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Tavolo nitrati: necessario nuovo approccio

nitrati“Sull’applicazione della direttiva europea sui nitrati deve aprirsi una nuova fase ed occorre un nuovo approccio integrato degli interventi che tenga conto delle specificità e di tutti gli sforzi già fatti dagli agricoltori in questi anni, sulla base dei piani d’azione regionali, che hanno permesso di ottenere rilevanti miglioramenti della qualità delle acque superficiali e profonde”. Lo ha detto Antonio Boselli, componente della giunta di Confagricoltura al tavolo di confronto convocato nei giorni scorsi dai ministri delle Politiche agricole e dell’Ambiente con le Regioni e le Organizzazioni agricole sul problema nitrati.

Entro giugno, due decreti. “Gli adempimenti vanno semplificati – ha proseguito il dirigente di Confagricoltura – al fine di consentire una gestione dei nitrati di origine agricola, in modo responsabile e con minori vincoli burocratici per le aziende. Ed è compito dei piani di sviluppo rurale delle Regioni prevedere linee di finanziamento per supportare gli investimenti necessari per proseguire nel percorso già iniziato dalle imprese agricole nel ridurre gli impatti ambientali”. Nel corso della riunione è stato annunciata la volontà di emanare entro giugno due decreti: il primo che modifica ed integra il DM 7 aprile 2006 relativo all’utilizzazione agronomica degli effluenti; il secondo sulla caratterizzazione del digestato equiparabile ai concimi chimici.

Le richieste. A tale proposito Confagricoltura ha chiesto che i due testi normativi risolvano le seguenti problematiche: semplificazione delle procedure relative alla comunicazione ed ai documenti di trasporto; valori di escrezione azotata e di produzione di reflui tarati sulle specifiche e reali condizioni aziendali, utilizzo agronomico del digestato; maggiore flessibilità nei divieti di spandimento dei reflui zootecnici nei mesi autunnali ed invernali; garantire il fabbisogno in elementi nutritivi delle diverse colture; esclusione dal limite dei 170 kg/ha di azoto nelle aree vulnerabili per il digestato equiparabile ai concimi chimici. “È fondamentale – ha sollecitato Boselli – non ostacolare lo sviluppo della zootecnica italiana e non limitarne la competitività nel contesto internazionale; non possiamo permetterci pesanti ripercussioni negative riguardo alla produzione agricola, all’occupazione ed alla tutela del territorio”. “Non va dimenticato – ha concluso il rappresentante di Confagricoltura – che gli effluenti zootecnici ed il digestato sono fertilizzanti estremamente utili per l’agricoltura in quanto contribuiscono a mantenere livelli ottimali di sostanza organica del suolo e a diminuire l’utilizzo di concimi chimici”.

Operazione verità sui nitrati. “Risulta ormai chiarito anche dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) come il coinvolgimento della fonte zootecnica nelle problematiche ambientali sia del tutto trascurabile o minimo mentre assume un diverso teso il contributo di altre sorgenti in particolari minerali”, – sottolinea la Coldiretti -. “Se in Europa i dati ufficiali forniti dalla Commissione confermano come tra i paesi in cui le concentrazioni massime registrate di nitrati nelle acque attribuiscono alla Germania il ruolo di Paese maggior inquinatore a causa di un modello zootecnico intensivo, nel nostro Paese – continua la Coldiretti – occorre ricercare fuori dall’agricoltura le cause del deterioramento della qualità delle acque, così come già l’accordo del 2011 della Conferenza Stato Regioni aveva intuito avviando la realizzazione di nuovi studi sulla natura e l’origine del superamento dei valori soglia. Occorre, dunque, apprezzare – precisa la Coldiretti – il lavoro dei nostri Ministeri che, grazie anche alla fattiva collaborazione delle Regioni Lombardia ed Emilia Romagna, hanno rappresentato l’ineludibile necessità di avviare già a partire dal Consiglio europeo dei Ministri dell’ambiente previsto a Creta nel prossimo luglio la revisione del perimetro delle aree vulnerabili.

