Metti una sera a cena gustando ricette regionali e parlando di altopiano di Asiago e brigata Sassari, esuli istriani e dalmati, vitigni resistenti, portatori di vino e coppieri, benedettini e terme

da sx Angelo Colucci, Silvia Minighetti e Caterina Simula, rispettivamente chef, maitre e titolare, insieme alla famiglia, dell’Hotel Terme Imperial di Montegrotto Terme (PD)

(di Marina Meneguzzi, vice presidente Argav) Promuovere la conoscenza della cucina tipica regionale italiana, intesa come espressione di cultura ed elemento essenziale alla proposta turistica del nostro Paese: questa la ragion d’essere dell‘associazione Ristoranti Regionali Cucina Doc, nata in provincia di Bergamo nei primi anni Settanta del secolo scorso dall’aggregazione spontanea di alcuni ristoratori lombardi, divenuta tre anni or sono no profit e composta oggi da una ventina di soci in nove regioni d’Italia.

piscine termali dell’Hotel Terme Imperial di Montegrotto Terme (PD)

Siamo una famiglia, ama dire Marinella Argentieri, che presiede con dedizione l’associazione. E come tutte le famiglie che si rispettino, anche i ristoratori regionali amano sentirsi a casa nei loro incontri, ospitati a turno dai soci. Complice l’arrivo della Primavera, che invita a sciogliere le rigidità invernali nelle salutari acque termali, la terza assemblea annuale si è tenuta nelle terre del socio veneto, l’hotel quattro stelle della famiglia Simula, il Terme Imperial a Montegrotto Terme (PD), che si trova nel bacino termale più grande d’Europa, le Terme Euganee.

Uno scambio di conoscenze, in un clima di amicizia e a sostegno della civiltà della tavola. Tra i ristoratori soci non troverete stellati, “perché fin dalla nostra costituzione l’obiettivo è quello di dare valore ai locali che portano in tavola piatti di qualità e della tradizione accessibili a tutti“, spiega Marinella. Che ha annunciato nel corso del convivio la nomina a socio onorario di Alberto Lupini, direttore del network Italia a Tavola, che collaborerà alla crescita dell’associazione. Una “Cucina Doc“, insomma, che si riconosce nella semplicità delle ricette regionali, vero patrimonio culturale italico. Ricette che sono state proposte anche nella serata di conclusione dell’assemblea, aperta anche agli ospiti dell’hotel, ad alcuni produttori vinicoli e alla stampa.

antipasto rustico marchigiano (ristorante Al Soldato di Ventura di Gradara (PS)

Dalle Marche alla Lombardia...Appetitoso l’antipasto rustico marchigiano servito dalla famiglia Bertolino, titolare del ristorante Al Soldato di Ventura di Gradara (PS), che in prossimità della Pasqua ha proposto una tipicità legata alla festività religiosa: crescia di Pasqua, puntarelle con le alici, uovo sodo, salame di Ginestreto e caciotta di Urbino. La merenda pasquale marchigiana è stata accompagnata da un Metodo Classico da uve Verdicchio (Perlugo Dosaggio Zero) coltivate secondo i principi della biodinamica nell’azienda agricola Pievalta della storica cantina della Franciacorta Barone Pizzini e che si trova nel cuore dei Castelli di Jesi, in provincia di Ancona.

gnocchi di patate ripieni di formaggio delle Orobie (ristorante Posta al Castello di Gromo (BG)

A prepare i gustosi gnocchi di patate ripieni di formaggio delle Orobie, la montagna bergamasca, è stato uno dei ristoranti fondatori dell’associazione, quello della famiglia Tonoli, il Posta al Castello che si trova a Gromo (BG), nella parte alta della valle Seriana. Al piatto, in cui erano presenti i funghi porcini, protagonisti di molte specialità del locale, è stato abbinato il fresco e sapido Arneis 2017 Langhe Doc dell’azienda agricola Bera di Neviglie (CN), presentato nella serata dal produttore, Valter Bera.

risotto ricco alla Padovana (ristorante hotel Terme Imperial di Montegrotto (PD)

