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Dal Trentino, un esempio con le mele di bioeconomia circolare, interpretazione di un nuovo concetto economico in risposta alla crisi

MeleDanneggiate

Un contesto difficile e segnato dalle incertezze, quello che le aziende agricole stanno affrontando con costi delle materie prime in continuo aumento, costi di produzione alle stelle e mercati difficili. Senza contare l’impatto degli eventi climatici sempre più frequenti e veementi, basti pensare che dall’inizio dell’anno gli eventi estremi fra nubifragi, bombe d’acqua, grandinate, bufere di vento e tornado che hanno provocato danni e vittime sono cresciuti del +42% rispetto allo scorso anno, con il 2022 che si classifica, peraltro, fino ad ora in Italia, come il più caldo di sempre, con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado (+0,96 °C) rispetto alla media storica, ma si registrano anche precipitazioni ridotte di 1/3 anche se più violente secondo Isac Cnr.

Non da meno il fenomeno dello spreco che porta a “buttare” mediamente un terzo della produzione lungo la filiera e nel processo di consumo. Nasce in questo contesto il partenariato europeo per l’innovazione SMS Green, del quale Co.Di.Pr.A. è capofila e vede la collaborazione di Agriduemila Hub Innovation, Fondazione Edmund Mach e Melinda. L’investimento convinto in innovazione di prodotto e di sistema è da sempre un elemento altamente qualificante per il nostro settore. Per questo Co.Di.Pr.A. ha promosso questo nuovo progetto nell’ambito dei Partenariati Europei per l’Innovazione (P.E.I.), che vede al centro il concetto di bioeconomia circolare che sarà sicuramene traino di innovazione e crescita sostenibile del nostro territorio.

Il progetto si pone l’obiettivo di dare nuova vita alle mele danneggiate irreparabilmente dagli eventi atmosferici e al marco mela esaurito, ossia il residuo esausto della produzione dei trasformati di mela, trasformandoli in un fertilizzante organico con proprietà ammendanti, a chilometro zero, che arricchisca e nutra il nostro prezioso suolo senza asportare ulteriori risorse prime, valorizzando al contempo dei prodotti attualmente considerati scarti, a ridotto valore aggiunto e dalla minima marginalità per l’agricoltore. La produzione di fertilizzanti dal recupero dei materiali organici di scarto della filiera potrà essere una risposta fondamentale per il raggiungimento di una adeguata capacità di autoproduzione interna e per interrompere la dipendenza dall’estero quanto ai fertilizzanti, che oggi mette a dura a prova le imprese per l’impennata straordinaria dei prezzi dovuta all’attuale contesto geopolitico. L’ulteriore valorizzazione del prodotto di scarto potrebbe permettere di riconoscere ai produttori agricoli una compensazione superiore delle “mele da industria” con il risultato, da un lato, di ottenere un ricavato complessivo non inferiore al consueto e dall’altro permettere una facilitazione nell’individuazione della capacità assicurativa, attraverso lo sviluppo di innovative soluzioni di gestione del rischio.

Dichiarazioni. “Tutto ciò – spiega Giovanni Menapace, presidente di Co.Di.Pr.A. – contribuisce positivamente a raggiungere un equilibrio economico-finanziario di lungo termine per le imprese agricole, stabilizzando le entrate e garantendo dei proventi di vendita anche nel caso in cui la produzione fosse fortemente compromessa da danni conseguenti a eventi avversi e/o da fitopatie”. “Oltre alle migliori prestazioni e stabilità reddituale – evidenzia Marica Sartori, direttore di Co.Di.Pr.A. – questo potrebbe produrre ulteriori effetti e ricadute positive sugli agricoltori, in quanto verrebbero applicati costi assicurativi ridotti grazie all’innescarsi di meccanismi virtuosi. Meccanismi virtuosi, quelli della bioeconomia circolare, che mirano a ridurre a 360° gradi gli effetti economici negativi sulle imprese derivante dall’aumento sproporzionato dei costi di produzione”. Il progetto avrà, quindi, numerosi impatti sull’intero comparto agricolo trentino e nazionale, per quanto riguarda sia il fronte assicurativo sia in termini di sostenibilità ed efficienza del sistema produttivo. “È necessario favorire una razionalizzazione delle soluzioni di gestione del rischio e, conseguentemente, un efficientamento della spesa pubblica – sottolinea Andrea Berti, amministratore delegato di Agriduemila Hub Innovation e direttore di Asnacodi Italia – Siamo costantemente al lavoro per portare ulteriori sviluppi nella direzione dell’innovazione, sfruttando le potenzialità delle tecnologie, ad esempio utilizzando rilievi satellitari, implementando tecnologie di machine learning e intelligenza artificiale, sempre con l’obiettivo principe di valorizzare e tutelare il lavoro degli agricoltori. Una gestione del rischio che è evoluta nel tempo fino ad arrivare ad implementare strumenti per la stabilizzazione del reddito aziendale deve necessariamente sviluppare sinergie con la filiera e questi processi di bioeconomia circolare vanno sicuramente incentivati e sostenuti.” “Si tratta di una sfida importante quella che si pone il progetto SMS Green – racconta Silvia Silvestri, responsabile dell’Unità Bioeconomia del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach – con tutto il nostro staff e grazie alle tecnologie che disponiamo siamo già all’opera per caratterizzare i prodotti di scarto, valutarne le capacità fertilizzanti e misurarne gli effetti al suolo”. “Per noi è importante e fondamentale – spiega Luca Lovatti, responsabile ricerca e sviluppo di Melinda – riuscire a trovare soluzioni sostenibili sia da un punto di vista ambientale, sia sociale che economico. Infatti, è già da tempo che abbiamo intrapreso un percorso votato alla sostenibilità che hanno già dato risultati tangibili, come l’impego dei packaging compostabili, gli studi sulla carbon footprint. Questo progetto aiuterà ulteriormente a trovare risposte per una economia sostenibile incentrata su prodotti e processi di eccellenza e valorizzazione di ambiente e territorio”.

