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Dal Trentino, un esempio con le mele di bioeconomia circolare, interpretazione di un nuovo concetto economico in risposta alla crisi

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Un contesto difficile e segnato dalle incertezze, quello che le aziende agricole stanno affrontando con costi delle materie prime in continuo aumento, costi di produzione alle stelle e mercati difficili. Senza contare l’impatto degli eventi climatici sempre più frequenti e veementi, basti pensare che dall’inizio dell’anno gli eventi estremi fra nubifragi, bombe d’acqua, grandinate, bufere di vento e tornado che hanno provocato danni e vittime sono cresciuti del +42% rispetto allo scorso anno, con il 2022 che si classifica, peraltro, fino ad ora in Italia, come il più caldo di sempre, con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado (+0,96 °C) rispetto alla media storica, ma si registrano anche precipitazioni ridotte di 1/3 anche se più violente secondo Isac Cnr.

Non da meno il fenomeno dello spreco che porta a “buttare” mediamente un terzo della produzione lungo la filiera e nel processo di consumo. Nasce in questo contesto il partenariato europeo per l’innovazione SMS Green, del quale Co.Di.Pr.A. è capofila e vede la collaborazione di Agriduemila Hub Innovation, Fondazione Edmund Mach e Melinda. L’investimento convinto in innovazione di prodotto e di sistema è da sempre un elemento altamente qualificante per il nostro settore. Per questo Co.Di.Pr.A. ha promosso questo nuovo progetto nell’ambito dei Partenariati Europei per l’Innovazione (P.E.I.), che vede al centro il concetto di bioeconomia circolare che sarà sicuramene traino di innovazione e crescita sostenibile del nostro territorio.

Il progetto si pone l’obiettivo di dare nuova vita alle mele danneggiate irreparabilmente dagli eventi atmosferici e al marco mela esaurito, ossia il residuo esausto della produzione dei trasformati di mela, trasformandoli in un fertilizzante organico con proprietà ammendanti, a chilometro zero, che arricchisca e nutra il nostro prezioso suolo senza asportare ulteriori risorse prime, valorizzando al contempo dei prodotti attualmente considerati scarti, a ridotto valore aggiunto e dalla minima marginalità per l’agricoltore. La produzione di fertilizzanti dal recupero dei materiali organici di scarto della filiera potrà essere una risposta fondamentale per il raggiungimento di una adeguata capacità di autoproduzione interna e per interrompere la dipendenza dall’estero quanto ai fertilizzanti, che oggi mette a dura a prova le imprese per l’impennata straordinaria dei prezzi dovuta all’attuale contesto geopolitico. L’ulteriore valorizzazione del prodotto di scarto potrebbe permettere di riconoscere ai produttori agricoli una compensazione superiore delle “mele da industria” con il risultato, da un lato, di ottenere un ricavato complessivo non inferiore al consueto e dall’altro permettere una facilitazione nell’individuazione della capacità assicurativa, attraverso lo sviluppo di innovative soluzioni di gestione del rischio.

