Con la Direttiva Nitrati 676/91/CE, l’Unione Europea ha regolamentato la prevenzione e la riduzione dall’inquinamento delle acque superficiali e profonde derivanti dall’attività zootecnica. Questa Direttiva è stata recepita a livello nazionale con alcuni Decreti Legislativi nel 1999 e nel 2006. A loro volta le singole regioni hanno emanato i provvedimenti necessari per applicare pienamente le norme comunitarie e nazionali sul territorio regionale. Queste leggi si pongono l’obiettivo di tutelare le risorse ambientali dall’inquinamento causato dai nitrati di origine agricola, al fine di garantire una produzione sicura e sostenibile.
Per l’Italia, possibilità di deroga al carico di azoto da 170 a 250 Kg/ha. Ogni regione ha individuato zone vulnerabili e non vulnerabili sul suo territorio e ha stabilito i piani operativi che ogni azienda deve presentare per dimostrare la corretta utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e dei fertilizzanti azotati. La Direttiva nitrati prevede pure che gli Stati membri possano chiedere deroghe. In passato Bruxelles ha concesso la deroga a Danimarca, Olanda, Germania, Austria, Irlanda e Fiandre. Anche l’Italia, sulla base di dati scientifici, ha chiesto di poter sostenere un carico di azoto superiore al limite fissato dei 170 chili di azoto per ettaro nelle aree vulnerabili ai nitrati della Pianura Padana (complessivamente pari a circa 1 milione e 800mila ettari). L’obiettivo è quello di arrivare ai 250 chili di azoto per ettaro.
Il progetto della Regione Veneto. Questa azione vede la Regione Veneto capofila; Regione che ha anche lanciato con Veneto Agricoltura “RiduCaReflui”, un articolato progetto di riduzione del carico inquinante generato dai reflui zootecnici nell’area del Bacino Scolante della Laguna veneta, che sarà presentato giovedì 25 febbraio 2010 a Legnaro (Corte Benedettina, ore 9,30). E’ importante infatti approfondire e valutare soluzioni che permettano alle aziende di operare entro i limiti normativi, conferendo i cosiddetti “effluenti di allevamento” (in pratica le deiezioni animali) a centri aziendali o consortili di trattamento, a impianti di depurazione in via di dismissione, a impianti di digestione anaerobica con trattamento a valle del digestato mediante diverse tecnologie di abbattimento/valorizzazione dell’azoto.
Le soluzioni. Lo scopo del progetto è quello di analizzare “percorsi concreti” per il trattamento dei reflui zootecnici in grado di consentirne il loro riutilizzo trasformandoli, così, in una risorsa per l’ambiente tramite la valorizzazione energetica (produzione di biogas a monte del trattamento) e la valorizzazione agronomica (produzione di fertilizzanti organici da trattamenti conservativi dell’azoto). I percorsi analizzati forniranno alle aziende una varietà di soluzioni: logistiche, tecnologiche e contrattuali. Soluzioni che permetteranno loro di operare entro i limiti della Direttiva. Il convegno in programma, che tra gli altri vedrà la partecipazione di professori universitari (Borin, Pettenella, Chiumenti) e importanti tecnici (Mezzalira e Correale per Veneto Agricoltura, De Gobbi per la Regione), ha lo scopo di presentare agli attori del mondo agricolo e non il Progetto segnalando problematiche e soluzioni (fonte: Veneto Agricoltura).
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