C’è chi dice sì, c’è chi dice no. La possibile introduzione degli OGM anche nell’agricoltura italiana fa discutere. Ecco una raccolta di pareri/posizioni apparse di recente sull’argomento.
L’opinione del Ministro italiano e del Presidente della Commissione Europea. “Penso che la posizione espressa in materia di Ogm dal Presidente Barroso sia condivisibile perché ispirata a un buonsenso e a una prudenza non ideologici. Riconoscere il principio del diritto irrinunciabile per ciascuno Stato di decidere in autonomia, anche sulla base di pareri scientifici, se coltivare o meno gli organismi geneticamente modificati sul proprio territorio mi sembra un orientamento ineccepibile”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia ha commentato le dichiarazioni rilasciate da Bruxelles, in base alle quali il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, ha proposto di elaborare un nuovo sistema di autorizzazione comunitario, fondato su pareri scientifici, che lasci liberi gli Stati membri di decidere se coltivare o no gli Ogm. Il commissario Ue alla Sanità John Dalli, ha avuto mandato dal Presidente Barroso di seguire il dossier sugli Ogm. “In questo modo il Presidente dimostra una sensibilità verso la volontà dei cittadini di ciascuno Stato che gli fa onore. Le parole ‘non voglio imporre’ credo che siano esattamente quelle che ogni cittadino consumatore d’Europa si aspetta di sentire dalle istituzioni nazionali e comunitarie”.
Scienza. Tra i gruppi a favore ci sono numerose associazioni di ricercatori: in tema di coesistenza tra coltivazioni GM e convenzionali, 19 Società Scientifiche Italiane e 2 Accademie Nazionali hanno rilasciato nel 2006 un documento congiunto in cui sottolineano che, sulla base della letteratura scientifica disponibile, le piante transgeniche non differiscono dalle varietà convenzionali nel loro comportamento in campo, e i criteri esistenti per la coesistenza delle diverse varietà convenzionali possono costituire il modello per stabilire analoghi criteri per le varietà transgeniche. Le pratiche agricole già oggi disponibili consentirebbero quindi di rispettare la soglia dello 0,9% di presenza accidentale di OGM in prodotti non-OGM, imposta dal Regolamento CE 1830/2003, senza un significativo impatto in termini di costi di gestione per gli agricoltori italiani. Sul rapporto tra OGM e sicurezza alimentare un documento del 2004, anch’esso firmato da 14 Società Scientifiche italiane e l’Accademia dei Lincei, sottolinea come si debba “concentrare l’analisi non sulla tecnologia con cui vengono prodotte le piante GM, ma sui caratteri genetici inseriti, seguendo un approccio caso per caso“. Si dovrebbe quindi, secondo questi ricercatori, abbandonare l’approccio critico verso gli OGM intesi nel loro insieme “a favore di un consenso razionale perché informato sul processo e sui prodotti derivanti”. Si vorrebbe quindi portare la normativa verso una maggiore attenzione al prodotto ottenuto invece che al processo utilizzato, di modo da non discriminare le varietà ottenute con la tecnica del DNA ricombinante piuttosto che con tecniche di incrocio tradizionale.
Ambientalisti. Questi ritengono che la modificazione genetica diretta “snaturizzi” l’organismo modificato, con conseguenze imprevedibili per l’ambiente e la salute. Ritengono inoltre che il flusso genico verso le specie agrarie o selvatiche di transgeni sia un processo irreversibile che andrà a contaminare in modo irreparabile la biodiversità presente sul pianeta. La Federazione Italiana Agricoltura Biologica ritiene che sia impossibile la coesistenza tra colture biologiche ed OGM per il forte e irreparabile rischio di contaminazione tra le diverse colture e i costi molto elevati da sostenere per una separazione efficace.
Le associazioni di categoria a favore. Posizione possibilista per Confagricoltura e Futuragra che sottolineano il fatto che oggi la pressoché totalità dei mangimi sul mercato italiano recano la dicitura “contiene OGM”. Si domandano dunque perché, se si possono usare, non si possano anche coltivare e comunque invocano il principio di libera scelta. A ciò i sostenitori aggiungono che taluni OGM aiuterebbero a contenere i quantitativi di alcune classi di micotossine, quali ad esempio le fumonisine, per le quali l’Italia risulta ben al di sopra delle soglie in discussione a Bruxelles (4.000 ppb contro le 30.000 della media italiana). Tali composti sono oggi sotto osservazione per il loro potenziale teratogeno. Questi agricoltori reclamano dunque il loro diritto a compiere autonomamente le proprie scelte economiche e vorrebbero, non esistendo dati che correlino gli OGM a pericoli per la salute e per l’ambiente, poter decidere se coltivarli o meno sui loro terreni, valutando di volta in volta cosa coltivare o meno.