Dichiarazioni. “Tutto ciò – spiega Giovanni Menapace, presidente di Co.Di.Pr.A. – contribuisce positivamente a raggiungere un equilibrio economico-finanziario di lungo termine per le imprese agricole, stabilizzando le entrate e garantendo dei proventi di vendita anche nel caso in cui la produzione fosse fortemente compromessa da danni conseguenti a eventi avversi e/o da fitopatie”. “Oltre alle migliori prestazioni e stabilità reddituale – evidenzia Marica Sartori, direttore di Co.Di.Pr.A. – questo potrebbe produrre ulteriori effetti e ricadute positive sugli agricoltori, in quanto verrebbero applicati costi assicurativi ridotti grazie all’innescarsi di meccanismi virtuosi. Meccanismi virtuosi, quelli della bioeconomia circolare, che mirano a ridurre a 360° gradi gli effetti economici negativi sulle imprese derivante dall’aumento sproporzionato dei costi di produzione”. Il progetto avrà, quindi, numerosi impatti sull’intero comparto agricolo trentino e nazionale, per quanto riguarda sia il fronte assicurativo sia in termini di sostenibilità ed efficienza del sistema produttivo. “È necessario favorire una razionalizzazione delle soluzioni di gestione del rischio e, conseguentemente, un efficientamento della spesa pubblica – sottolinea Andrea Berti, amministratore delegato di Agriduemila Hub Innovation e direttore di Asnacodi Italia – Siamo costantemente al lavoro per portare ulteriori sviluppi nella direzione dell’innovazione, sfruttando le potenzialità delle tecnologie, ad esempio utilizzando rilievi satellitari, implementando tecnologie di machine learning e intelligenza artificiale, sempre con l’obiettivo principe di valorizzare e tutelare il lavoro degli agricoltori. Una gestione del rischio che è evoluta nel tempo fino ad arrivare ad implementare strumenti per la stabilizzazione del reddito aziendale deve necessariamente sviluppare sinergie con la filiera e questi processi di bioeconomia circolare vanno sicuramente incentivati e sostenuti.” “Si tratta di una sfida importante quella che si pone il progetto SMS Green – racconta Silvia Silvestri, responsabile dell’Unità Bioeconomia del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach – con tutto il nostro staff e grazie alle tecnologie che disponiamo siamo già all’opera per caratterizzare i prodotti di scarto, valutarne le capacità fertilizzanti e misurarne gli effetti al suolo”. “Per noi è importante e fondamentale – spiega Luca Lovatti, responsabile ricerca e sviluppo di Melinda – riuscire a trovare soluzioni sostenibili sia da un punto di vista ambientale, sia sociale che economico. Infatti, è già da tempo che abbiamo intrapreso un percorso votato alla sostenibilità che hanno già dato risultati tangibili, come l’impego dei packaging compostabili, gli studi sulla carbon footprint. Questo progetto aiuterà ulteriormente a trovare risposte per una economia sostenibile incentrata su prodotti e processi di eccellenza e valorizzazione di ambiente e territorio”.

Fonte: servizio stampa Co.Di.Pr.A.

Trento, Festival dell’Economia, Fondazione Edmund Mach invita alla partecipazione di alcuni incontri sul futuro di agricoltura, ambiente e alimentazione

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Sino al 5 giugno si svolge a Trento il Festival dell’Economia. Il tema scelto per l’edizione 2022 – “Dopo la pandemia  – tra ordine e disordine” – stimolerà il dibattito tra le menti più brillanti del mondo scientifico, gli opinion leader di riferimento e importanti esperti delle più diverse discipline per analizzare com’è cambiato il mondo (e come cambierà) dopo la pandemia e la guerra in Ucraina. La Fondazione Edmund Mach invita il pubblico a partecipare a tre eventi con relatori di prestigio su tematiche che vanno dalla biodiversità all’idrogeno, passando per le agro-tecnologie d’avanguardia. L’ingresso in presenza a tutti gli eventi del Festival è gratuito, fino ad esaurimento posti, non è prevista la prenotazione.

Venerdì 3 giugno 2022 – h 15-16 La grande sfida dell’idrogeno verde: il ruolo di agricoltura e foreste, Dipartimento di Economia – Sala Conferenze Via Vigilio Inama, 5 – Trento con: prof. Franco Cotana, Università di Perugia, membro del Comitato Tecnico-Scientifico FEM e fondatore del CRB, Centro di Ricerca sulle Biomasse, istituito dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio presso l’Università di Perugia, centro di riferimento Italiano per la ricerca sui biocarburanti e le biomasse ad uso energetico; dr. Gabriella De Stradis, dirigente dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali; prof. Mario Pezzotti, dirigente Centro Ricerca e Innovazione Fondazione Edmund Mach. Modera Jacopo Giliberto, Il Sole 24 ORE

Venerdì 3 Giugno – 18:00 – 19:00 Agritech: come cambia l’agricoltura. Che cosa ci aspetta in un futuro (molto) prossimo? Fondazione Caritro – Via Calepina 1, Trento con prof. Matteo Lorito, Rettore Università degli Studi Federico II di Napoli; on. Filippo Gallinella – presidente della XII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati; prof. Mario Pezzotti, dirigente Centro Ricerca e Innovazione Fondazione Edmund Mach. Modra Giorgio Dell’Orefice, Il Sole 24 ORE

Sabato 4 giugno –  18.15 – 19.15 Dipartimento di Economia – Sala Conferenze, Via Vigilio Inama, 5 – Trento Agricoltura sostenibile, high tech e biotecnologie con: Anna Gatti, direttore Lift Lab Scuola di direzione aziendale Università Bocconi di Milano; Lorenza Alexandra Lorenzetti, ALTIS – Università Cattolica del Sacro Cuore;  Bruno Mezzetti, Università Politecnica delle Marche; Mario Pezzotti, professore di Genetica Agraria Università di Verona, direttore Scientifico Centro Ricerca ed Innovazione Fondazione Edmund Mach