Fonte: Confagricoltura Veneto/Coldiretti Veneto

Direttiva Nitrati, Bruxelles boccia l’Italia

nitratill Commissario UE all’Ambiente, Janez Potocnik, ha sollecitato i Ministri italiani dell’Ambiente e delle Politiche agricole di adottare immediate misure correttive in merito allo stop della direttiva nitrati. “La Commissione – scrive il Commissario in una lettera dello scorso 16 gennaio – ha appreso da mezzi di stampa piuttosto che dai normali canali ufficiali che l’Italia ha approvato una normativa sulla Direttiva Nitrati che porterà danni ambientali importanti attraverso un aumento dell’inquinamento delle falde”.

Rischio per gli agricoltori di non essere in linea con gli adempimenti della PAC. Questa “evoluzione molto sorprendente” della normativa mette l’Italia in un posizione “chiaramente inadempiente” rispetto agli obblighi stabiliti in materia di ambiente e agricoltura. Secondo il Commissario europeo, il provvedimento approvato dall’Italia mina anni di lavoro sulle misure agricole in materia di tutela delle acque, con conseguenti futuri enormi costi per la società e per gli agricoltori che non saranno più in linea con gli adempimenti della PAC.

(Fonte: Europe Direct Veneto Ufficio Stampa di Veneto Agricoltura)

Allarme zootecnia veneta, a rischio chiusura

Il comparto zootecnico sta attraversando una delle peggiori crisi mai vissute a causa dell’’elevato costo dei vitelli da ristallo e dell’’aumento di tutti i costi di produzione. Questo, unito all’’assenza di una chiara politica per il settore, porterà nel breve tempo al drastico ridimensionamento dell’’intero comparto, con grave perdita anche per i consumatori, che non troveranno più le carni di qualità, frutto della professionalità dei nostri allevatori e degli elevati standard di produzione: è questo l’’allarme lanciato dal settore zootecnico di Confcooperative Fedagri Veneto, rappresentato dal presidente Fabio Scomparin.

Le cause. “Sono numerose –- spiega Scomparin – – le cause alla base di questa crisi profonda: in primis gli appesantimenti burocratici e i rigidissimi requisiti imposti, che assorbono tempo e costi per attività che in molti casi sembrano superflue e contrarie ad ogni logica produttiva. Inoltre, il costo delle materie prime per l’’alimentazione bovina è cresciuto esponenzialmente: la congiuntura climatica negativa ha ridotto quantità e qualità della produzione di cereali nazionale e internazionale; a questo si unisce la crescente domanda di materie prime di qualità da parte dei Paesi emergenti, che hanno fortemente ridotto l’’esportazione di cereali per privilegiare il consumo interno. A questi elementi si aggiungono anche i pesanti vincoli della Direttiva Nitrati, la cui efficacia nei nostri territori non è ancora del tutto dimostrata”.

L’UE taglia, necessario il sostegno della Regione. Un’’informazione poco corretta ha portato le Commissioni Comunitarie a non comprendere pienamente le peculiarità del nostro territorio e della zootecnia associata per ridurre i costi di gestione: le politiche comunitarie di sostegno al settore si sono affievolite e la proposta di taglio dei titoli speciali nella prossima programmazione comporterà una diminuzione massiccia delle imprese che operano nel territorio regionale. “Chiediamo da parte della Regione Veneto una chiara e forte presa di posizione a sostegno del comparto zootecnico anche attraverso l’’istituzione di un gruppo di lavoro e di conoscere quale sarà il futuro della zootecnia bovina da carne sapendo che l’’Italia è deficitaria per il 45%” aggiunge Scomparin. “La crisi economica e la forza eccessiva della GDO rendono incapace la filiera di trasferire a valle i maggiori costi di produzione: per questo riteniamo opportuno sia rilanciata con forza una politica volta a sostenere l’’aggregazione dei produttori per sviluppare economie di scala ed adeguate politiche commerciali indispensabili per la sopravvivenza del comparto».

