Un migliaio di pezzi di medie e piccole dimensioni, provenienti da tutto il Triveneto, di cui alcuni risalenti all’Ottocento. È un viaggio straordinario che racconta la società rurale veneta quello che si può scoprire nella nuova ala ristrutturata dell’edificio settecentesco di località Mandre, a Susegana (Treviso), dove l’azienda Borgoluce ha allestito il nuovo Museo dei mestieri e della civiltà contadina con l’esposizione della collezione di Barbara Emo Capodilista.
Il percorso va ad arricchire il contesto della fattoria didattica di Borgoluce già operativo da alcuni anni a Mandre Roccagelsa, dove si trovano la moderna stalla delle bufale, il caseificio, l’antico mulino e un museo con le stanze rievocative della casa colonica e della vita contadina di un tempo. La nuova ala, che si sviluppa su un intero piano del grande edificio che sorge sul lato Nord della corte, raccoglie e ordina una raccolta di mezzi di trasporto utilizzati dal mondo agricolo tra Ottocento e Novecento e una collezione di manufatti che raccontano i mestieri lungo l’arco dell’anno. La collezione apparteneva alla contessa Barbara Steven Emo Capodilista, scomparsa nel 2003 a 87 anni, donna che si prodigò tutta la vita per mantenere splendente la villa palladiana di Fanzolo. Lì, nell’annesso fabbricato rurale, inaugurò nel 1992 il Museo della civiltà contadina, con i pezzi pazientemente collezionati, dagli anni Settanta, per mantenere la memoria della società rurale veneta, della sua evoluzione e del suo progresso. Una raccolta svolta con un’impronta scientifica grazie alla collaborazione con la Fondazione Benetton Studi e Ricerche ed Edward F. Tuttle, titolare della cattedra di Linguistica italiana e romanza all’Ucla (Usa). Nel 2015, 12 anni dopo la morte della contessa, la decisione di affidare la collezione alla famiglia Collalto, proprietaria della tenuta Borgoluce, per integrare la sua raccolta di manufatti agricoli e con l’impegno di garantirne la salvaguardia e la manutenzione, valorizzando il patrimonio anche con la promozione di mostre tematiche e convegni.

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Tra i pezzi clou del museo: un macchinario proveniente da una filanda, carri con sponde e a scale, antiche portantine e slitte in legno, gioghi per i buoi e poi forche, misurini, stadère, sgranapannocchie, zangole, ventilabri e tantissimi altri oggetti che il mondo contemporaneo, sempre più connesso e tecnologico, ha dimenticato.
Presenti anche due laboratori didattici ispirati ai ritmi e alle scansioni delle stagioni nel lavoro agricolo, connesso alla naturale ciclicità della terra, rivolti alle scuole primarie e secondarie di primo grado. Apparsa durante i recenti lavori di restauro c’è anche un’imponente meridiana (18 metri quadrati di superficie), che si presume risalga alla seconda metà del Settecento dato il sistema orario “a ore italiche” rimasto in uso fino alla conquista napoleonica. Il museo sarà visitabile su prenotazione, con una guida di Borgoluce, non solo dalle scuole ma anche dalle altre fasce di visitatori.
Fonte:Servizio stampa Borgoluce
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