Domenica 5 Giugno – 16:00 – 17:00 La biodiversità fra ordine e disordine Dipartimento di Economia – Sala Conferenze, Via Vigilio Inama, 5 – Trento con: prof. Mario Pezzotti, dirigente Centro Ricerca e Innovazione Fondazione Edmund Mach; prof. Michele Morgante, Università di Udine e Direttore Scientifico dell’Istituto di Genomica Applicata; prof. Danilo Porro, membro della Delegazione Nazionale nel Comitato di Programma di Horizon Europe 2021-2027, direttore Institute of Molecular Bioimaging and Physiology del CNR Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze Università Milano Bicocca. Modera Alessia Maccaferri, Il Sole 24 ORE. Ulteriori informazione: www.festivaleconomia.it 

Fonte: Servizio stampa FE

Accordo tra FEM e l’Istituto di Bordeaux per sviluppare la ricerca in viticoltura ed enologia

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È stato siglato un accordo quadro tra la Fondazione Edmund Mach e l’ Istituto delle Scienze della Vite e del Vino di Bordeaux (ISVV), due importanti realtà scientifiche che condividono un ruolo di eccellenza nella ricerca in materia viticola ed enologica con lo scopo di creare sinergie per affrontare le sfide di questi comparti a livello europeo. Il protocollo, siglato tra il direttore generale della FEM, Mario Del Grosso Destreri, e il direttore dell’Istituto delle Scienze della Vite e del Vino di Bordeaux, prof. Alain Blanchard, è il risultato di due giorni di reciproche presentazioni dell’attività di ricerca dei due istituti, di visita ai laboratori e ai campi sperimentali di San Michele, di confronto scientifico condotto in tavoli di lavoro tematici, di pianificazione delle linee di ricerca da svolgere in collaborazione.

L’accordo spazia a 360° nei settori delle viticoltura e dell’enologia, senza trascurare le ricadute di tipo ambientale e sociale, come ha rimarcato il direttore dell’istituto francese, Alain Blanchard, dato che il settore vitivinicolo, sia in Italia che in Francia, porta con sé un indotto che è spesso trainante nelle economie e nelle società delle regioni produttive più importanti dei due paesi. La Fondazione Edmund Mach e l’Istituto delle Scienze della Vite e del Vino di Bordeaux si trovano dunque, allineati, nel perseguimento di obiettivi comuni per promuovere la sostenibilità della filiera viti-enologica: dall’obiettivo della riduzione della chimica e degli apporti fitosanitari perseguito attraverso il monitoraggio delle principali fitopatie, lo studio dell’adattamento della vite ai cambiamenti climatici e alle diverse malattie e l’utilizzo di tecniche di genome editing, all’uso razionale delle risorse naturali passando al tema della tipicità e qualità del vino attraverso lo studio dei determinati chimici e sensoriali che contribuiscono a rendere un vino unico e di qualità. “Abbiamo l’onore di ospitare un’eccellenza internazionale di ricerca, istruzione superiore e sviluppo che raccoglie le sfide dell’industria vinicola di domani – ha spiegato il presidente FEM -. La complessità del mondo del vino ci unisce e di conseguenza ci porta ad agire con maggiore efficienza. Alla FEM la ricerca in ambito viticolo è di alto livello, arricchita da numerosi contatti con la professione vitivinicola, con gli attori del territorio e le loro richieste, e dall’istruzione e formazione e dal trasferimento tecnologico. Auspico pertanto che questa visita possa essere un punto di partenza per una proficua collaborazione, suggellata con la firma di un accordo quadro di cooperazione fra le nostre due prestigiose Istituzioni per rinsaldare i legami tra regioni vitivinicole di eccellenza”.