E quelle sfavorevoli. Contrarie Cia e Coldiretti, quest’ultima ha peraltro promosso, insieme a numerose altre associazioni nazionali e locali, presso i comuni e le province l’approvazione di una delibera che dichiari il territorio come “libero da OGM”. Tale atto, pur essendo di scarso valore applicativo sia da un punto di vista legale che da un punto di vista pratico (la delibera vieterebbe non solo l’uso di OGM da parte di agricoltori e allevatori, ma anche il solo transito di materiale OGM sul territorio e, in taluni casi, anche la vendita nei supermercati, nonostante non siano previsti strumenti di controllo) ha comunque un forte valore politico avendo raccolto le adesioni da più di 2300 comuni italiani.
Cosa succede in Europa e negli States. Per essere coltivate sul terreno dell’Unione, le varietà transgeniche devono prima essere valutate dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare e ricevere l’approvazione della Commissione europea. Spetta poi ad ogni singolo Stato decidere se e cosa coltivare, una volta stabilita la distanza minima dalle altre piantagioni non Ogm, necessaria per evitare le contaminazioni. La Ue, infatti, tutela la libertà di scelta, ovvero il diritto dei cittadini di poter scegliere cibo non transgenico. FRANCIA La legge consente le coltivazioni geneticamente modificate dal giugno del 2008. Prevede una distanza minima di 50 metri tra campi Ogm e non, e un risarcimento per eventuali contaminazioni. Oggi non sono presenti coltivazioni transgeniche. GERMANIA Favorevole, ma cauta. La legge prevede una distanza minima di 150 metri dalle piantagioni convenzionali di mais e 300 da quelle biologiche, oltre all’obbligo di informare le aziende adiacenti, e di far firmare loro consenso scritto se si trovano a distanze inferiori ai limiti di coesistenza. AUSTRIA La normativa è molto severa e mira a proteggere le coltivazioni tradizionali. È previsto un risarcimento per “gravi effetti avversi” derivanti dalle coltivazioni Ogm. SPAGNA Mais Ogm è coltivato dal 1998 senza alcuna regolamentazione sulla coesistenza. Tutta la produzione è destinata ai mangimi per animali. GRAN BRETAGNA Le piantagioni Ogm non sono considerate pericolose, ma si preferisce valutare caso per caso. Si coltivano dal 1993 a scopo di ricerca, ma i prodotti non sono mai stati commercializzati. USA Una volta che una coltura Ogm è approvata dai tre organi deputati, lo United States Department of Agriculture, l’Environmental Protection Agency e la Food and Drug Administration, può essere fatta crescere liberamente in qualsiasi Stato. Vanno rispettate distanze minime per evitare la contaminazione.
(fonti: Ministero Politiche agricole alimentari e forestali/Wikipedia/L’Espresso)
Filed under: Legislazione, OGM | Tagged: Accademia dei Lincei, Accademie Scientifiche italiane, agricoltori, agricoltura italiana, allevatori, ambientalisti, Ambiente, Austria politica ogm, Autorità europea per la sicurezza alimentare, biodiversità pianeta, Bruxelles, Cia, cibo non transgenico, classi di micotossine, Coldiretti, coltivazioni transgeniche, colture biologiche, Commissione Europea, Confagricoltura, distanza minima da piantagioni non Ogm, Environmental Protection Agency, Europa, Federazione Italiana Agricoltura Biologica, flusso genico, Food and Drug Administration, Francia politica ogm, fumonisine, Futuragra, Germania politica ogm, Gran Bretagna politica ogm, inchiesta ogm L'Espresso, John Dalli, Luca Zaia, mangimi, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, OGM, organismi geneticamente modificati, piante transgeniche, potenziale teratogeno, pratiche agricole, Presidente Barroso, salute, sicurezza alimentare, Società Scientifiche Italiane, soia, Spagna politica ogm, States, supermercati, tecnica del DNA ricombinante, territorio libero da OGM, Ue, Unione Europea, United States Department of Agriculture, Usa politica ogm, varietà transgeniche, Wikipedia dibattito ogm | 2 Comments »