Problema nitrati, Manzato: serve posizione comune regioni padane. A riguardo della Direttiva Nitrati, l’assesore all’Agricoltura della regione Veneto fa sapere in una nota che: “Il sistema agricolo può farsi carico della sua parte di responsabilità, ma non può essere arbitrariamente caricata di quelle degli altri. I nitrati di origine zootecnica non sono certamente, e purtroppo, l’unico fattore di inquinamento delle falde acquifere”. Secondo Manzato, questa prospettiva deve diventare patrimonio comune di tutta l’agricoltura della pianura padana e trasformarsi il più rapidamente possibile in una revisione dei parametri che definiscono le cosiddette zone vulnerabili. “Ne parleremo ancora tra assessori delle Regioni interessate al problema – ha aggiuto Manzato – tenuto conto che la questione non sembra aver ancora trovato soluzione. Ma se questa posizione è già ampiamente condivisa dalle istituzioni, Governo compreso, sarebbe bene che si trasformasse subito in previsioni normative e che ci venisse data immediatamente la possibilità di procedere alla revisione. Questa sarebbe una riforma ben accolta, altro che le continue mazzate istituzionali di questi giorni”.

(Fonte: Confcooperative Fedagri Veneto/Regione Veneto)

Presentati i risultati di RiduCaReflui

Il dado è stato tratto e consegnato insieme a tutta la cassetta per gli attrezzi agli allevatori veneti. Le ricerche, gli studi, gli approfondimenti gestiti e monitorati in collaborazione con le Università di Padova, Verona, Udine e Bologna da RiduCaREflui, progetto di Regione e Veneto Agricoltura presentato nei giorni scorsi a Fieragricola a Verona, sono ora patrimonio della zootecnia regionale.

Conclusioni importanti, soluzioni diverse ed adattabili alle esigenze delle aziende, al loro consorziarsi, salutate da Walter De Gobbi, Dirigente della Regione Veneto, come un importante contributo agli imprenditori agricoli e divulgate in una pubblicazione dal titolo a dir poco evocativo: “Nitrati, da problema a risorsa”.”A conclusione dei tre anni di sperimentazioni – ha ricordato Paolo Pizzolato di Veneto Agricoltura – oggi sono disponibili una serie di procedure e di tecnologie che saranno utili agli allevatori per salvaguardare i processi produttivi, rimanendo nei limiti imposti dalla Normativa vigente. Le stesse indicazioni permetteranno all’Amministrazione pubblica di meglio valutare l’impatto delle attività zootecniche sull’ambiente e sul territorio e, quindi, orientarne le scelte in termini di gestione ambientale. Su questo tema come sulla tutela e l’uso razionale delle risorse idriche, la produzione di biogas, la gestione razionale della risorsa suolo, l’impegno di Veneto Agricoltura continua”.

La Regione Veneto, in applicazione della direttiva comunitaria ha individuato oltre il 60% del proprio territorio come Zona Vulnerabile ai Nitrati (ZVN) di origine agricola ed ha emanato il “Programma d’Azione” regionale contenente i criteri gestionali degli effluenti d’allevamento (EA) ed i vincoli di spandimento agronomico. RiduCaReflui è nato per questo: supportare il settore zootecnico nell’adempimento dei nuovi vincoli normativi in particolare per quanto riguarda il Bacino scolante della Laguna di Venezia.

L’analisi dei “percorsi modello” per il trattamento dei reflui zootecnici è stata finalizzata al loro riutilizzo e valorizzazione energetica con produzione di biogas a monte del trattamento a carico del contenuto in azoto e alla valorizzazione agronomica con la produzione di fertilizzanti organici da trattamenti conservativi dell’azoto. E la valutazione economica (aspetto nevralgico secondo Vasco Boatto dell’Università di Padova) delle principali scelte tecnologiche aziendale, nella gestione degli effluenti da allevamento, può essere stimata con un foglio di calcolo excel, appositamente predisposto e disponile sul sito web del progetto, con l’eventuale ausilio dei “Consulenti Facilitatori”, appositamente formati e che possono essere selezionati (rubrica fruibile on-line) su base provinciale e per ambito zootecnico.