L’attività di ricerca in ambito viticolo-enologico è radicata nel DNA della FEM e risulta arricchita dai numerosi contatti con il mondo dei professionisti, dalle attività di trasferimento tecnologico e di istruzione e formazione. E proprio nel contesto dell’istruzione va sottolineato che fino 2019 i migliori diplomati del corso per enotecnici hanno svolto diversi stage nel Bordolese. A causa l’emergenza COVID-19 queste esperienze didattiche sono state sospese ma l’auspicio è di poter riprendere queste attività, proprio anche grazie alle nuove opportunità di collaborazione che questa visita anticipa. “Nei due giorni di visita della delegazione francese abbiamo approfondito i principali problemi che affliggono la viticoltura e l’enologia dell’intera Europa e abbiamo definito i contesti scientifici per realizzare soluzioni innovative nel rispetto della transizione ecologica e della sostenibilità ambientale ed economica – spiega il dirigente del Centro Ricerca e innovazione, prof. Mario Pezzotti-. L’obiettivo è collaborare in maniera proficua, sistemica e complementare, mettere insieme le forze, i materiali sperimentali e le competenze per fare massa critica ed affrontare uniti le sfide future”. Soddisfatto della visita anche il prof. Alain Blanchard: “La Fondazione Edmund Mach è un istituto che ha mostrato di essere all’avanguardia scientifica in Europa, con molteplici e importanti risultati ed interazioni in tutto il mondo; si tratta di rispondere alle necessità principali della viticoltura europea di oggi, includendo anche le questioni ambientali e volto ad assicurare la continuità di un sistema che è oggi reso fragile nei nostri rispettivi territori. Dunque oggi siamo qui per concludere un percorso di collaborazione di ricerca su progetti dalla viticoltura fino all’enologia, includendo anche gli aspetti sociali, ugualmente sottesi alla realtà della viticoltura nei nostri territori”.

Fonte: Servizio stampa FEM

Trentino. Fondazione Edmund Mach lancia un appello per la raccolta delle cimici asiatiche

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In questo periodo le cimici si trovano ancora all’interno o nei pressi delle abitazioni, ma anche negli orti e nei giardini, soprattutto nelle zone di campagna. Al fine di proseguire l’allevamento massivo delle cimici asiatiche per la produzione degli insetti antagonisti da rilasciare in campo, la Fondazione Edmund Mach chiede ad agricoltori e cittadini di contattarli in caso di rilevamento di cimici asiatiche vive (almeno 10 esemplari) per prenotare il ritiro a domicilio da parte dei tecnici FEM.

Ritiro a domicilio. I cittadini che trovano 10 o più cimici possono chiederne il ritiro parte dei tecnici FEM, che avverrà rispettando scrupolosamente le misure per il contenimento del Coronavirus.Per prenotare il ritiro, inviare un messaggio WhatsApp al numero 331.6451211 o una mail a monitoraggio.cimice@fmach.it (indicando il nominativo, indirizzo e il numero di cimici ritrovate). Oppure si può telefonare al numero 331.6451211 (dal lunedì al giovedì ore 8.00-12.00 e 13.30-16.30 / venerdì 8.00-12.00).

Modalità di raccolta e conservazione. Raccogliere le cimici vive in un contenitore pulito, asciutto e sufficientemente ampio da non ammassarle (anche barattoli di conserve recuperati); tappare il contenitore con un coperchio forato oppure con foglio di carta da cucina fissato con un elastico con all’interno della verdura (un fagiolino o un pezzo di carota) o frutta (un pezzo di mela).

Fonte: Servizio stampa Fondazione Edmund Mach

Trentino- Alto Adige, premiate le cantine vincitrici del 4° Concorso vini territorio, 28 i premi assegnati

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Lo scorso 11 giugno, presso l’aula magna della Fondazione Edmund Mach, si è svolta la cerimonia di premiazione del 4° concorso sui vini del territorio. Il concorso, autorizzato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali come concorso ufficiale, si è tenuto il 13 e 14 maggio scorso con la valutazione da parte di una commissione di 30 esperti di 138 etichette provenienti da oltre 70 cantine trentine e altoatesine.

Sono stati consegnati 28 riconoscimenti con un evento trasmesso in diretta youtube e al quale sono intervenuti il direttore generale Mario Del Grosso Destreri, il dirigente del Centro Istruzione e Formazione, Ivano Artuso e il responsabile del Dipartimento istruzione post secondaria nonché referente organizzativo del concorso, Andrea Panichi. La quarta edizione del concorso ha inteso valorizzare e promuovere la qualità dei vini Teroldego Rotaliano Dop, Trentino Dop Merlot, Trentino Dop Traminer aromatico, Alto Adige Südtirol Dop Merlot, Alto Adige Südtirol Dop Gewürztraminer a cui si aggiungono le categorie Trentino Dop, Vigneti delle Dolomiti Igp e Vallagarina Igp Nosiola e Alto Adige Südtirol Dop Sylvaner con le relative sottozone Valle Isarco e Terlano. Nove le categorie premiate e un premio assegnato dagli studenti. Importante è la valenza didattica di questa iniziativa, dato che la commissione che ha valutato vini, composta da trenta esperti tra enologi, sommelier e giornalisti, è stata supportata dagli studenti del corso enotecnico che hanno avuto l’opportunità di approfondire la conoscenza dei vini prodotti nel territorio Trentino – Alto Adige/Südtirol.

