“Sull’applicazione della direttiva europea sui nitrati deve aprirsi una nuova fase ed occorre un nuovo approccio integrato degli interventi che tenga conto delle specificità e di tutti gli sforzi già fatti dagli agricoltori in questi anni, sulla base dei piani d’azione regionali, che hanno permesso di ottenere rilevanti miglioramenti della qualità delle acque superficiali e profonde”. Lo ha detto Antonio Boselli, componente della giunta di Confagricoltura al tavolo di confronto convocato nei giorni scorsi dai ministri delle Politiche agricole e dell’Ambiente con le Regioni e le Organizzazioni agricole sul problema nitrati.
Entro giugno, due decreti. “Gli adempimenti vanno semplificati – ha proseguito il dirigente di Confagricoltura – al fine di consentire una gestione dei nitrati di origine agricola, in modo responsabile e con minori vincoli burocratici per le aziende. Ed è compito dei piani di sviluppo rurale delle Regioni prevedere linee di finanziamento per supportare gli investimenti necessari per proseguire nel percorso già iniziato dalle imprese agricole nel ridurre gli impatti ambientali”. Nel corso della riunione è stato annunciata la volontà di emanare entro giugno due decreti: il primo che modifica ed integra il DM 7 aprile 2006 relativo all’utilizzazione agronomica degli effluenti; il secondo sulla caratterizzazione del digestato equiparabile ai concimi chimici.
Le richieste. A tale proposito Confagricoltura ha chiesto che i due testi normativi risolvano le seguenti problematiche: semplificazione delle procedure relative alla comunicazione ed ai documenti di trasporto; valori di escrezione azotata e di produzione di reflui tarati sulle specifiche e reali condizioni aziendali, utilizzo agronomico del digestato; maggiore flessibilità nei divieti di spandimento dei reflui zootecnici nei mesi autunnali ed invernali; garantire il fabbisogno in elementi nutritivi delle diverse colture; esclusione dal limite dei 170 kg/ha di azoto nelle aree vulnerabili per il digestato equiparabile ai concimi chimici. “È fondamentale – ha sollecitato Boselli – non ostacolare lo sviluppo della zootecnica italiana e non limitarne la competitività nel contesto internazionale; non possiamo permetterci pesanti ripercussioni negative riguardo alla produzione agricola, all’occupazione ed alla tutela del territorio”. “Non va dimenticato – ha concluso il rappresentante di Confagricoltura – che gli effluenti zootecnici ed il digestato sono fertilizzanti estremamente utili per l’agricoltura in quanto contribuiscono a mantenere livelli ottimali di sostanza organica del suolo e a diminuire l’utilizzo di concimi chimici”.
Operazione verità sui nitrati. “Risulta ormai chiarito anche dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) come il coinvolgimento della fonte zootecnica nelle problematiche ambientali sia del tutto trascurabile o minimo mentre assume un diverso teso il contributo di altre sorgenti in particolari minerali”, – sottolinea la Coldiretti -. “Se in Europa i dati ufficiali forniti dalla Commissione confermano come tra i paesi in cui le concentrazioni massime registrate di nitrati nelle acque attribuiscono alla Germania il ruolo di Paese maggior inquinatore a causa di un modello zootecnico intensivo, nel nostro Paese – continua la Coldiretti – occorre ricercare fuori dall’agricoltura le cause del deterioramento della qualità delle acque, così come già l’accordo del 2011 della Conferenza Stato Regioni aveva intuito avviando la realizzazione di nuovi studi sulla natura e l’origine del superamento dei valori soglia. Occorre, dunque, apprezzare – precisa la Coldiretti – il lavoro dei nostri Ministeri che, grazie anche alla fattiva collaborazione delle Regioni Lombardia ed Emilia Romagna, hanno rappresentato l’ineludibile necessità di avviare già a partire dal Consiglio europeo dei Ministri dell’ambiente previsto a Creta nel prossimo luglio la revisione del perimetro delle aree vulnerabili.
Fonte: Confagricoltura Veneto/Coldiretti Veneto
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