è frutto sulle Dolomiti che non diventi succo. Rino Bernard, nel piccolo paese alle pendici del Nevegal, raccoglie mirtilli, fragole, more, ribes, lamponi, uva spina e sambuco, li spreme, li pastorizza, li imbottiglia e li distribuisce con una rete di agenti e attraverso i distributori automatici. Tanti i turisti che dopo una scarpinata in montagna trovano in vetta una vending machine con le confezioni de “La Giasena”: una cosa sorprendente quanto originale l’idea di questo ragazzo che insieme a tanti altri della sua generazione regala ad un territorio difficile una nuova possibilità. La giuria ha sottolineato un particolare che rende speciale questa realtà: con il titolare lavorano anche dei collaboratori del Bangladesh integrati nel sistema e operativi nella filiera.

Categoria agri-you Sara Migliorini Società Agricola Rio (PD). E’ proprio vero che in campagna si cambia musica. Per Sara Migliorini è stato così e tra bellezze naturali, suoni spontanei e armonia del paesaggio prendere la nota giusta è più facile. Concerti e composizioni melodiche nell’orto biologico oppure in giardino stregano grandi e piccini coinvolgendoli in libere espressioni canore e sonore fino a diventare un’orchestra spontanea con animazione canti e balli che fanno dei visitatori una vera comunità. Sara è impegnata anche nel recupero di colture innovative come rose antiche ad uso alimentare, frumento antico, canapa e lino.

Categoria fare-rete Andrea Barbetta Melovita (PD). “Ma se il melograno cresce in tutto il mondo, perché non coltivarlo in Veneto?”. Per Andrea Barbetta, 27enne agronomo padovano, questa domanda è diventata un tarlo. Così, ragionando con gli amici che come lui si sono appassionati alla pianta, ha dato spinta ad un progetto che in poco tempo è diventato realtà. La prima ad essere catturata dall’idea è stata Elena Migliorini, tecnologa alimentare. A sua volta, Elena ha coinvolto il fratello Fabio, agricoltore, e ancora Silvia Friso, neolaureata in scienze della comunicazione, e Atena Margola, laureata in scienze agrarie e orientata al marketing. I cinque hanno tutti un ruolo ben definito nell’organigramma della startup MeloVita, che conta circa dieci ettari piantati tra le province di Padova e Vicenza, un laboratorio ospitato nell’acceleratore d’impresa H-Farm a Cà Tron di Roncade (TV) e già molte presenze nelle fiere di settore. L’idea di abbinare bontà e proprietà salutistiche per consumatori, grande distribuzione, industria farmaceutica e rete omeopatica li ha portati ad elaborare confezioni «ready to eat» a base di semi morbidi, con imballaggi ricavati dalla stessa buccia, ed ancora marmellate, succhi, puntando anche al primo miele.

Categoria Crea – Azienda agricola Luigi e Silvia Girotto (PD). Possiamo definirli “figli dei fiori”, non perché nostalgici degli anni ’70, ma perché esaltano le virtù floreali delle piante che coltivano attraverso una linea cosmetica che regala, oltre che una nuova giovinezza ai clienti, anche una seconda vita a rose, fiordalisi, gigli e iris. L’impegno dei due titolari è pure orientato valorizzazione della patata Americana di Anguillara, indimenticabile tubero della tradizione contadina veneta.

Categoria Impresa-2-terra per la Bottega Italiana di Castelfranco Veneto (TV). Arianna Frison è una dei tanti giovani produttori agricoli della marca trevigiana. Ha inaugurato insieme ad altri agricoltori una bottega italiana che si affaccia sulla piazza centrale del centro storico di Castelfranco. Oltre ad occuparsi di vendita tradizionale secondo i principi della filiera corta ha costruito un sito e-commerce per la vendita e commercializza i prodotti presso i punti vendita di campagna amica e negli agriturismi di Terranostra. L’obbiettivo è creare una piattaforma distributiva per mettere in rete tutti i prodotti delle aziende.

Categoria we-green Valentina Tomezzoli Società Agricola Tomsland S.S. (VR). L’amore per la natura e il riso hanno spinto Valentina, laureata al Politecnico di Milano in design, a dedicarsi all’azienda di famiglia, produttrice di Vialone Nano Igp biologico. L’attività iniziata dal papà aveva già un’impronta “eco-friendly”, ma con l’arrivo della nuova generazione gli spunti si sono moltiplicati. Un esempio: da un packaging multi-materico (carta e metallo) e multicolore, si è passati alle bottiglie di vetro riciclato e serigrafate a un unico colore, dove bontà, bellezza e sostenibilità si coniugano alla perfezione. Azienda con certificato di sostenibilità ambientale.