Tra le conclusioni, nella movimentazione degli effluenti da allevamento, è stato svolto uno studio di fattibilità per individuare un sistema di tracciabilità della filiera. Si è testata l’installazione di sistemi di raccolta e registrazione di dati relativi ai quantitativi movimentati, ai percorsi seguiti e ai periodi di movimentazione all’interno delle singole aziende agro-zootecniche. In tal modo è stata studiata la possibilità di porre in essere a livello territoriale un sistema integrato di tracciabilità degli effluenti di allevamento (ed avere quindi un Sistema Informativo Territoriale) in grado di integrare e gestire le informazioni derivanti dalle molteplici aziende.

Per il trattamento degli effluenti si è considerato il passaggio attraverso una fase preliminare di digestione anaerobica (DA). Quest’ultima, infatti, può essere considerata, nell’ambito di un processo gestionale ed economico integrato, come uno dei processi più efficienti. I vantaggi di questo approccio consistono nella stabilizzazione biologica del materiale organico con contestuale produzione di digestato e biogas, una miscela di metano e biossido di carbonio, da utilizzare per la produzione di energia elettrica e termica. Si evidenzia quindi come l’inserimento nella filiera della DA permetta dal punto di vista economico-gestionale un’integrazione del reddito aziendale, utile ai fini di sostenere i successivi trattamenti di abbattimento/valorizzazione dell’azoto. Tra i trattamenti riduttivi dell’azoto sono state analizzate anche le tecniche di fitodepurazione, tra le quali un sistema di vasche vegetate presente in un’azienda di suini nel padovano, utilizzato per il finissaggio a valle di un sistema di pretrattamento e di due casi studio in aree filtro forestali  per lo smaltimento controllato del digestato.

(Fonte: Veneto Agricoltura)

Nitrati: associazioni agricole perplesse su procedure amministrative regionali. L’assessore Manzato risponde: “accordi rispettati”.

L’Assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato dribbla l’accordo preso in conferenza Stato Regioni a giugno scorso sulla Direttiva Nitrati e invita direttamente gli allevatori a chiedere la deroga. La lettera a sua firma mandata agli imprenditori agricoli zootecnici che disconosce un impegno assunto pubblicamente, ha fatto scattare le reazioni delle Organizzazioni agricole venete (Cia, Coldiretti), che chiedono a Manzato quale sia la sua posizione rispetto a quanto dichiara e quel che fa.

L’intesa “salva stalle” raggiunta proprio grazie al suo impegno che metteva il Veneto in prima fila, prevede l’aggiornamento delle zone vulnerabili attraverso la definizione dei carichi inquinanti attribuibili ai diversi settori civili e produttivi. In sostanza si tratta dell’unica soluzione che scagiona l’agricoltura dall’ingiustificata responsabilità di essere l’unico settore imputato di inquinamento di azoto nelle acque. Il protocollo riduceva, inoltre, il carico amministrativo e sviluppava misure per la valorizzazione della sostanza organica.

Le associazioni sono perplesse di fronte ad un’offerta cosi complicata, come quella della deroga, che va nella direzione opposta a quello che chiedono gli agricoltori: limiti sostenibili, regole trasparenti e semplici nonchè burocrazia ridotta all’osso.“Esiste – sostengono i rappresentanti di categoria – un tavolo istituzionale appositamente creato per concertare la politica agricola regionale. E’ in quella sede che si discute e si prendono le decisioni ma, a quanto pare,  l’assessore Manzato, tra una convocazione e l’altra applica un suo metodo spesso contrastante con quanto stabilito e che per ricaduta viene intrapreso dalle strutture tecniche. Quali altre sorprese avrà in serbo  per la competitività delle imprese e del sistema agroalimentare?” Sul tema “nitrati” – specificano Cia e Coldiretti  –  tra studi, indagini e affidamenti a consulenti di enti strumentali, l’assessorato ha impegnato fino ad ora notevoli risorse finanziarie di cui le organizzazioni ignorano, a questo punto, obiettivi e strategia.