La manifestazione, organizzata dal Centro Istruzione e Formazione FEM con il patrocinio dei Comuni della Piana Rotaliana: San Michele all’Adige, Mezzocorona e Mezzolombardo, conta sulla collaborazione delle due sezioni Assoenologi Trentino ed Alto Adige e del Consorzio turistico Piana Rotaliana Kőnigsberg. Alla consegna dei premi erano presenti oggi anche i rappresentanti di queste realtà, oltre al Consorzio Vini del Trentino.

A questo link   l’elenco di vincitori. 

Fonte: Servizio stampa Fondazione Edmund Mach

Viticoltura. 7 varietà “resistenti” sono pronte a portare più sostenibilità nei vigneti trentini

Nermantis, Termantis, Valnosia e Charvir, le quattro varietà risultato del programma di miglioramento genetico della Fondazione Edmund Mach, unitamente alle tre cultivar Solaris, Souvignier Gris e Pinot Regina si presentano oggi al territorio trentino in tutte le loro caratteristiche e potenzialità, con un denominatore comune: la tolleranza a oidio e peronospora, le principali patologie della vite.

Queste cultivar sono state protagoniste in diretta streaming sul canale youtube della FEM dell’incontro conclusivo del progetto VEVIR coordinato dal Consorzio Innovazione Vite (CIVIT) con partner Fondazione Edmund Mach per gli aspetti scientifici e il mondo produttivo con Cavit, Mezzacorona, Cantina di Lavis e Cantine Ferrari. In base ai risultati di questo progetto, tra la 30 varietà di vite presenti sul mercato tolleranti a oidio e peronospora, queste sette si sono dimostrate particolarmente performanti in Trentino oltre a rappresentare un’opportunità per areali viticoli confinanti con aree sensibili, dove le limitazioni ai trattamenti fitosanitari rappresentano un grosso limite e nelle aree dove la meccanizzazione a causa della forte pendenza è impossibile.

I tecnici e i ricercatori della Fondazione Edmund hanno testato per tre anni dal punto di vista agronomico ed enologico oltre 30 varietà di vite resistenti presenti sul mercato. Le hanno attentamente studiate nei campi sperimentali dislocati in Piana Rotaliana, Vallagarina e Valsugana, per capire innanzitutto come si adattano a diverse altitudini e a diverse condizioni climatiche, ma valutandone anche la fenologia, la fertilità, la produttività, la tolleranza alle principali malattie fitosanitarie, il potenziale enologico rispetto a due varietà tradizionali: Chardonnay e Marzemino. 

All’incontro sono intervenuti in apertura il presidente di FEM e il vicepresidente di CIVIT. Il presidente FEM, Mirco Maria Franco Cattani  ha spiegato: “La collaborazione integrata di ruoli ed esperienze complementari, che sorregge il progetto VEVIR, ha prodotto un risultato estremamente positivo, perchè pienamente rispondente agli obiettivi previsti, in grado di fornire un valido supporto ai viticoltori ed agli operatori commerciali, armonizzando la produzione in campagna con le necessità urgenti di preservare la salubrità del territorio a beneficio di quanti lo abitano e frequentano. Per FEM è un’ ulteriore sprone nella propria missione di sostegno e affiancamento agli agricoltori, che è stata ragione della sua fondazione”. Fabio Comai, vicepresidente del Consorzio Innovazione vite, che avrà il compito di promuovere queste varietà tra i viticoltori, ha spiegato che il progetto ha dato molte soddisfazioni in quanto oltre a CIVIT sono state coinvolte le cantine del Trentino che hanno potuto sperimentare in prima persona i risultati raggiunti. Lorenzo Gretter, responsabile tecnico di CIVIT, ha evidenziato obiettivi e opportunità del progetto, Marco Stefanini ha parlato dell’attività di miglioramento genetico. Nell’intervento di Maurizio Bottura, Alberto Gelmetti, Michele Margoni, Bruno Mattè, Flavio Mattedi sono stati messi in luce i risultati agronomici delle varietà resistenti in Trentino; Duilio Porro e Stefano Pedò hanno portato l’attenzione sugli aspetti nutrizionali delle varietà resistenti. Infine, gli aspetti compositivi dei vini sperimentali ottenuti da varietà resistenti in Trentino sono stati messi in luce da Sergio Moser e Tomas Roman. L’incontro è stato moderato da Vincenzo Betalli del CIVIT. 

