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Un campo per salvare il Carciofo violetto di Sant’Erasmo

Nell’ambito del progetto “SIGMA2” per la gestione sostenibile dell’ambiente e la biodiversità, finanziato dal Programma per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013, due campi sperimentali sono stati inaugurati nell’isola veneziana di Sant’Erasmo e a Lio Piccolo, nel Comune di Cavallino-Treporti. Uno è dedicato alla salvaguardia delle varietà locali del carciofo violetto veneto e l’altro è concentrato sull’asparago ‘montina’. L’iniziativa è promossa da Regione del Veneto e da Veneto Agricoltura.

Carciofo minaccio da un fungo patogeno. Le due aree di tutela nell’isola di Sant’Erasmo e a Lio Piccolo, sono state create nelle zone storicamente vocate a coltivazioni specializzate e di qualità, terre da sempre considerate gli orti di Venezia. L’obiettivo è principalmente quello della salvaguardia del patrimonio genetico locale di questi preziosi ortaggi, anche a fronte della sempre più concreta minaccia di un fungo patogeno che sta iniziando a colpire soprattutto le carciofaie più vecchie e che impone la sollecita adozione di adeguate tecniche per la costituzione di nuovi impianti per scongiurare la scomparsa di queste varietà orticole riconosciute come prodotti tradizionali della Regione del Veneto.

«Continua il nostro impegno per la conservazione della biodiversità – spiega Franco Manzato, assessore all’agricoltura della Regione del Veneto – che riteniamo sia una straordinaria ricchezza dei nostri territori, non solo per l’irrinunciabile valore storico, tradizionale e colturale, ma anche per l’interesse economico rappresentato da quei prodotti di nicchia che hanno un loro spazio nei mercati orticoli regionali e nazionali e che soddisfano la domanda dei consumatori più attenti alla qualità, alla genuinità e all’originalità delle produzioni agricole».

(Fonte: Garantitaly.it)

Cantine “amiche dell’ambiente”

foto Adn Kronos

Non si butta via niente e si fa tutto in “casa”, proprio come una volta, lungo una via colorata di verde che permette di abbattere i costi e contrastare la crisi. E’ questa la filosofia della cantina “environmental friendly”, luogo in cui si uniscono tradizione ed innovazione all’insegna della sostenibilità ambientale, e dove le parole chiave sono due: risparmio da una parte e autoproduzione dall’altra.

Dalle bottiglie alleggerite alle etichette in carta riciclata alla bio-benzina. “L’ecosostenibilità è il tema più forte con il quale, nei prossimi anni, tutti i settori produttivi si dovranno confrontare”,  spiega Giacomo Mojoli, docente della Facoltà del Design del Politecnico di Milano. Ma nel mondo dell’enologia si moltiplicano gli esempi capaci di rispondere alla logica “green”: dalle bottiglie alleggerite alle etichette in carta riciclata fino alla bio-benzina ottenuta con l’etanolo, perché sempre di più, dal campo alla cantina, il vino può essere un alleato dell’ambiente e della sostenibilità. Secondo Giacomo Mojoli “stiamo andando oltre a quella che fino a poco tempo fa poteva essere una questione di élite, oltre il biodinamico e il biologico, perché l’ecosostenibilità è un tema che attraverserà tutta la produzione, una sfida non solo per le piccole realtà, ma per tutti, dal punto di vista delle scelte agronomiche, ma soprattutto di una visione complessiva di tutte le fasi produttive”.

Una logica “green” in cantina. E’ il caso delle cantine “environmental friendly”, che non si basano più solo sulla vitivinicoltura biologica e biodinamica – che per la difesa ed il nutrimento delle piante ammettono solo sostanze che si trovano in natura o che l’uomo può ottenere con processi semplici – ma si impegnano anche per la riqualificazione del territorio in cui operano, con pratiche che vanno, ad esempio, dall’inerbimento per salvaguardare i terreni dall’erosione al recupero dei terrazzamenti contro le frane. Ma non solo, perché tra le regole da seguire per le cantine ecosostenibili c’è anche la riduzione dei consumi idrici e del fabbisogno di acqua delle viti, con l’irrigazione dei vigneti  localizzata o attraverso sistemi di raccolta e conservazione delle acque, insieme all’utilizzo, quanto più possibile, delle energie rinnovabili, grazie all’abbondante disponibilità di risorse naturali nelle campagne, quali il sole e le biomasse (gli ammassi di materiale organico generato dai vigneti). Non per ultima, la riduzione delle emissioni e dell’inquinamento, dell’aria e dell’acqua, attraverso la manutenzione degli impianti e l’impiego di impianti di depurazione, e dell’ambiente in generale, con la raccolta differenziata.