La risposta dell’assessore Manzato. “La mia lettera è stata semplicemente troppo tempestiva rispetto ai tempi burocratici e tecnici necessari per rendere disponibili le ‘istruzioni’ per la richiesta di deroga. Sono dispiaciuto dei contrattempi e confermo agli imprenditori agricoli e alle loro rappresentanze la mia disponibilità a facilitare ogni eventuale incombenza: non c’ è stata alcuna volontà di calare dall’alto nulla di più o di diverso rispetto agli accordi raggiunti nel maggio scorso su questa complessa, ma essenziale, materia”. Lo ha chiarito l’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato, alla luce delle osservazioni formulate oggi da Coldiretti e Cia in relazione alla lettera con la quale lo stesso Manzato invita gli allevatori a chiedere una deroga per la distribuzione nel territorio di azoto di origine zootecnica.

Entro il 15 febbraio i termini per la presentazione delle richieste di aumento di distribuzione azoto.  “In sostanza – continua Manzato – anche per il 2012 le zone vulnerabili ai nitrati, soggette al limite dei 170 Kg di azoto zootecnico per ettaro, sono quelle che noi tutti conosciamo e su di esse è entrato in vigore dall’1 gennaio il Secondo Programma d’Azione Regionale. Negli ambiti così individuati, con la decisione della Commissione n. 721 del novembre 2011, alcuni allevatori di bovini e suini hanno la possibilità di distribuire una maggior quantità di azoto di origine zootecnica: fino ai 250 kg per ettaro. La decisione comunitaria è obbligatoria ma ha termini strettissimi, il 15 febbraio, per la presentazione delle richieste fissate dalla Unione europea. Da qui l’esigenza di pubblicizzare la questione a tutti gli interessati, informandoli dell’avvenuta approvazione della deroga, dei suoi criteri applicativi e delle relative scadenze. Parallelamente stiamo lavorando ai provvedimenti amministrativi ed organizzativi necessari alla concreta attivazione della decisione comunitaria”.

(Fonte: Coldiretti Veneto/Cia Veneto/Regione Veneto)

 

Coldiretti Rovigo: «L’Europa redistribuisca le responsabilità fra insediamenti urbani e produttivi, l’inquinamento non arriva dall’agricoltura»

Mauro Giuriolo, presidente Coldiretti Rovigo

«L’Europa si sta accorgendo che non sono gli agricoltori i maggiori produttori di inquinamento da nitrati: è il primo passo per redistribuire il peso dei vincoli normativi in misura proporzionale tra le diverse fonti di inquinamento, a partire dalla depurazione civile e dagli inquinamenti industriali che, secondo i più recenti studi, sono i principali responsabili dell’impatto ambientale dell’azoto».

Così il presidente di Coldiretti Rovigo Mauro Giuriolo, commenta la deroga alla normativa sui nitrati, concessa all’Italia dal Comitato nitrati della Commissione europea, che consentirà di superare il limite attuale dei 170 chili di azoto di origine organica per ettaro, fino ad un massimo di 250 chili. Il problema che la cosiddetta “direttiva nitrati” ha creato in Polesine, è quello di limitare gli spandimenti di concime organico (letame), che contengono naturalmente i nitrati, a valori del tutto insufficienti per le coltivazioni e di costringere le aziende agricole a servirsi di grandi superfici di terreno, a costo di doverle affittare o acquistare. Il tutto sul presupposto che la causa maggiore dell’inquinamento da nitrati e, dunque, da azoto, nei terreni e nelle acque, fossero le aziende zootecniche. Un assunto che si sta rivelando infondato in base agli ultimi studi di Veneto agricoltura e dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).

«In Polesine gli allevamenti di bovini e suini sono pochissimi – spiega il presidente Mauro Giuriolo – però la nostra provincia era stata ugualmente classificata “zona vulnerabile”, con un eccessivo carico di azoto nelle falde freatiche, senza indagare quali fossero le reali fonti di inquinamento da nitrati: in primis, gli scarichi urbani, spesso senza depuratore funzionante, e gli inquinamenti industriali, anche non polesani. La deroga europea – continua Giuriolo – pur non essendo la soluzione defintiva, apre finalmente la strada ad una riscrittura della normativa sui nitrati, con l’aggiornamento delle cosiddette “zone vulnerabili”, l’accertamento delle effettive responsabilità e la ridefinizione dei carichi inquinanti attribuibili ai diversi settori civili e produttivi, sino ad oggi caricati a torto completamente sulle spalle degli allevatori. Andiamo a vedere da dove arriva veramente l’impatto dell’azoto sui terreni e scopriremo che la situazione è molto diversa da quella immaginata della “direttiva nitrati”».