Fonte: servizio stampa Co.Di.Pr.A.

Giornate formative Argav: 2 e 3 dicembre 2010 visita in Trentino-Alto Adige

foto Museo Civico di Rovereto (TN)

Destinazione Trentino-Alto Adige per la prossima uscita formativa destinata ai soci Argav, prevista il 2 e il 3 dicembre p.v. Di seguito l’interessante programma (per seguirlo in entrambe le giornate, si consiglia il pernottamento in uno dei B&B indicati), le conferme di partecipazione sono da inviare entro le ore 14,00 del 30 novembre 2010, mail argav@fastwebnet.it –  cel 3396184508. Per il programma, max 20 partecipanti.

Programma 2 dicembre 2010. Museo civico di Rovereto (TN) e menù degustazione olio: ore 14.30 ritrovo uscita autostrada Rovereto Sud; ore 15.00 Museo Civico di Rovereto, visita guidata al museo, incontro biodiversità: interverrà il direttore del Museo e verranno presentati i progetti di tutela della biodiversità in Trentino che fanno a capo al Museo e alla
Fondazione Edmund Mach (ex Iasma); ore 18.30 conclusione visita; ore 19.30 cena presso ristorante Bosco dei Pini Neri (Trambileno) con menu degustazione olio (5 portate abbinate a 5 oli della nostra Penisola, 25 euro a persona, interverrà il responsabile della ditta Toniolli olio per presentare le varie portate; pernottamento presso B&B (a scelta, Casa Bettini – 0464/422907 – 347/1051839, 1 camera con due posti – 35 euro a persona – 2) Diele – 342/0307744 – 2 stanze matrimoniali – 60 euro per due persone, 40 uso singola; 3) Relais Mozart – 339/1772173  – 3 stanze doppie – 90 euro per due persone – 60 uso
singola); 4) Villa Dordi – 389/9819695  – 1 stanza doppia – senza colazione 60 euro a camera; 5) A due passi – 347/8846416  – 35 euro a persona.

Programma 3 dicembre 2010. Melinda e Trentingrana. Ore 9:00 ritrovo presso casello autostrada San Michele-Mezzocorona; ore 9:45 arrivo presso Mondo Melinda per visita guidata: azienda, impianto di cernita, confezionamento, magazzino; ore 13:00 pranzo presso ristorante pizzeria Alla Diga, 20 euro a persona; ore 14:30 visita Trentingrana: struttura produttiva, incontro con il direttore; ore 17:30 degustazione formaggi Trentini, saluti e rientro.

Certificazione agroalimentare, la parola ai produttori

Certificazione come strumento per qualificare le produzioni, valorizzare i prodotti e tutelare il consumatore. E’ attorno a questo concetto-chiave che si è sviluppato lo scorso 26 maggio all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige il convegno promosso da AQA Certificazioni della Fondazione Edmund Mach e CSQA. Il vicepresidente dell’Istituto Agrario, Gabriele Calliari, il direttore generale, Alessandro Dini e il presidente di CSQA, Luigino Disegna, hanno spiegato l’importanza del nuovo accordo che darà più servizi e supporto alle aziende trentine, anche in termini di informazione e formazione, sulle materie legate alla certificazione per valorizzare il sistema organizzativo aziendale e la qualità delle sue produzioni.