Fonte: Servizio stampa FEM

Individuata una nuova proteina alternativa ai prodotti fitosanitari per proteggere la vite

immagini di dischetti fogliari di vite, con e senza il trattamento con NoPv1 (la muffa bianca è la peronospora), foto FEM

La vite (Vitis vinifera L.) è una coltura dal grande valore economico in tutto il mondo. Basti pensare che nel 2018 sono stati prodotti in Europa, primo produttore mondiale, oltre 29 milioni di tonnellate di uva. L’Italia, con 8 milioni di tonnellate, si è assicurata un posto da primatista tra i paesi UE ed è il secondo produttore al mondo (dati ricavati da FAO STAT relativi all’anno 2018). Una produzione di questa portata è resa possibile dall’uso di prodotti fitosanitari per contrastare diverse malattie, tra le quali spicca per importanza e diffusione la peronospora della vite, causata dall’oomicete (un organismo simile ad un fungo) Plasmopara viticola. In assenza di trattamenti e in condizioni ambientali favorevoli, la peronospora può colpire fino al 75% delle colture di vite in una singola stagione, causando ingenti riduzioni della produzione.

Progetto GrAptaResistance. Cinque anni fa, i gruppi di ricerca del prof. Paolo Pesaresi, del dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano, e della dott.ssa Silvia Vezzulli, della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN), hanno iniziato a studiare una nuova strategia che potesse consentire di sviluppare alternative a basso impatto ambientale ai fungicidi convenzionali.  Il progetto GrAptaResistance, finanziato dalla Fondazione Cariplo, ha permesso di sviluppare una nuova strategia nel settore degli agrofarmaci, che consente di isolare piccole proteine, costituite da 8 aminoacidi, assolutamente naturali, in grado di inibire enzimi chiave dei patogeni e quindi di contrastarne le infezioni.

La tecnica. “Nello studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports – spiega Pesaresi – abbiamo individuato la proteina NoPv1 (No Plasmopara viticola 1) capace di bloccare sul nascere l’infezione di foglie di vite da parte del patogeno. NoPv1 inoltre, non danneggia in alcun modo la crescita di altri microorganismi presenti nel suolo e benefici per la vite, oltre a non essere nociva nei confronti di cellule umane”. Seppur i risultati ottenuti siano preliminari, questa strategia rappresenta un importante passo in avanti nella ricerca di alternative a basso impatto ambientale agli agrofarmaci. “La tecnica -aggiunge Silvia Vezzulli- potrà essere utilizzata per identificare proteine naturali in grado di contrastare le infezioni causate da diversi patogeni vegetali ”. La Fondazione Mach esprime soddisfazione per i risultati di questo studio che si aggiunge alle altre azioni di ricerca FEM finalizzate alla lotta sostenibile alla peronospora. Gli ambiti riguardano l’uso di microrganismi attivi nella lotta ai patogeni, l’attività di miglioramento varietale, sia attraverso le tecniche di breeding tradizionale che hanno portato, ad esempio, alla creazione di quattro varietà tolleranti alla peronospora recentemente iscritte nel Registro nazionale delle varietà di vite, sia esplorando e studiando le nuove tecnologie di miglioramento genetico (new breeding technologies), le cosiddette “forbici molecolari”.

Fonte: Servizio stampa Unimilano – FEM

Emergenza nuovo coronavirus, nei laboratori della Fondazione Edmund Mach (TN) parte l’analisi dei tamponi a supporto della sanità trentina

Fondazione Edmund Mach

In relazione all’emergenza Covid-19 la Fondazione Edmund Mach di Trento e l’Azienda provinciale per i Servizi Sanitari di Trento hanno sottoscritto e reso operativo un accordo di collaborazione tecnologica con il quale l’ente di San Michele contribuisce a potenziare la capacità produttiva giornaliera diagnostica sui tamponi.

Il protocollo, firmato dai direttori Mario Del Grosso Destreri e Paolo Bordon, si affianca alla collaborazione già iniziata nelle scorse settimane, concretizzatasi con la fornitura da parte di FEM di dispositivi tecnologici che consentono di velocizzare l’estrazione dell’ Rna del virus dai tamponi. L’attività analitica che verrà svolta a San Michele, vede coinvolti ricercatori, tecnologi e tecnici dei laboratori di genetica della conservazione, biologia computazionale con la piattaforma di sequenziamento, nutrizione e nutrigenomica ed ecologia applicata, per effettuare le analisi in stretto raccordo con il Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Ospedale S. Chiara. Un vero e proprio sforzo collettivo del Centro Ricerca e Innovazione FEM che analizzerà l’RNA estratto presso APSS per confermare la positività o la negatività dei tamponi che verranno restituiti alla stessa Azienda Sanitaria per la validazione finale dei risultati del test.