«La deroga portata a casa dall’Italia – conclude Giuriolo – è anche il frutto di un impegno assunto da Coldiretti, a tutti i livelli, regionale e nazionale, per dimostrare e convincere gli interlocutori politici che l’attuale “direttiva nitrati” penalizzava ingiustamente soltanto le aziende agricole, in particolare gli allevamenti, già provati da una crisi strutturale».

(fonte Coldiretti Rovigo)

Nitrati, asse padano sulla direttiva comunitaria

L’asse agricolo padano fa rete e impone al Governo di attivarsi per rivedere l’applicazione della direttiva nitrati a livello europeo.
La lunga trattativa diplomatica condotta dall’assessore regionale del Veneto Franco Manzato, anticipata dall’intervento del Governatore Luca Zaia e sostenuta dal Presidente del Consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, ha prodotto un accordo di programma sostenuto da tutte le regioni e guidato da quelle del nord: Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia e Veneto tutte concordi nella richiesta di una revisione delle zone vulnerabili tramite l’avvio di studi comparati tra i vari settori economici e civili.Prima della deroga, necessaria un’indagine specifica. “Un vero lavoro di squadra che ha cucito un’intesa tra assessori per difendere gli allevamenti dall’ingiusta accusa di essere gli unici responsabili dell’inquinamento delle acque da azoto – commenta Giorgio Piazza di Coldiretti – ma anche un atto dovuto che piegherà la politica europea”. Il documento redatto dai cinque  (condiviso infatti poi anche dall’Emilia Romagna) è stato approvato ieri, giovedì 5 maggio 2011, in sede di conferenza Stato-Regioni. Si tratta di una posizione chiara e comune per tutte le diverse realtà regionali che subordinano la deroga alla realizzazione di un’indagine finalizzata all’aggiornamento della delimitazione territoriale sottoposta a vincolo e a una revisione più complessiva del tema.L’Italia dovrà condurre ora la partita a Bruxelles. “Abbiamo aggiunto un’altra pagina alla storia di questo regolamento comunitario – spiega Piazza – che dal 1994 fa discutere le istituzioni, le forze sociali e un intero settore che nonostante i limiti imposti ha saputo reagire installando impianti a biogas, stipulando accordi tra imprese per la distribuzione di fertilizzante organico ad hoc su superfici che non utilizzano tale sostanza quale elemento fondamentale per prevenire la perdita di fertilità”. “I rilevamenti curati da Coldiretti confermano una gestione attenta da parte degli allevatori – riferisce Piazza – ma ancora molte sono le criticità da affrontare, come ad esempio, definire quanto maggiormente incida la presenza di depuratori civili o di reflui da insediamenti industriali”. “L’Italia, attraverso il Ministro dell’Ambiente, dovrà condurre ora la partita a Bruxelles con decisione, al fine di ripartire equamente le responsabilità – conclude Piazza – restituendo alle imprese agricole il giusto riconoscimento del loro impegno per la tutela del territorio e la garanzia della sicurezza alimentare”.

(fonte Coldiretti Veneto)

Zootecnia inquinata in Lazio: solidarietà del Consorzio Italia Zootecnica all’allevatore che ha denunciato l’inquinamento ambientale

Valle dei Veleni, così è chiamata dal 2005 la Valle del Sacco, quella zona del Lazio dove più di cinquanta aziende in nove paesi, tra Roma e Frosinone, sono state costrette a vedere distrutti anni di sacrifici. Colleferro; Gavignano; Segni; Paliano; Anagni; Sgurgola; Morolo; Supino, Ferentino: in questi paesi nel 2005 è stata dichiarata l’emergenza. Una sostanza tossica per l’uomo, vietata in Italia dal 2001, era stata ritrovata in quantità superiori ai limiti nel latte dei bovini, nel fieno e nel mais.