Giovani agricoltori, aumentati del 12  per cento. “Le classifiche europee sull’occupazione continuano ad evidenziare un Italia fanalino di coda con la crescita delle condizioni di povertà, una precarizzazione del lavoro affermata e la percentuale più alta di giovani che non lavorano. Eppure c’è un’altra Italia, reale e autentica, tenace e bella: quella dei neo agricoltori che investono in agricoltura che sono aumentati del 12%. Il cambiamento di tendenza viene proprio dal primario che sta esprimendo al sistema economico tutto il suo potenziale”, ha ricordato Martino Cerantola, presidente di Coldiretti Veneto.

Necessarie politiche giovanili più coraggiose da parte di chi governa. “Tanto fermento imprenditoriale ha come riflesso anche la grande capacità di investimento del Programma di Sviluppo Rurale, tra i primi in Europa in termini di possibilità di spesa. Occorre saper leggere la spinta di modernità manifestata dagli under 40 perché gli strumenti a disposizione non sempre riescono a cogliere al meglio la propulsione all’intraprendenza. Nell’ultimo bando di primo insediamento, ad esempio, sono arrivate più di 500 domande ma sappiamo già che solo 300 saranno finanziate. Tra le 200 escluse ci sono sicuramente dei progetti d’avanguardia che non stanno dentro le griglie di valutazione perché sono business plan estremamente pionieri. Sollecitiamo l’Assessorato a non prendere solo atto ma ad impegnarsi verso politiche giovanili più coraggiose che prevedano altri metodi di intervento come l’accesso al credito, i fondi rotazione e il sostegno alle start up con aiuti alternativi“, ha aggiunto Alex Vantini, delegato regionale di Giovani Impresa.

Banca della Terra. Altra questione che sta a cuore ai dirigenti di Giovani Impresa è la Banca della Terra veneta. “Il capitale immobiliare è insostituibile per qualsiasi attività agricola, è ora di procedere con la prima gara di assegnazione dei molti ettari liberi controllati dai Comuni”.

Padovani gli sfidanti al premio nazionale. Il Veneto ora affida nelle mani di Andrea Barbetta e Sara Migliorini la sfida per una vittoria nazionale, il prossimo settembre a Roma.

Fonte: Servizio Stampa Coldiretti Veneto

 

La politica ondivaga (per fortuna) di Coldiretti

Fabrizio Stelluto presidente ARGAV(di Fabrizio Stelluto, presidente Argav) Ho sempre pubblicamente dichiarato l’insussistenza, se non come affermazione generale di principio, della politica del “km.0” soprattutto dopo la miriade di declinazioni, che ha avuto; il rischio è un evidente “effetto boomerang“: infatti, se tutti applicassero il verbo coldirettiano, che fine farebbe l’export agroalimentare italiano, vino in primis?

La conferma di tale contraddizione  arriva ora dall’accordo siglato dalla Cooperativa Ortoromi (sede centrale a Borgoricco, in provincia di Padova e seconda realtà italiana nella cosiddetta “quarta gamma”) proprio con Coldiretti Veneto e Coldiretti Basilicata per l’utilizzo preferenziale di materie prime provenienti da aziende agricole di tali territori. Evviva, ma risulta difficile pensare alla Basilicata come “a km.0” rispetto al Veneto o alla Campania (stabilimenti produttivi della OrtoRomi). A precisa domanda, si risponde che per “km.0” si intende tutta l’Italia ma, se la mettiamo così, in una logica europea e non protezionistica, Austria e Germania (senza contare Slovenia e Croazia) sono altrettanto, se non di più, vicine al Nordest!

In realtà, si è fatta un’intelligente operazione di partnership commerciale nell’interesse delle aziende, ma il sottoscritto Primo Accordo di Programmazione dell’Attività Economica (così si chiama) dimostra almeno tre cose: la prima è che, aldilà della distanza d’origine, va garantita la qualità del prodotto; la seconda è che a fare il mercato sono i consumatori (si pretende di avere sempre tutto a disposizione in barba al principio sacrosanto della stagionalità); il terzo è la conferma che, aldilà di ogni eclatante parola d’ordine, il contadino forse non ha più le scarpe grosse, ma mantiene il cervello fino!

Emergenza latte, 10 novembre 2015, allevatori veneti protestano a Pavia e a Mestre (VE)

latte-11Domani, martedì 10 novembre, una delegazione di allevatori veneti di Confagricoltura manifesterà denunciando la crisi del settore davanti allo stabilimento Lactalis – Galbani di Corteolona (Pavia) assieme ai colleghi di Lombardia e Piemonte. Sempre domani, Coldiretti, estende la protesta dalle industrie ai supermercati in tutte le regioni per fare conoscere ai cittadini i motivi della mobilitazione.