A servizio dell’emergenza. “Nell’arco di pochi giorni – spiega il direttore generale Del Grosso Destreri- sono stati compiuti in FEM notevoli sforzi per convertire tecnologie e tecniche finalizzate ad attività di ricerca in ambiti differenti e metterle a servizio dell’emergenza che il territorio sta affrontando. Ringrazio, pertanto, tutti i colleghi che hanno messo impegno e passione fuori dal comune per rendere possibile tutto questo”. Paolo Bordon, direttore APSS: “Dobbiamo ringraziare FEM per aver accolto l’appello a collaborare al contenimento della diffusione del virus Sars-Covid-2. Dopo aver messo a disposizione della nostra microbiologia un macchinario per la lettura dei tamponi ora si è resa disponibile ad analizzare i campioni nel proprio laboratorio aumentando così la capacità diagnostica nella nostra provincia. Con questo rinforzo potremo ampliare ulteriormente il numero di campioni letti con una migliore capacità di risposta nel monitoraggio degli operatori impegnati nei servizi essenziali”.

Fonte: Servizio stampa Fondazione Edmund Mach

Alimentazione, il Trentino-Alto Adige studia una versione alpina della dieta mediterranea

Nel 2060 oltre il 20% della popolazione di Tirolo, Alto Adige e Trentino avrà più di 65 anni e, attualmente, più del 50% degli 1,8 milioni di abitanti dell’euroregione è sovrappeso e quasi il 20% obeso. Poiché dieta e stili di vita sono e saranno centrali per la salute della popolazione, i principali centri di conoscenza dei tre territori – Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN), coordinatore del progetto, insieme alle aziende per i servizi sanitari di Trento e Bolzano, le Università di Trento, Bolzano, Hall e Innsbruck, i centri di ricerca Laimburg ed Eurac di Bolzano, oltre alle tre Province e al GECT Euregio -, hanno deciso di collaborare per gettare le basi scientifiche di nuovi approcci pratici contro obesità e malattie croniche.

Il progetto triennale EFH (Environment, Food & Health), che sarà finanziato in maniera uguale dalle tre Province con un totale di 1,2 milioni di euro su tre anni, si basa su tre pilastri: l’attivazione di circa 12 percorsi per giovani ricercatori tra dottorati e tirocini post-laurea, la realizzazione di una serie di seminari per i portatori di interesse e i decisori politici e, infine, il rafforzamento di un network di ricerca in grado di attrarre risorse pubbliche e private.

Nello specifico, la rete scientifica di EFH cercherà innanzitutto di sviluppare un’accurata analisi costi-benefici dell’impatto ambientale ed economico del settore agroalimentare locale e delle qualità nutrizionali del cibi ad oggi maggiormente consumati. Inoltre verrà progettata una versione alpina della dieta mediterranea che conservi la composizione nutritiva ed energetica della piramide mediterranea, ma declinata con cibi locali di qualità, compresi i prodotti lattiero-caseari regionali.

Risparmio e ricerca. Gli stessi prodotti avranno un ruolo importante nello studio “Fastmob”, che indagherà la risposta del corpo alla perdita di peso indotta da una dieta mima-digiuno. Attraverso il regime alimentare Fastmob si punterà a migliorare la salute metabolica, ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e aiutare le 120 persone obese coinvolte nel test a mantenere la loro perdita di peso nel lungo termine. In conclusione, il progetto EFH permetterà un notevole risparmio in termini di costi sanitari legati ad obesità e cronicità, selezionerà nuovi alimenti funzionali e valorizzerà gli attuali cibi ad alta qualità nutrizionale, dalla mela ai piccoli frutti, passando per asparagi, trota e cereali integrali, supportando un adeguato ritorno economico sia per l’agricoltura sia per l’industria alimentare in Trentino, Alto Adige e Tirolo.

Formare gli specialisti del futuro. “Con questo progetto, nato dall’intuizione del gruppo di lavoro guidato dal prof. Fulvio Mattivi, valorizziamo un’area cruciale della ricerca di San Michele, già premiata dai risultati della valutazione nazionale ANVUR”, ha spiegato il presidente della Fondazione Edmund Mach, Andrea Segrè. “Grazie ad EFH, la Fondazione farà rete con tutti i player euroregionali della nutrizione. Alla base dell’iniziativa c’è la scuola di dottorato: ciò significa che la nostra squadra punta tutto sul vivaio, sui giovani, formando gli specialisti del futuro nel campo della nutrizione. Siamo infatti consapevoli che quella che ci apprestiamo a disputare è una delle partite più importanti per la salute pubblica”.