Da allora l’area di Colleferro continua ad essere utilizzata per lo stoccaggio e l’interramento di rifiuti tossici, senza che nessuna istituzione intervenga per far cessare questa situazione vergognosa. Ieri la “Valle degli Orrori” è tornata sugli schemi televisivi a far parlare di sé a seguito di una denuncia in televisione da parte di un allevatore che sta perdendo tutte le sue greggi per avvelenamento.

Istituzioni lontane. Noi agricoltori – ha detto Fabiano Barbisan, Presidente del Consorzio L’Italia Zootecnica – siamo sottoposti a rigidissimi sistemi di controllo e dobbiamo rispettare le regole ferree della Direttiva Nitrati, per prevenire la benché minima forma di inquinamento. Sembra però – continua Barbisan – che gli Enti pubblici e, nella fattispecie, la Regione Lazio, possano “soprassedere” alla cura del territorio ed al controllo degli scarichi abusivi di sostanze tossiche. Ma non erano stati investiti milioni di euro dalla Regione Lazio per bonificare la zona e rilanciare l’agricoltura e la zootecnia della Valle? Nulla, ancora una volta il Settore Primario è stato coinvolto in una vicenda scandalosa: bestiame, latte, foraggi, terreni…avvelenati dalle discariche abusive nascoste nella Valle.

Appello ai Ministri Fazio e Prestigiacomo. L’impegno degli agricoltori andrebbe premiato, perché nonostante le enormi difficoltà del settore vanno avanti e continuano a garantire produzione. Il Consorzio L’Italia Zootecnica esprime tutta la sua solidarietà all’allevatore laziale che ha avuto il coraggio per primo di denunciare quanto successo alla sua azienda e di preservare in questo modo la salute dei consumatori interrompendo la commercializzazione dei prodotti. Facciamo un appello ai Ministro della Salute, Fazio e dell’Ambiente Prestigiacomo, affinché intervengano con fermezza per sanare il malcostume di chi, istituzione, avrebbe dovuto occuparsi delle oltre 50 aziende vittime di una politica che certo non le aiuta.

(fonte Consorzio L’Italia Zootecnica)

Direttiva Nitrati: deroghe e non deroghe

Dopo un anno di negoziato la risposta della UE alla richiesta italiana di innalzare il limite dei 170 chili di azoto spandibili per ettaro l’anno nelle zone vulnerabili, sembrerebbe slittare a metà 2011. Sullo sfondo lo scadere a fine anno dei Piani d’Azione quadriennali delle regioni del bacino padano veneto (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia) che stabiliscono in modo dettagliato come applicare la “direttiva nitrati” per rientrare nei parametri di spandimento consentito. Piani da revisionare in conformità alla normativa nazionale e che saranno sottoposti alla VAS (Valutazione Ambientale Strategica).

Con questo scenario, il progetto RiduCaReflui“, di Regione e Veneto Agricoltura diventa ancora più importante perché analizza “percorsi modello” per il trattamento dei reflui zootecnici in grado di consentirne il loro riutilizzo trasformandoli, così, in una risorsa energetica (produzione di biogas a monte del trattamento) e agronomica (produzione di fertilizzanti organici da trattamenti conservativi dell’azoto), . “Non è più nostra intenzione percorrere la strada dei rinvii – ha recentemente ricordato l’Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Franco Manzato – rispetto ad una normativa europea che non risponde alle esigenze degli agricoltori”. E proprio per questo i percorsi analizzati con “RiduCaReflui” forniranno alle aziende venete diverse soluzioni logistiche, tecnologiche e contrattuali per operare entro i limiti della “direttiva nitrati”.