Le tematiche emerse nella tavola rotonda. Momento clou del convegno, moderato da Mirtis Dalpiaz, direttore di Aqa Certificazioni, è stato il dibattito che ha visto salire sul palco dei relatori alcuni esponenti del modo agricolo trentino: Mario Tonina della Federazione provinciale allevatori, Massimiliano Gremes di Melinda, Diego Coller di Astro, Andrea Merz di Trentingrana e Fausto Peratoner della cantina Lavis. Tra i principali messaggi scaturiti dalla tavola, coordinata dal giornalista esperto di economia e marketing dell’agroalimentare, Fabio Piccoli, la crescente attenzione alle nuove tipologie di  certificazione volte alla sostenibilità ambientale, la necessità di razionalizzare gli strumenti di certificazione e di rafforzare la comunicazione e l’immagine aziendale, la preoccupazione per la continua proliferazione degli schemi che rischiano di creare confusione e non creano ulteriori vantaggi per l’azienda.

Certificazione come valore aggiunto. “La certificazione ormai è un prerequisito per proporre con più forza i propri prodotti all’esterno” ha spiegato Gremes, mentre Peratoner ha sottolineato che quello del vino è un settore che prima di altri ha avvertito la necessità di ricorrere a questo strumento. “Certificazione come valore aggiunto” per Danilo Merz che ha portato Trentingrana a sfruttare sito internet, packaging, brochure aziendali per trasmettere al consumatore il concetto di sicurezza alimentare e di affidabilità. Secondo Coller le certificazioni in futuro saranno “sempre più specializzate, spostando l’attenzione sulla qualità del prodotto e sulla sua origine”, mentre per Mario Tonina in questo momento di difficoltà per i prezzi e la concorrenza dall’estero la certificazione ha consentito di  distinguere e qualificare meglio la carne trentina.

Logo Qualità trentino. Mauro Fezzi, dirigente del Dipartimento agricoltura della Provincia ha descritto gli interventi e i finanziamenti pubblici per la qualità. “Contare su produzioni certificate  significa offrire una maggiore garanzia di qualità -ha detto-: questo porta un grande vantaggio, anche in termini di immagine, per l’intero comparto agroalimentare. E’ in questa direzione che si muove anche il marchio “Qualità trentino”, logo che distinguerà sul mercato le produzioni agroalimentari trentine che rispettano specifici protocolli di produzione. Andrea Cereser dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha parlato delle norme volontarie e della gestione della qualità, mentre Maria Chiara Ferrarese ha illustrato le norme volontarie applicabili al settore agroalimentare.

(fonte Istituto Agrario di San Michele all’Adige)

Frutticoltura, le tecniche per l’uso razionale degli agrofarmaci

Frutteti Valli del Noce (foto Facoltà Scienze Università di Trento)

Dal contenimento delle dispersioni degli agrofarmaci nell’ambiente durante i trattamenti al controllo nei frutteti della “cicalina bufalo”, dall’accelerazione dei rinnovi alle indicazioni per difendere le piante di melo nella prossima annata: anche quest’anno l’incontro tecnico frutticolo promosso dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige per le valli del Noce ha proposto tematiche attuali e ha fatto il pieno di pubblico all’auditorium del Polo scolastico di Cles. Più di 600 frutticoltori hanno ascoltato con attenzione gli interventi dei tecnici e sperimentatori del Centro trasferimento tecnologico. L’incontro, aperto con i saluti del presidente Francesco Salamini, è stato moderato dal tecnico Fabrizio Dolzani. Diversi gli argomenti affrontati, vediamoli uno ad uno.

Le indicazioni tecniche per contenere la “dispersione” nell’ambiente degli  agrofarmaci. Nelle valli del Noce, dove la frutticoltura è molto parcellizzata e spesso contigua alle zone abitate, la dispersione di questi prodotti nell’ambiente, chiamata tecnicamente “deriva”, può essere contenuta operando con macchine “a basso impatto ambientale”, in condizioni climatiche favorevoli (assenza di vento) e con un utilizzo corretto, adottando cioè un comportamento responsabile sia in fase di manipolazione che distribuzione in campo. All’Istituto Agrario gli studi sulla corretta distribuzione degli agrofarmaci sono iniziati alcuni anni fa. Daniel Bondesan e Piergiorgio Ianes hanno spiegato, in particolare, che lo scorso anno è stata avviata una specifica attività sperimentale per verificare, in maniera precisa, i fattori che consentono di  contenere al massimo la “deriva”. Già dai primi risultati, è possibile confermare l’efficacia di alcuni dispositivi (convogliatore d’aria a torretta ed ugelli antideriva) nel contenimento delle dispersioni.

