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L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige in prima linea contro il moscerino dagli occhi rossi

L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige nel proprio notiziario “Iasma notizie” ha raccolto informazioni e suggerimenti tecnici per fronteggiare il problema Drosophila Suzukii, il moscerino dagli “occhi rossi” che va ghiotto della polpa di diversi frutti, soprattutto ciliegia, fragola, lampone, mirtillo, mora, albicocca e altri spontanei come sambuco e caprifoglio. Per scaricare le informazioni, cliccare sul seguente link http://www.iasma.it/UploadDocs/7741_Ortoflorofrutticoltura_07_11web.pdf

Attivato un gruppo di studio. In questo momento l’Istituto Agrario di San Michele è il primo centro in Europa che sta analizzando la problematica in modo approfondito e presso la sede periferica di Vigalzano è attivo un gruppo di studio che coinvolge tecnici e ricercatori. In particolare, il Centro Trasferimento Tecnologico ha avviato un intenso programma di monitoraggio in collaborazione con l’ufficio fitosanitario della Provincia autonoma di Trento  per la  mettere a punto efficaci strategie di difesa tradizionali e biologiche e il Centro ricerca innovazione è impegnato a studiare le diverse modalità di comunicazione degli insetti al fine creare nuovi attrattivi in grado di ridurre i danni provocati  da questo insetto.  Più precisamente, sono in corso infatti indagini per la caratterizzazione sia del linguaggio sessuale della specie sia dei meccanismi che permettono il riconoscimento e l’ovideposizione da parte degli adulti sui frutti delle piante ospiti.

(fonte IASMA)

Otto mosse per rilanciare la vitienologia trentina

foto Istituto Agrario San Michele all'Adige

Aumento del prezzo di vendita del vino e riduzione dei costi di produzione. Parte da queste due azioni il progetto di rilancio della vitienologia trentina predisposto dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige su incarico della Provincia autonoma di Trento. Interventi da attuare attraverso due principali strumenti: l’attivazione di un nuovo Consorzio vitivinicolo trentino, nel quale siano pariteticamente rappresentate, accanto a Provincia, Camera di commercio e Fondazione Mach tutte le componenti del settore vino, e nuovi percorsi di istruzione e formazione.

Recuperare il buon nome del Trentino. Il piano è stato presentato lo scorso 1 dicembre nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti, accanto al presidente della Provincia Lorenzo Dellai e agli assessori all’Agricoltura Tiziano Mellarini e alla Cooperazione Franco Panizza, il presidente della Fondazione Edmund Mach Francesco Salamini e il direttore generale Alessandro Dini. “Il documento, che condividiamo totalmente, indica con lungimiranza e chiarezza le cose da fare – ha affermato Dellai – ;ora lo sottoporremo a tutti i soggetti del mondo vitivinicolo locale, dopo di che verrà adottato dalla Giunta provinciale; le indicazioni in esso contenute diventeranno vincolanti per chiunque chieda il sostegno della Provincia. San Michele dovrà essere il fulcro sul quale si snoderanno tutte le nostre attività e le scelte per questo settore. Dobbiamo recuperare il buon nome del Trentino e ci riusciremo perchè, diversamente dal passato, oggi avverto, forse per la prima volta, una diffusa disponibilità a lavorare in una logica di rete. Penso che potremo fare un eccellente lavoro”.

Il documento presenta otto linee di intervento contenenti azioni e priorità che il nuovo Consorzio potrà eventualmente considerare nella predisposizione di un piano di intervento.  1) Interventi finalizzati al brand. 2) Interventi sulla qualità delle uve e dei vini. 3) Interventi sui componenti del sistema produttivo vitivinicolo. 4) Interventi sull’organizzazione del comparto vitivinicolo. 5) Interventi agrotecnici-territoriali ed enologici. 6) Interventi genetici. 7) Interventi sulla formazione. 8) Interventi di  politica del territorio e vitivinicoltura.

(fonte Istituto Agrario San Michele all’Adige)

In Trentino più di 1000 grandinate negli ultimi 35 anni

Negli ultimi 35 anni, in Trentino, le grandinate sono state 1007, con 41.564 chilometri quadrati di superficie agricola cumulata colpita in tutto il periodo (il dato include ovviamente una stessa area colpita più volte dai chicchi). In questo arco di tempo è aumentata l’intensità delle grandinate, in particolare l’energia cinetica dei chicchi e la loro capacità di provocare danno alle aree agricole, mentre sono diminuite il numero di giornate con grandine e l’estensione della superficie coperta.

Grandine: fenomeno irregolare, nel tempo e nello spazio. A rilevarlo è la rete di monitoraggio dellIstituto Agrario di San Michele all’Adige, una tra le più complete al mondo, che conta 35 anni di età e 271 siti per oltre mille chilometri quadrati di estensione. I risultati dei rilievi eseguiti dal 1975 ad oggi con pannelli impattometrici che conservano la “memoria” della grandinata in forma di tacche misurate poi in laboratorio, sono stati presentati nei giorni scorsi a San Michele nell’ambito di un seminario organizzato dal  Centro Trasferimento Tecnologico sui risultati del monitoraggio degli eventi grandinigeni in provincia di Trento. “La grandine è un fenomeno irregolare, nel tempo e nello spazio –spiega il ricercatore Emanuele Eccel –  dunque la sua manifestazione è fortemente variabile da un anno all’altro. Lo studio delle grandinate più intense è particolarmente importante: basti pensare che, nella media, la grandinata di maggior importanza di una stagione raccoglie in sé quasi la metà dell’energia cinetica di tutte le grandinate misurate nello stesso anno. Le serie dei dati raccolti ed analizzati indicano che la tendenza in questi 35 anni è stata di un aumento dell’energia della grandine, che si manifesta in modo chiaro in alcune misure, soprattutto quelle che si riferiscono agli eventi di maggiore intensità”.

L’anno 2003 ai primi posti per la grandezza di grandine misurata in Trentino. Lo studio apre la via a rilevanti considerazioni che coinvolgono il cambiamento climatico in atto e gli sviluppi attesi. Per quanto i modelli climatici indichino che le precipitazioni estive siano destinate a diminuire, il caso dell’estate estremamente calda e siccitosa del 2003 è emblematico: tale anno risulta ai primi posti in tutte le classifiche delle grandezze di grandine misurate in Trentino. Pare dunque che la presenza prolungata dell’anticiclone estivo – generalmente prevista dai modelli climatici per le estati del 21° secolo – non sia in grado di risparmiare il nostro territorio da questa minaccia, così impattante sul reddito agricolo delle colture sensibili come il melo e la vite.

(Istituto Agrario di San Michele all’Adige)