Un esempio. All’Azienda Agricola Casar Sant’Anna a Valeggio sul Mincio (VR), dove si allevano suini all’ingrasso destinati ai circuiti DOP del prosciutto di Parma e di San Daniele, la potenzialità produttiva della struttura è pari a circa 12.000 capi; attualmente vengono allevati tra i 4.200 e i 6.500 suini, di peso compreso tra i 25 kg/capo sino a 160÷170 kg/capo. La rimozione delle deiezioni avviene mediante lavaggio delle corsie con la frazione liquida del digestato in pressione. Qui il liquame alimenta un impianto di digestione anaerobica, in cui viene eventualmente co-digerito siero e insilato di mais. La co-digestione garantisce la produzione di biogas necessaria per alimentare il cogeneratore installato (120÷135 kWe sino a 170 kWe), qualora il numero di suini e la relativa quantità di liquame prodotta non sia sufficiente. L’impianto di produzione di biogas risale al 1985 (impianto “semplificato”, funzionamento in regime di psicrofilia); nel 2006 è stata aggiunta una specifica parte operante in regime mesofilo. I terreni in proprietà sono pari a circa 20 ettari coltivati a mais e orzo. A questi vanno aggiunti 180 ettari in asservimento necessari per l’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e/o digestati prodotti.

Giorgio Piazza di Coldiretti Veneto:” Il problema non è solo agricolo“. I dati comunicati dall’Assessore Franco Manzato in merito alla produzione di nitrati in agricoltura  evidenziano la trasparenza del comparto zootecnico mentre altrettanto non si può dire per altri settori”. Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti Veneto associazione che ha provveduto al 45% delle comunicazioni presentate dagli allevatori, punta il dito verso l’abitudine di considerare la zootecnia l’unica responsabile dell’inquinamento di azoto delle falde acquifere. “Gli allevatori sono in grado di fornire quantitativi esatti di produzione di reflui e la loro destinazione: procedure burocratiche e verifiche delle autorità garantiscono la completa rintracciabilità per letame e liquami – spiega Piazza –  stessa prassi non è possibile, ad esempio, in caso di presenza di depuratori comunali che per la sanificazione dell’acqua producono azoto e altri agenti che vengono riversati direttamente nei corsi d’acqua”. Nessun tentativo, da parte di Piazza,  di scaricare le colpe da un sistema all’altro, ma solo cercare di dare almeno una visione più obiettiva del problema legato alla Direttiva Nitrati, regolamento comunitario che disciplina la fertilizzazione organica dei terreni.

Su tutto deve prevalere la tutela dell’agricoltura italiana. “In questi anni le  nostre aziende sono ricorse a vari opportunità manifestando una capacità reattiva non indifferente – insiste Piazza -. Nonostante i casi di insurrezione popolare molti sono gli  impianti a biogas realizzati in zone vulnerabili mentre sempre più sono gli accordi registrati tra imprese agricole per la distribuzione ad hoc, quella su  superfici  che non utilizzano sostanza organica quale elemento fondamentale per prevenire la perdita di fertilità. “Fa ben sperare la cordata politica degli assessori all’agricoltura delle regioni più zootecniche d’Italia – conclude Piazza – che pur proponendo soluzioni alternative confermano una linea comune, quella della tutela dell’agricoltura italiana”.

Produttori Carne Bovina del Veneto: dopo l’alluvione, necessario provvedimento per spargimento reflui nel periodo invernale

L’alluvione che ha invaso molti paesi del Veneto ha causato pesanti danni e disagi anche al settore zootecnico.  “Da una rapida indagine tra i nostri associati – spiega il Presidente di Azove, Pier Luigi Lovo – possiamo dire che fortunamtamente non ci sono bovini morti annegati, ma le nostre attività sono state duramente colpite: campi e strade sott’acqua, case e strutture per il ricovero degli animali seriamente danneggiate, danni alle colture, difficoltà logistiche e di trasporto, difficoltà nel garantire l’alimentazione agli animali,  impossibilità di effettuare lo spandimento degli effluenti zootecnici sui terreni, proprio in questo periodo che è l’ultimo periodo utile prima del blocco stagionale imposto dalla normativa. A tal proposito sarebbe opportuno un  provvedimento della Regione che, come conseguenza dello stato di calamità, consentisse lo spargimento dei reflui anche nel periodo invernale, in deroga al divieto imposto dalla direttiva nitrati.”

(fonte Azove)