Fonte: Servizio Stampa Fondazione Edmund Mach

Trentino. Accordo tra pubblico-privato per uno sviluppo del territorio più sostenibile

La Fondazione Edmund Mach (FEM) e la Comunità Rotaliana Königsberg hanno sottoscritto una convenzione quadro di collaborazione per uno sviluppo più sostenibile del territorio della Piana Rotaliana, in Trentino.

Le iniziative. Riguardano la mobilità sostenibile e la sicurezza stradale, la realizzazione di progetti didattici ed educativi, inclusa la realizzazione di attività a favore del territorio nella filiera agroalimentare, ambientale e forestale. A ciò si aggiungono iniziative congiunte nell’ambito della certificazione Family audit, recentemente ottenuta da FEM a favore dei propri dipendenti, con l’obiettivo di sviluppare una rete territoriale “family friendly” per i cittadini che vivono in Piana Rotaliana.

Un’azione sinergica per lo sviluppo del territorio. “Da questa convenzione con la Comunità Rotaliana-Königsberg nasceranno numerose iniziative legate alle tre anime di FEM, ovvero alla formazione, alla consulenza e alla ricerca. L’accordo con un ente locale che geograficamente è il nostro “vicino di casa” rafforzerà ulteriormente il legame della Fondazione con il territorio che la ospita. Da parte nostra mettiamo a disposizione tutte le nostre conoscenze e competenze negli ambiti dell’agricoltura, dell’alimentazione e dell’ambiente. Credo infatti che proprio partendo dalla sfide che ci toccano più da vicino si possa poi arrivare a proporre delle soluzioni che abbiano anche ricadute globali”, ha detto il presidente FEM, Andrea Segrè.

La Comunità Rotaliana-Königsberg è una comunità di valle della provincia autonoma di Trento. È stata istituita con la legge provinciale n°3 del 16 giugno 2006 e comprende 8 comuni, prima facenti parte del comprensorio Valle dell’Adige.
Il presidente Gianluca Tait spiega: “Siamo convinti che le collaborazioni tra enti, istituzionali e privati, siano strategiche e fondamentali per il nostro territorio. La sottoscrizione dell’accordo con la prestigiosa Fondazione Edmund Mach e la Comunità Rotaliana-Königsberg è un punto di partenza, un’importante occasione per mettere in campo sinergie e iniziative comuni che vedono i nostri enti, seppur con competenze diverse, operare al servizio della nostra gente. Il confronto su tematiche sociali, ambientali, paesaggistiche e scolastiche, nonché legate al delicato tema delle pianificazioni territoriali sarà terreno fertile nel quale far crescere e raccogliere i frutti dell’impegno e dell’intesa raggiunta tra le nostre due realtà”.

Sul fronte della mobilità sostenibile si intende favorire l’utilizzo della bicicletta nella Piana Rotaliana nonchè per gli spostamenti interni alla FEM. In particolare la Comunità Rotaliana-Königsberg, su delega della Provincia Autonoma di Trento, ha installato 8 nuove ciclo stazioni nei territori dei Comuni di Mezzocorona, Mezzolombardo, San Michele all’Adige ed all’interno della Fondazione Mach, collegate al sistema “Bike sharing trentino e.motion”. La Fondazione Mach, da sempre attenta ai temi della sostenibilità ambientale, ha aderito pertanto al Progetto Bik Sharing promosso dalla PAT con una stazione di sgancio collocata all’interno del Campus.

Sul fronte formativo si evidenziano le attività inerenti la sicurezza stradale, in particolare per la guida sicura delle automobili e dei trattori con corsi di formazione che si sono svolti in FEM col coinvolgimento di circa 300 studenti.
La Fondazione Edmund Mach ha ottenuto recentemente il rilascio del certificato base Family Audit, strumento manageriale per l’adozione di politiche di gestione del personale orientato al benessere dei dipendenti e delle loro famiglie. Ebbene, ora si fa un passo in più. Con la comunità di Valle Rotaliana saranno messe a punto azioni ed eventi attente alle esigenze delle famiglie che vivono in Piana Rotaliana.

Fonte: Servizio Stampa FEM