Confagricoltura: unitarietà di lotta, tagli agli enti inutili a favore degli allevatori. Per Lorenzo Nicoli, presidente dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli veneti “Il settore sta attraversando un periodo difficilissimo, se le nostre stalle dovessero chiudere, l’effetto a cascata sarebbe dirompente, c’è quindi la necessità di garantire la produzione italiana e veneta”. Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona, che parteciperà al presidio di domani: “Non possiamo più stare zitti di fronte all’indifferenza del Governo davanti ai gravissimi problemi del comparto latte, siamo pronti ad affiancarci a tutte le sigle sindacali che decideranno di compiere azioni di protesta. E’ una situazione economicamente insostenibile, per la quale vediamo un solo sbocco: ottenere il riconoscimento dello stato di crisi per il comparto lattiero-caseario“. L’unitarietà degli allevatori è nuovamente sottolineata da Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura Belluno: “C’è una spaccatura profonda nel settore zootecnico, non certamente voluta dagli allevatori o creata da Confagricoltura com’è evidente all’interno sia dell’Associazione Regionale sia nazionale degli Allevatori. A chi giova la divisione sindacale? Certamente non agli allevatori! Manca una politica lungimirante che sappia coniugare le specificità territoriali come quelle della montagna”. “Abbiamo perso il 15% del valore del latte dello scorso anno che già era già basso, afferma il presidente di Confagricoltura Vicenza Michele Negretto, che aggiunge: “Alcune aziende, stante gli investimenti compiuti, sono costrette paradossalmente a non chiudere per gli impegni presi. Per il presidente della Sezione Economica lattiero-casearia di Confagricoltura Veneto Fabio Curto: “I nostri costi di produzione sono certamente più alti di quanti producono per il latte in polvere e, pertanto, la Politica deve coerentemente agire di conseguenza. L’Italia deve inoltre, una volta per tutte, varare una concreta ed efficace politica per il settore avendo il coraggio di mettere mano anche a tutti quegli Enti e Associazioni che non sono efficienti, come ad esempio all’AGEA e all’AIA, e riversare le risorse direttamente nelle tasche degli allevatori“.

Mucche nei centri vendita. Domani, dalle ore 9.30 gli allevatori veneti di Coldiretti porteranno le proprie vacche a rischio estinzione davanti all’Ipercoop di Mestre (VE) al Campo Grande, ma proteste ci saranno anche a Torino, Bologna, Milano, Roma e Bari.  “Faremo conoscere alle famiglie e ai bambini – spiega Martino Cerantola presidente di Coldiretti Veneto – da dove viene il latte e come si ottengono i formaggi senza polveri o semilavorati industriali. L’ incontro con i consumatori al momento di fare la spesa ha anche l’obiettivo di dare utili consigli nell’acquisto di prodotti lattiero-caseari per non cadere nell’inganno del falso Made in Italy“. Sotto accusa il latte, lo yogurt e i formaggi spacciati come italiani per la mancanza di una normativa chiara in etichetta, ma anche per l’utilizzo di sottoprodotti, dalle cagliate alle caseine, che mettono a rischio la qualità.

Fonte: Servizio stampa Confagricoltura Veneto/Coldiretti Veneto

 

Sposarsi in campagna, pronto il pacchetto “Agriwedding” targato Coldiretti

AgriweddingIl pacchetto costa circa 7 mila euro e conta un abito da sposa sartoriale, un menù tradizionale per circa 80 invitati, un servizio fotografico con annunci stampati in carta riciclata,  le bomboniere lavorate all’uncinetto o una bottiglia decorata dai ragazzi di una cooperativa sociale, una carrozza trainata da cavalli o l’utilizzo di una macchina d’epoca per gli spostamenti, una notte in agriturismo e la preparazione rilassante con sauna e bagni di fieno pre o post giorno delle nozze. Ingredienti base, a cui aggiungere gli optional del caso senza superare il livello della sobrietà imposta dalla capacità di spesa sempre più ridotta.

Tutto per il matrimonio, compreso il relax in caso di litigio. Al valore iniziale  si aggiunge quello immateriale legato alla relazione sociale che continua anche dopo la cerimonia, alla ricchezza manuale disponibile sul posto e l’originalità dell’offerta. E’ la proposta degli agriturismi di Terranostra, in collaborazione con Campagna Amica,  che in tempo di crisi, ma non degli affetti, lancia il matrimonio in campagna.  La sfida è stata raccolta dall’azienda “Alle Rose” di Massanzago in provincia di Padova, già operativa sul tema dopo aver festeggiato varie nozze di diverse nazionalità ed esigenze. La titolare Franca Dussin con la sua idea di “Agriwedding” si è aggiudicata oggi il titolo di ‘fattoria della tenerezza’. “La nostra disponibilità non finisce con la pianificazione dell’evento fino alla festa – spiega Franca Dussin – noi garantiamo la nostra presenza sul territorio e se serve siamo a disposizione in caso di litigi per un periodo di rilassamento magari anche con supporto di psicologo o terapeuta”.