Non va dimenticato il vasto settore della bio-architettura. Le nuove cantine sono ideate e progettate tenendo conto del loro impatto sull’ambiente. “La scommessa è sì pensare alla viticoltura sostenibile – prosegue Mojoli – ma più complessivamente questo significa pensare a cantine interamente sostenibili, dalla terra alla progettazione architettonica. L’aspetto agronomico dei vigneti è il fulcro attorno al quale deve girare il tutto, ma ciò che conta è l’aspetto generale della produzione, dall’energia all’acqua, dalle materie prime all’impatto delle emissioni di Co2 nell’ambiente. Se abbiamo già iniziato a pensare positivamente ad una vitivinicoltura sostenibile, ora è il momento di pensare all’impatto delle cantine ecosostenibili a tutto campo. E’ una sfida globale – conclude Mojoli – che dovrà tener conto e andare di pari passo con le ricerche e gli studi sull’ecosostenibilità. La novità sta nel fatto di vedere in modo multi-disciplinare il percorso che un’azienda può fare lungo la via dell’ecosostenibilità, allargando il ragionamento a tutta la filiera, e non solo all’aspetto agronomico”.

(fonte Veronafiere)

In Veneto operativa la legge del Km Zero

Foto Coldiretti Veneto

Coldiretti Veneto, 12 gennaio 2010 – Dopo l’approvazione da parte del consiglio regionale del Veneto la legge regionale cosidetta del “km zero” è finalmente operativa in quanto compatibile con le norme comunitarie. Un particolare quest’ultimo che rendeva inefficace la norma seppur vigente. Infatti, il provvedimento originario prevedeva all’articolo 7 un parere positivo di compatibilità da parte della Commissione Europea in merito agli aiuti di stato e alla libera circolazione delle merci.

Superato questo impasse, grazie all’impegno di Coldiretti e dei funzionari della Regione, ora dopo la pubblicazione nel BUR la normativa sarà applicabile a tutti gli effetti autorizzando anche gli enti locali a promuovere l’orientamento del consumo dei prodotti di provenienza regionale in mense pubbliche, nella ristorazione collettiva e in tutti i supermercati.

Il testo innovativo introduce per la prima volta la definizione di “prodotti agricoli a km zero” individuando caratteristiche precise ed essenziali quali: stagionalità, sostenibilità ambientale, qualità organolettiche e legame con la tradizione culinaria veneta. Si tratta di un segno di grande responsabilità da parte del Governo del Veneto – commenta Giorgio Piazza presidente di Coldiretti – ricordo che ogni pasto percorre in media 1900 chilometri prima di giungere sulle tavole, per cui consumare prodotti locali aiuta la salute, le tasche e l’ambiente in quanto riduce le emissioni di gas ad effetto serra che provocano cambiamenti climatici.

foto ADN Kronos - menù Km 0 in ospedale ad Adria

Nel 2007 Coldiretti ha consegnato alla Regione Veneto 25 mila firme raccolte tra cittadini e consumatori. Nel 2008 il Consiglio regionale ha approvato la prima legge del genere unica in Italia, la numero 7 del 25 agosto. Nel 2010 le modifiche apportate al testo al fine di favorirne l’applicazione in quanto il documento originario prevedeva il consenso dellUnione Europea.
Sotto lo “slogan km zero” in tutto il Veneto sono operativi 100 mercatini agricoli, una mensa ospedaliera (la seconda d’Italia) ad Adria, un circuito di 30 ristoranti che adottano menù a breve distanza utilizzando le tipicità delle campagne limitrofe. Oltre 36000 pasti allanno nelle scuole dei comuni di Vittorio Veneto, Tombolo, Galliera Veneta, Rosolina e Porto Tolle sono realizzati con prodotti locali.