…passando dal Veneto sino alla Sardegna. Per l’altro primo piatto servito, il risotto ricco alla padovana, fatto con verdure e carni di animali da cortile e maiale, si giocava in casa. La storica ricetta, depositata con atto notarile dall’Accademia Italiana della Cucina, è stata preparata, infatti, da Angelo Colucci, chef dell’Imperial. Ad accompagnare la pietanza, un rosato sardo da uve Cannonau (Punta Rosa 2016) della Cantina Santa Maria La Palma di Alghero (SS), che già ci aveva accolto all’arrivo con le bollicine di Akenta, spumante extra dry il cui nome è l’acronimo del tradizionale augurio sardo a “kent’nannos”, ossia “a cento anni”. Sempre di Alghero, il Cannonau di Sardegna Riserva 2013 delle Tenute Sella&Mosca, storica cantina sarda oggi appartenente al gruppo Terra Moretti, ed il cui nome – Dimonios – è un omaggio ai Sassarini ed in particolare alla brigata Sassari, che nel 1916, durante la Grande Guerra, scongiurò la caduta in mani austriache dell’altopiano di Asiago (VI).

cinghiale alla Barbaricina (ristorante Da Bruno-Fertilia di Alghero (SS)

Il principe dei vitigni rossi sardi è stato servito con il cinghiale alla Barbaricina, preparato in umido con erbe della macchia mediterranea dalla chef Lina Ambrosanio del   ristorante Da Bruno dell’hotel Fertilia di Alghero. Una curiosità: il borgo di Fertilia, nelle cui vicinanze oggi si trova l’aeroporto di Alghero, nasce nel 1936 nell’ambito di un programma di bonifica della Nurra che ha visto protagonisti dapprima emigranti ferraresi e poi, nel dopoguerra, gli esuli istriani e dalmati. Quest’ultimi, hanno portato nel borgo i loro usi e costumi, a partire dal leone alato di San Marco, a cui è dedicata la frazione e dalle vie e piazze che richiamano luoghi o avvenimenti storici del Veneto e della Venezia Giulia.

torta soffice di lamponi, olio Evo del Garda e mele Granny Smith, crema di malga e gelato al ribes nero (ristorante La Piazzetta del Sartori’s Hotel di Lavis (TN)

Dulcis in fundo, il Trentino. Unica eccezione alla tradizione regionale delle ricette, ma sempre eseguito con prodotti tipici della regione, il dessert preparato dal giovane chef Francesco Nitti del ristorante La Piazzetta del Sartori’s Hotel di Lavis (TN), la torta soffice di lamponi, olio Evo del Garda e mele Granny Smith, con crema di malga e gelato al ribes nero servito con il passito Essenzia 2011 (da uve Chardonnay, Sauvignon, Riesling Renano, Gewurztraminer, Kerner raccolte tra fine novembre/inizio dicembre dopo l’azione della muffa nobile) di Pojer & Sandri di Faedo (TN).

Fiorentino Sandri

Vitigni resistenti. Alla serata era presente il produttore Fiorentino Sandri, particolarmente fiero della novità bio, Zero Infinito, un vino bianco frizzante col fondo prodotto in alta Val di Cembra con uve Solaris, varietà resistente ottenuta in Germania dall’Istituo di Friburgo (che ha incrociato la varietà Merzling con la varietà 6.493 Gm ) nel 1975, anno di fondazione dell’azienda agricola trentina. Un vino che Sandri definisce ancestrale, a zero impatto chimico sia in campagna che in cantina e che se al primo sorso può lasciare il giudizio in sospeso, al secondo convince per la succosa fragrante freschezza.

da sx Marinella Argentieri e Angelo Valentini, rispettivamente presidente e presidente onorario di Ristoranti Regionali Cucina Doc

Al convivio Doc era presente anche il perugino Angelo Valentini, presidente onorario dell’associazione. Classe 1928, personaggio di poliedrica cultura, storico della cucina, ha concluso la serata con un applaudito intervento. Valentini, infatti, combatte da tempo l’uso del nome “sommelier”, termine di origine francese derivante da soma, sinonimo di portatore di vino, che lui sostituirebbe con un più italico “bottigliere” o “coppiere”. Con buona pace dei nostri “cugini d’oltralpe”, Valentini ha inoltre ricordato agli astanti come il benedettino di Norcia Francesco Scacchi nel 1622 abbia lasciato testimonianza di come si producesse lo spumante 60 anni prima di un altro benedettino, Dom Pérignon.

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