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Certificazione agroalimentare, la parola ai produttori

Certificazione come strumento per qualificare le produzioni, valorizzare i prodotti e tutelare il consumatore. E’ attorno a questo concetto-chiave che si è sviluppato lo scorso 26 maggio all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige il convegno promosso da AQA Certificazioni della Fondazione Edmund Mach e CSQA. Il vicepresidente dell’Istituto Agrario, Gabriele Calliari, il direttore generale, Alessandro Dini e il presidente di CSQA, Luigino Disegna, hanno spiegato l’importanza del nuovo accordo che darà più servizi e supporto alle aziende trentine, anche in termini di informazione e formazione, sulle materie legate alla certificazione per valorizzare il sistema organizzativo aziendale e la qualità delle sue produzioni.

Le tematiche emerse nella tavola rotonda. Momento clou del convegno, moderato da Mirtis Dalpiaz, direttore di Aqa Certificazioni, è stato il dibattito che ha visto salire sul palco dei relatori alcuni esponenti del modo agricolo trentino: Mario Tonina della Federazione provinciale allevatori, Massimiliano Gremes di Melinda, Diego Coller di Astro, Andrea Merz di Trentingrana e Fausto Peratoner della cantina Lavis. Tra i principali messaggi scaturiti dalla tavola, coordinata dal giornalista esperto di economia e marketing dell’agroalimentare, Fabio Piccoli, la crescente attenzione alle nuove tipologie di  certificazione volte alla sostenibilità ambientale, la necessità di razionalizzare gli strumenti di certificazione e di rafforzare la comunicazione e l’immagine aziendale, la preoccupazione per la continua proliferazione degli schemi che rischiano di creare confusione e non creano ulteriori vantaggi per l’azienda.

Certificazione come valore aggiunto. “La certificazione ormai è un prerequisito per proporre con più forza i propri prodotti all’esterno” ha spiegato Gremes, mentre Peratoner ha sottolineato che quello del vino è un settore che prima di altri ha avvertito la necessità di ricorrere a questo strumento. “Certificazione come valore aggiunto” per Danilo Merz che ha portato Trentingrana a sfruttare sito internet, packaging, brochure aziendali per trasmettere al consumatore il concetto di sicurezza alimentare e di affidabilità. Secondo Coller le certificazioni in futuro saranno “sempre più specializzate, spostando l’attenzione sulla qualità del prodotto e sulla sua origine”, mentre per Mario Tonina in questo momento di difficoltà per i prezzi e la concorrenza dall’estero la certificazione ha consentito di  distinguere e qualificare meglio la carne trentina.

Logo Qualità trentino. Mauro Fezzi, dirigente del Dipartimento agricoltura della Provincia ha descritto gli interventi e i finanziamenti pubblici per la qualità. “Contare su produzioni certificate  significa offrire una maggiore garanzia di qualità -ha detto-: questo porta un grande vantaggio, anche in termini di immagine, per l’intero comparto agroalimentare. E’ in questa direzione che si muove anche il marchio “Qualità trentino”, logo che distinguerà sul mercato le produzioni agroalimentari trentine che rispettano specifici protocolli di produzione. Andrea Cereser dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha parlato delle norme volontarie e della gestione della qualità, mentre Maria Chiara Ferrarese ha illustrato le norme volontarie applicabili al settore agroalimentare.

(fonte Istituto Agrario di San Michele all’Adige)