Antichi Mestieri, pubblicato un libro. Con lei alla presentazione anche Tiziana Favaretto, vice presidente di Donne Impresa Coldiretti Veneto e collega in quanto operatrice agrituristica nel veneziano, dove le richieste di festeggiare il giorno più bello della vita in campagna fioccano anche qui. Tiziana ha ricordato il percorso che ha portato le agricoltrici fino a questo punto: “Esattamente qualche anno fa – ha ricordato – abbiamo cominciato a ricercare i mestieri in via d’estinzione, rispolverando un sapere antico quello dell’abilità manuale. Non con atteggiamento nostalgico – ha precisato – ma con l’intento di trasformare la tradizione in un’innovazione. Questo è un primo risultato come lo è stato il libro di Laura Simeoni che con Michele Rigo ha firmato le pagine di “Antichi Mestieri” edito da De Bastiani e diffuso nelle biblioteche e nelle scuole. Un sapere trascritto che ha un vissuto che intendiamo far studiare agli studenti come patrimonio necessario alla costruzione professionale delle nuove generazioni”.

Se son rose…In questo senso,  da segnalare la storia di una start up presentata sotto il portico della casa Dussin: la diciasettenne Corinne Verdi di Padova ha varato la linea “Sesonrose” di aceto balsamico, confettura e zucchero a base di rose, rigorosamente bio. Grazie ad una coppia di vicini anziani, la giovane ha imparato una ricetta e con un pizzico di innovazione con il fratello l’ha tradotta in prodotto raffinato adottando anche i nonni come riconoscenza. “Un trionfo della sobrietà,  dei sentimenti, che aiuta a guardare al futuro con più serenità – ha commentato Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Veneto – la gente dei campi con il suo buon senso è ancora in grado di dare, allenando la società a ritrovare la fiducia anche nei momenti difficili. Una grande responsabilità a cui gli agricoltori non si sottraggono visto che si occupano di sicurezza alimentare, presidio del territorio e di salvaguardia ambientale”.

Fonte: Coldiretti Veneto

Coldiretti, no ai furbetti della casta dei campi

lavoro-voucher-agricoltura-treviso-provincia-crisiGrandi gruppi industriali, assicurativi e bancari, ma anche enti di diversa natura che non vivono certo di agricoltura sono l’elite intoccabile dei primi tremila beneficiari di contributi che ricevono un importo di oltre mezzo miliardo di euro mentre si chiedono sacrifici a tutti gli italiani a partire dagli agricoltori. La denuncia arriva dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo con riferimento alle scelte che stanno per essere fatte a livello nazionale nell’attuazione della riforma della politica agricola comune per il periodo 2014-2020.

Tax free. Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di una casta di intoccabili che rappresenta appena lo 0,2 per cento degli interessati dagli interventi di politica agricola che riceve pero’ ben il 15 per cento delle risorse destinate all’agricoltura. Una rendita fondiaria e finanziaria che – precisa la Coldiretti – senza un deciso cambiamento nella programmazione nazionale rischia di essere mantenuta per i prossimi sette anni.  Molti di questi soggetti non contribuiscono alla previdenza agricola mentre altri nelle pieghe dell’attuale legislazione hanno creato società Spa ed Srl ad hoc per avere agevolazioni sull’Imu, sulla concessione edilizia, sull’acquisto dei terreni agricoli e anche sulle bioenergie facendo così – continua la Coldiretti – concorrenza sleale al reddito e all’attività dei veri agricoltori.

Necessaria discontinuità. “Ci auguriamo che in questo momento difficile per il Paese nessuno abbia la follia di mantenere questi insostenibili privilegi e ci si impegni invece per concentrare le poche risorse disponibili ai chi vive e lavora in agricoltura per il ruolo ambientale, economico e sociale che svolge per il Paese” ha concluso il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. “La lotta a tutte le rendite sembra finalmente rientrata nell’agenda della buona politica e di questo la Coldiretti se ne compiace perchè – ha concluso Moncalvo – sono necessarie grandi discontinuità sui temi della giustizia e dell’equità sociale per troppo tempo negati dalla malapolitica”.

(Fonte: Coldiretti)