Estirpazione meli in un frutteto large (foto Vita Trentina)

Accelerazione dei rinnovi, diversificazione delle varietà e riduzione delle taglie dei frutteti. Il distretto produttivo delle Valli del Noce, negli ultimi 10 anni, è stato oggetto di profondi e significativi cambiamenti che hanno portato tutti gli attori della filiera a modificare il modo di produrre, gestire e commercializzare la mela. L’architettura degli impianti coltivati a melo è cambiata: gli agricoltori si sono trovati costretti a sostituire rapidamente (il rinnovo prima del 2000 era del 2%,  mentre negli  ultimi tre- quattro anni arriva al 7 %) i meli che erano affetti dagli scopazzi o che presentavano una taglia o un’età tali da non rendere economicamente vantaggiosa la loro coltivazione. “Da questo notevole sforzo –ha spiegato Massimiliano Gremes, responsabile qualità di Melinda- è nata l’opportunità di ridurre in modo permanente la taglia dell’albero da frutto e in alcuni casi sostituire la varietà di mele precedentemente coltivate con varietà più adatte a un determinato ambiente di coltivazione piuttosto che commercialmente più interessanti. Un esempio su tutte quello di Gala e Fuji che hanno rosicchiato terreno alla Golden varietà che comunque rimane la regina indiscussa  delle Valli del Noce”.

Corretta irrigazione, potatura, concimazione e diradamento per piante più produttive. A partire dal 2002 nelle Valli del Noce si è assistito ad un forte rinnovo dei frutteti; negli ultimi otto anni, infatti, sono stati messi a dimora circa 3500 ettari, che rappresentano oltre la metà della superficie frutticola. I nuovi impianti realizzati a densità  elevata ( 3000-3600 piante ad ettaro) e con materiale vivaistico ben ramificato permettono di ottenere produzioni iniziali precoci, ma necessitano di un’attenta gestione delle pratiche agronomiche. La problematica principale che si deve affrontare è la scarsa vigoria degli impianti nei primi anni, che si traduce nella difficoltà a riempire i sesti a disposizione e porta ad un ritardo nell’entrata in piena produzione. La preparazione del terreno, la scelta del portinnesto e la gestione del frutteto nei primi anni sono fattori in grado di condizionare la vigoria delle piante. Di qui l’importanza della corretta irrigazione, potatura, concimazione e diradamento per raggiungere la piena produzione.

Cicalina del bufalo (foto agraria.org)

La cicalina bufalo nelle campagne della valle di Non. Questo parassita è un insetto di origine americana, diffuso in Italia soprattutto nelle regioni settentrionali. E’ presente da alcuni anni in Trentino sulle piante di melo e il suo nome riflette la singolare forma del corpo dell’insetto. Matteo de Concini e Andrea Branz hanno spiegato che nella scorsa stagione hanno provocato in valle di Non particolari danni su rami delle giovani piante con presenza di funghi che colpiscono il tessuto e formano marcescenze e cancri. Per contenere l’insetto occorre attuare le normali pratiche agronomiche di pulizia dell’interfilare: soprattutto nell’anno d’impianto è opportuno effettuare ripetuti sfalci, evitare la realizzazione di orti nell’interfilare o nelle immediate vicinanze dei frutteti e mantenere puliti i fossati al limite degli impianti. L’eventuale danno dovuto a cancri che possono svilupparsi è facilmente contenibile con prodotti rameici.

Ticchiolatura, ricamatori e petecchia: come difendere i frutteti. La ticchiolatura si conferma la principale malattia del melo da combattere e nelle ultime due stagioni è stata registrata una recrudescenza. Maurizio Chini, Andrea Branz, Evelin Conter, Mario Springhetti, Matteo De Concini hanno spiegato che si è cercato di valutare le cause che hanno portato a una così forte virulenza del fungo e come sarà possibile migliorare la difesa per le prossime annate, sia dal punto di vista della strategia sia per quanto riguarda le modalità di intervento. “L’altra problematica –spiegano- che ha interessato la Valle di Non nella scorsa annata, sono stati i ricamatori: i tecnici hanno valutato la loro diffusione negli ultimi anni e proposto alcune strategie di difesa per il 2010.  Una malattia che ha provocato un certo danno in Valle, è la butteratura amara, volgarmente detta petecchia“.  Sono stati presi in esame i fattori predisponenti verificatesi nell’annata 2009 e gli accorgimenti per il contenimento sia per quanto riguarda i trattamenti fogliari a base di calcio che i mezzi agronomici.

(fonte: Ufficio Stampa Fondazione Edmund Mach Istituto Agrario di San Michele all’Adige)